il mezzo delle onde E-M

From: Ferdinando Chiodo <fchiodo_at_NOSPAMmacronet.it>
Date: 1998/06/22

Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it> wrote:

>> Il colore viene percepito e rielaborato dal cervello.
>Su questo non ci sono dubbi, pero' c'e' un passaggio fisico, nella
>retina (v. dopo).

I meccanismi fisiopatologici della visione sono stati compresi
soprattutto grazie al lavoro pionieristico di Hubel, Wiesel e Marr.
Questi neurofisiologi distinguevano kantianamente la facolta' della
percezione (passiva) da quella della comprensione (attiva). Il nostro
cervello avrebbe elaborato attivamente l'informazione ricevuta dalla
periferia trasformando le sensazioni primitive derivanti dall'impatto
dei fotoni sui recettori retinici (bastoncelli e coni, questi ultimi
per i colori). BTW, Hubel scrisse un articolo su un numero monografico
de Le Scienze dedicato al cervello (nov. 1979). Il modello di di Hubel
e Wiesel prevedeva, inoltre, che la retina si collegasse
esclusivamente con la corteccia visiva primaria (detta area V1).

Questo modello ha subito di recente alcune modifiche (S. Zeki,
L'elaborazione dell'immagine visiva, Le Scienze 291, Nov. 1992). Il
modello attualmente accettato prevede che gli attributi visibili del
mondo esterno (forma, colori, ecc.) siano elaborati separatamente. Ad
es., il movimento verrebbe elaborato nell'area corticale V5 (alcuni la
chiamano area MT), il colore nell'area V4, la forma nelle vicine aree
V3 e V3a. La corteccia visiva primaria (area V1) e' connessa alla
retina tramite il nucleo genicolato laterale (NGL) che si trova nel
mesencefalo. In particolare, le cellule degli strati parvocellulari
del NGL (ossia, i quattro strati superiori del NGL, composti da
cellule piccoline) avrebbero proprio il compito di registrare il
colore. L'integrazione dei segnali retinici potrebbe avvenire anche in
aree non corticali. Il rapporto numerico cellule retiniche / cellule
del NGL e' infatti 1000 / 1.

>> Con le immagini retinex si riescono a produrre delle immagini
>> in cui il nostro cervello vede dei colori che in realta' non
>> esistono nella composizione spettrale fisica.
>Ricordo solo vagamente l'argomento: c'era un articolo su Sc. Am. anni
>fa.

E.Land.Una nuova teoria della visione dei colori. Le Scienze marzo 78.

>Non vorrei che si esagerasse la funzione del cervello, a scapito di
>tutto il resto. Non nego affatto (l'ho gia' scritto in un altro post)
>che nella percezione dei colori esiste una componente a livello del
>sistema nervoso centrale; pero' esiste anche una componente oggettiva,
>di origine fondamentalmente fisica. Se non fosse cosi', sarebbe
>difficile spiegare come mai riusciamo a essere sostanzialmente d'accordo
>sui colori in tante situazioni della vita quotidiana.

A dire il vero gli oculisti affermano che dall'esame dei soggetti con
difetti per i colori non ci e' permesso dire se lo stesso oggetto
verde viene visto allo stesso modo dai diversi individui. Non sappiamo
neanche se i soggetti privi di coni dalla nascita vedano in bianco e
nero (come sembra) oppure riescano a elaborare una immagine colorata
con pseudocolori. La presenza di due soli tipi di coni sembra sia in
grado di dare immagini colorate con tutti i colori: la maggior parte
soggetti con tale deficit sono in grado di superare i test cromatici.

Un importante fenomeno, ancora non molto chiaro dal punto di vista
fisiologico, e' chiamato dagli psicologi *costanza dei colori*: i
colori tendono a mantenere l'aspetto che presentano alla luce del
giorno, anche quando l'intensita' e la composizione spettrale della
luce incidente mutano. Ad es., un foglio grigio viene percepito grigio
anche se l'illuminazione e' scarsa, mentre un foglio nero e' percepito
nero anche quando l'illuminazione e' molto intensa, sebbene, in
quest'ultimo caso, l'intensita' della luce riflessa dalla carta nera
possa essere maggiore di quella riflessa dalla carta grigia illuminata
debolmente. Le spiegazioni classiche di questo fenomeno sono basate
sull'adattamento e il contrasto fra la luminanza del foglio di carta e
quella dello sfondo, oppure ipotizzano delle correzioni effettuate
dalle aree visive corticali tenendo conto sia della tonalita' che
dell'intensita' della luce incidente. Esiste anche una spiegazione che
prevede l'esistenza di un 'effetto memoria' (il colore di un oggetto
familiare viene percepito come alla luce del giorno).

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Ferdinando Chiodo
mailto: fchiodo_at_macronet.it
           (remove "NOSPAM" from the address)
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Received on Mon Jun 22 1998 - 00:00:00 CEST

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