Re: Principio di equivalenza: enunciato incompleto?
On Dec 3, 10:27 am, doctor.subti..._at_libero.it wrote:
> Il giorno gioved 29 novembre 2012 15:56:59 UTC+1, cometa_luminosa ha scritto:
>
> >Quello che si deve dire e' che il numero totale di conteggi di un orologio e' >diverso da quello dell'altro orologio, dopo che uno dei due e' stato portato >ad un differente potenziale gravitazionale e poi si sono riuniti per il >confronto, e non perche' uno ha rallentato rispetto all'altro: dire cosi' >implicherebbe continuare a credere al paradigma di un tempo assoluto. Se tu >continui a credere che tra l'evento A e l'evento B passino *in assoluto* 10 >secondi (negando la relativita') poi confronti i due orologi, uno segna un >intervallo di tempo di 10 secondi e l'altro di 15, allora si, potresti dire >che il secondo ha accelerato. Ma cosi' non e', perche' non esiste il tempo >assoluto.
>
> Invero preferisco parlare non di secondi e dunque di tempo ma di
> vibrazioni e di frequenze.
Commetti un grosso errore, sono due cose intrinsecamente diverse. Ne
abbiamo discusso anche in un thread sulle frequenze di una pulsar
viste da riferimenti in moto.
> Ma, a parte cio', nel tuo argomento si ravvisa quello che in Logica
> classica si definisce "circulus vitiosus" (non virtuoso). Tu affermi:
>
> > ponendo il tempo assoluto e negandone la relativita', "allora si'
> > potresti dire che il secondo (orologio) ha accelerato", ma "cosi'
> > non e', perche' non esiste il tempo assoluto".
> Non dimostri che e' un errore parlare di rallentamento/accelerazione > dell'orologio (anzi affermi che cio' consegue dal presupposto del
> tempo assoluto): dici solo che questo non puo' essere perche' a tuo
> giudizio nega la relativita' del tempo (che peraltro secondo la vulgata
> richiede proprio il rallentamento/accelerazione degli orologi), quando
> invece la relativita' del tempo e' "quod demonstrandum erat". Dici: se
> tu credi nel tempo assoluto devi dire che l'orologio rallenta o
> accelera ma cosi' non e' perche' il tempo assoluto non esiste. La
> relativita' del tempo qui e' un presupposto, un postulato, proprio
> come il tempo assoluto.
E' come se tu facessi un ragionamento partendo dal presupposto che i
sassi vanno all'insu', quando li lasci cadere. Poi concludi dicendo:
"ma siccome cosi' non e', il ragionamento e' sbagliato".
Poi arrivo io e ti dico che non hai dimostrato un bel niente :-)
Tu pretendi forse di *provare* che il tempo accelera o rallenta con
questi ragionamenti da due soldi? Guarda che la Fisica *non e'*
"ragionamenti da bar". Per provare che il tempo assoluto non esiste ci
vogliono come minimo degli esperimenti (vedi Michelson-Morley) poi una
solida teoria (vedi Einstein) e successivi esperimenti che la
supportano.
Detto in altro modo: i postulati della RR non te li puoi scegliere a
seconda di come ti alzi la mattina, questa e' Fisica, non filosofia,
vi ci vuole entrare o no in codesta testolina?
Scusa lo sfogo ma mi fa incazzare il fatto che uno debba studiare, di
brutto, degli anni prima di poter capire certe cose, poi ti arriva un
"filosofo", bello, bello, che pretende di capire ogni cosa coi sofismi
da quattro soldi. I ragionamenti sono sempre bene accetti, ma non
siamo piu' ai tempi di Ipatia; per modificare un paradigma scientifico
ci vuole molto di piu', purtroppo; e dico purtroppo perche' anche a me
piacerebbe farlo con il solo ragionamento.
> Lo stesso dicasi per l'esempio che porti. Scrivi:
>
> > Uso una metafora: tu prendi l'auto e vai da A a B secondo un
> > certo percorso, a >velocita' rigorosamente costante;
> > un tuo amico con la sua auto va da A a B alla stessa velocita'
> > costante, ma seguendo un'altro percorso. Poi confrontate
> > i vostri contachilometri: il tuo mostra che hai fatto 100 km,
> > il suo che ne ha fatti 150. Domanda: ne deduci che lui e'
> > andato piu' veloce?
>
> In questo esempio (che tu definisci metafora) tu hai gia'
> preventivamente posto che la velocita' e' la stessa ed e' costante
> per entrambe le auto cosicche' ovviamente, poste queste
> premesse, nessuna delle due auto sara' andata piu' veloce dell'altra.
> Per questo ho detto che e' bene evitare gli exempla ("e' fallacissimo
> il giudicare per gli esempli"). E' meglio ragionare direttamente su A
> che non su B che esemplifica A ma non e' A.
Va bene, allora la metafora te la riduco all'osso: consideriamo
soltanto il contachilometri. Tu ed il tuo amico andate da A a B. Il
tuo contachilometri segna 100 chilometri, quello del tuo amico 150. Ne
deduci che necessariamente il contachilometri del tuo amico ha ruotato
piu' velocemente del tuo? No, perche' il tuo amico potrebbe
semplicemente aver fatto un percorso piu' lungo.
Cosi' con gli orologi e gli effetti relativistici: entrambi gli
orologi hanno in realta' funzionato nello stesso modo, solo che uno ha
percorso un "tragitto piu' lungo" nello spaziotempo, tutto qui. E
prima che tu lo contesti un'altra volta: il fatto che "ha percorso un
tragitto piu' lungo nello spaziotempo" non e' certo dimostrabile con
questi due ragionamenti che ho fatto qui; ti ho solo dimostrato che
non puoi provare la tua asserzione che gli orologi rallentano o
accelerano. Poi se studi piu' a fondo la Fisica, ti rendi conto che
gli orologi in moto relativo a velocita' costante, o anche in diversi
potenziali gravitazionali, non hanno proprio alcun motivo fisico per
accelerare o rallentare, proprio come non ne ha il tuo cuore, se non
fai una corsa o non prendi dei farmaci.
--
cometa_luminosa
Received on Sat Dec 08 2012 - 14:34:31 CET
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