Re: quesito su forza di Lorent e relatività <713d18ed-607d-481b-9e57-53f3683a681c@googlegroups.com> <52da931a$0$1368$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <9a275284-a9e9-40e3-b3f3-1cf93f933a72@googlegroups.com>

From: Tommaso Russo, Trieste <trusso_at_tin.it>
Date: Wed, 22 Jan 2014 19:45:11 +0100

Il 20/01/2014 cdalcin_at_libero.it ha scritto:

> a scuola

Se stai frequentando una scuola superiore, le domande che ti sei posto
sono piuttosto profonde. Ti auguro di proseguire con un corso di laurea
dove ti verranno dati, i primi due anni, gli strumenti matematici che
per ora solo intuisci.


> abbiamo studiato le eq di Maxwell in forma integrale.

Per caso il tuo libro e' la traduzione in italiano di un testo
statunitense? Sono loro ad avere questo pallino...

La dimostrazione che ti ho dato che, se in un riferimento un magnete e'
in moto di traslazione con velocita' v, e' misurabile un campo elettrico
E = v X B, la si puo' dare anche partendo dalle eq.ni in forma
integrale, ma richiede qualche modifica, che ti ha delineato Gianmarco.


>> Tommaso Russo, Trieste ha scritto:
>
>> Piuttosto, faresti bene a dire dove hai trovato quella domanda a
>> risposte multiple...

> La domanda me la sono inventata io.

Da come l'avevi posta sembrava l'avessi trovata in qualche questionario,
e allora lasciava interdetti, perche' per accettare/rifiutare le tre
risposte occorrevano livelli diversi di conoscenza e competenza.


> Mi era stato detto che dato che Fis = 0 allora in S' c'è un E' tale
> che qE' =-qvB. Io non capivo da dove saltasse fuori E' e quindi
> credevo che la Fris fosse zero per qualche altro motivo, io pensavo
> Fris=0 perchè la velocità da mettere nella forza di Lorentz fosse la
> velocità relativa tra q e magnete (che resta zero).

Questo modo di vedere e' molto intuitivo, ed ha precedenti illustri: e'
stato il ragionamento che ha fatto Weber per ricavare la sua Teoria
dell'Elettrodinamica ("relazionale", cioe' basata solo sulle distanze,
velocita' di variazioni di distanze e accelerazioni di variazioni di
distanze fra cariche elettriche, attribuendo i fenomeni magnetici al
modello microscopico di Ampere che ha citato Gianmarco).

L'ED di Weber spiega bene i fenomeni elettromagnetici piu' comuni, ma
non prevede ne' spiega le onde elettromagnetiche, cosa che invece faceva
la concorrente "teoria dell'etere" di Maxwell. Quando Hertz ne provo'
sperimentalmente l'esistenza, Weber abbandono' la sua teoria in favore
di quella di Maxwell, ed iniziarono gli esperimenti (fra cui quelli di
Michelson & Morley) tesi a determinare il "vento d'etere".

L'etere si dimostro' pero' piuttosto sfuggente, e refrattario alla
determinazione del "riferimento assoluto" in cui doveva essere a riposo,
dato che i risultati di M&M davano una sua velocita', relativa alla
Terra, sicuramente inferiore alla velocita' tangenziale della Terra
attorno al Sole, e questo sia in estate che in inverno, quando il verso
della velocita' della Terra si inverte. ANCHE per questo, Lorentz
ritenne che l'interazione dell'etere con la materia la facesse contrarre
nel senso del moto, proprio del valore necessario a vanificare la
determinazione della loro velocita' relativa con l'esperimento di M&M.
Questo aveva altre conseguenze incoerenti, che Lorentz stesso e
Poincare' corressero con ulteriori postulati, fino a giungere nel 1905
ad una teoria in cui l'etere c'era, ma era impossibile determinarne la
velocita', perche' tutte le leggi della Fisica note risultavano
identiche in tutti i riferimenti inerziali in moto relativo.

La RR di Einstein consiste sostanzialmente nell'assunzione di
quest'ultima frase come postulato, abbandonandone la spiegazione che
faceva uso di un etere che non conferisce alcuna proprieta' speciale al
riferimento "assoluto" in cui e' fermo, e che risulta cosi' ipotesi
superflua perche' priva di conseguenze fisiche (verificabili o
falsificabili sperimentalmente). Le proprieta' dell'etere (tensioni e
vibrazioni che dessero conto dei fenomeni EM) vennero quindi sostituite
da proprieta' dello spazio misurabili con un qualsiasi riferimento, dove
"sono presenti campi (funzioni matematiche di x,y,z e t) che pero'
interagiscono fra loro e con la materia".

I campi E e B, pero', cambiano da un riferimento all'altro, esattamente
come "l'altezza" di un segmento lungo L puo' variare da L a L/sqrt(2) a
L/2 a 0 a seconda dell'angolo che il "piano orizzontale" del riferimento
scelto per misurarla forma con esso (scelta che, in assenza di gravita',
e' del tutto arbitraria). Cio' che si mantiene invariante come L, fra un
riferimento e un altro, sono proprieta' caratteristiche di un altro
oggetto matematico, che viene chiamato tout court "campo
elettromagnetico", e dal quale, per un qualsiasi riferimento dato, si
possono ricavare i valori di E e B che verranno misurati. Ma per questo
serve altra matematica ancora.

La velocita' v da usare nelle formule dell'ED moderna e' percio' quella
rispetto *al campo*, ossia *al riferimento scelto*, non alla *sorgente
del campo*.


-- 
TRu-TS
Buon vento e cieli sereni
Received on Wed Jan 22 2014 - 19:45:11 CET

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