Grazie all'aiuto ricevuto sono forse in grado di esemplificare.
Poniamo di avere un fiume largo 1000 metri, che scorre a 2 m/s e di
disporre di una barca che viaggia a 10 m/s. Salire-scendere il fiume
richiede lo stesso tempo che scendere-salire per lo stesso tratto.
Supponiamo che il tratto di fiume sia 1000 metri:
In favore di corrente 1000/10-2)= 125 secondi
Controcorrente 1000/(10+2)= 83,333... in totale 208,333...
Con l'acqua ferma ci si impiegherebbero naturalmente 200 secondi
NB. Quindi la formula esposta da Selleri 2^2/10^2=4/100 indica
la variazione in percentuale (4%) dei tempi con l'acqua ferma
ed in moto (come si arrivi alla formula non è di mio diretto
interesse, mi basta l'esempio e non dubito certo di formule
sicuramente stra-verificate)
Ma, in qualunque direzione io rilevi i tempi di andata e ritorno (usando
l'esempio precedente) trovo sempre 208 secondi e penserei che c=104
a meno che non ci sia una *corrente*. Quindi Selleri deve aver sottinteso
qualche cos'altro di superfluo (poiche' stra-noto alla gente del mestiere).
Direi proprio il fatto che bisogna anche considerare l'attraversamento
del fiume (largo 1000).
Io ho pensato che per mantenere l'ortogonalita' occorra partire con
la prua puntata 200 metri a monte e mantenere sempre questo angolo;
quindi radice quadrata 1000^2+200^2=1019,8x2=2039,6 cioe' 203,9
secondi di viaggio *significativamente diversi* dai 208,3 precedenti.
Mi è stato detto che questo conteggio non va bene e sono in attesa di
quello giusto, ma confido che il risultato della misura corretta non
sarà troppo diverso dal mio; per il momento lo considero accettabile.
Ovvio che con differenze di velocita' maggiori (c rispetto ai 30 km/s
della Terra), anche questa differenza si riduce, ma, a quanto dice
Selleri (e non ne dubito) e' ancora rilevabile coi metodi di misura
recenti.
Cosi' ora forse sono in grado di *tradurre*, ad uso di gente
incompetente come me, cio' che Selleri aveva scritto:
-----------------------------------------------------
La <maledizione di Poincare'> dipendeva dal fatto che ai suoi tempi
le misure della velocita' della luce di *andata-ritorno* non erano cosi'
precise da evidenziare la pur piccolissima differenza di velocita' che
si sarebbe manifestata, in presenza di *vento d'etere*, ruotando di 90
gradi il dispositivo di misura.
E' vero che in una misura di *andata-ritorno* cio' che si guadagna
in un senso si perde nell'altro, ma se faceste i conti di quanto ci mette
una barca a risalire e scendere di 1000 metri un fiume largo 1000 metri,
vedreste che il tempo e' diverso nell'attraversare il fiume due volte.
(se non siete capaci di fare il conto fidatevi, oppure guardate qua....)
Oggi si possono fare misure abbastanza precise (vedi..............)
e non sono mai state notare divergenze tali da far pensare alla presenza
di *vento d'etere* dovuto al movimento della Terra: quindi risulta provato
che il movimento dell'osservatore non si somma a c, proprio come si
poteva derivare algebricamente tanto dalle Trasformazioni di Lorentz
(vedi ........) quanto dalla RR, sia perchè implicito nel suo principio di
relatività, sia perche' anche nella RR sussistono le dette Trasformazioni.
---------------------------------------------------------
Speriamo di non aver detto troppe sciocchezze :-(
Io resto pero' ancora perplesso sulle misure oggi disponibili.
Con quale metodo sono sono fatte?
Interferometrico?
Mi è stato segnalato un link
http://worldwidescience.org/topicpages/n/nasa+jpl+optical.html
dove sono citati diversi *misuratori di luce*
Miller (1933), Torr e Kolen (1981), Dewitte (1991),
Cahill (2006), Munera (2007), Cahill e Stokes (2008) e Cahill (2009).
ma non ho ancora trovo dettagli
Magari qualcuno puo' evitarmi la fatica di cercare?
Magari in italiano?
Received on Sat Jun 07 2014 - 10:43:15 CEST