Tempo e luce

From: Omega <omega_at_NOyahoo.it>
Date: Sun, 17 Aug 2014 11:24:07 +0200

È con non poco stupore che leggo ormai da decenni - e spesso qui dentro
- del concetto di spaziotempo o spazio-tempo, con tanto di
formalizzazioni che fanno dire cose come quelle di questi giorni, sulla
sua curvatura e altre cose curiose.
Naturalmente per entrare in simili cose curiose occorre ricorrere a
teorie come la relatività, magari in tutto o in parte suffragate da
osservazioni ed esperienze. Questo è ovvio: scelta una teoria, la si può
approfondire ed estendere quanto si vuole. I millenni lo insegnano.

Ciò che si può osservare facilmente invece è che il tempo, come quarta
dimensione /spaziale/ è certamente una proprietà di qualunque forma di
memoria. Se si considera anche la più antica delle narrazioni scritte,
si constata che il tempo vi ha la forma di una sequenza di eventi, e
tuttavia tutto ciò sta nello scritto, non altrove, e ci sta
atemporalmente, come evidente. A maggior ragione nella memoria umana (o
in genere animale), la memoria ha la forma di uno "spazio"
quadridimensionale, in cui il tempo è appunto costituito dalla
sequenziazione di eventi, come se, in metafora, gli eventi stessero
ciascuno su un piano di un grattacielo, mentre la loro sequenza fosse
definita dal numero di piano - come se ogni piano fosse caratterizzato
da un "marker temporale" che lo identifica nell'insieme degli eventi
(perciò raggiungibile in modo sincrono oppure asincrono, a seconda della
natura dell'osservazione associativa in atto nel presente).

Ma sto parlando appunto di memoria, non di quella che chiamiamo 'realtà
fisica', ossia di quella cosa che sta là fuori e si può misurare - o
così si afferma.
Infatti, in tale realtà il tempo è "presente" come nella memoria?
Se fosse così, gli eventi dovrebbero coesistere come appunto nella
memoria. Ma non è affatto così.
Naturalmente, per 'evento' si può intendere la solita quaterna di numeri
oppure ciò che si intende nel linguaggio comune, e non cambia niente di
quanto ho appena detto.
Infatti, anche rimanendo alla scheletrica definizione della quaterna di
numeri, una certa quaterna _non_è_ un'altra quaterna, ed esse coesistono
solo immaginando uno spaziotempo - appunto - fatto esattamente come
nella memoria. Anche immaginando che la terna "spaziale" sia immutata e
cambi solo il quarto numero della quaterna, tuttavia nella "realtà
fisica" esiste una o esiste l'altra, non entrambe, salvo ammettere
contraddizioni, cose che dovrebbero essere persino particolarmente
invise alla fisica (o no?)

Con ciò sto dicendo che la realtà fisica altro non è che il presente, e
che le rappresentazioni come lo spazio-tempo cercano di dare un senso al
presente, ficcandolo come "attimo fuggente" dentro a un continuum che si
vuole che funzioni come la memoria - cioè lo spaziotempo. (Poi però si
afferma anche che il continuum non esiste, ma che esiste un qualcosa di
"quantizzato", ma non entriamo in questa ulteriore sofisticazione.)

In sostanza, almeno per un verso, in questo modo si sta affermando
qualcosa di logicamente importante: che ciò che esiste - ossia il
presente - è esso stesso memoria, dal momento che nel presente il
passato non esiste. In altri termini, si sostiene che il presente mostri
esso stesso, per quello che è, la propria storia, così come il viso di
una persona *è* la sua storia, *è* la sua memoria. Naturalmente altro è
che quel viso sia in concreto la sua storia (e lo è per un verso) e
altro è che qualcuno deduca una storia osservando quel viso.
Quest'ultima operazione esige una teoria, o molte teorie con tutti i
loro postulati, e per questa via si 'può andare molto lontano,
soprattutto molto lontano dalla storia che quel viso *è*.

In tutto ciò rimane un fatto, evidente e inconfutabile: il presente non
ha estensione temporale, pena, affermando il contrario, il cadere nelle
suddette contraddizioni. Rimane quindi il fatto che nel presente non
accade nulla, cioè che, lapalissianamente, il presente è immutabile nel
presente. E questo è il punto d'attrazione di tutta questa premessa.

Infatti segue la domanda: se nel presente non accade nulla, come del
resto autoevidente - infatti il presente può appunto definirsi come una
quaterna di numeri, che è quella che è e non può essere un'altra o
altro, - allora che natura ha la luce nel presente?
Se si è arrivati a sostenere che la luce è una realtà in movimento, e
solo in movimento, e se ne definisce infatti una velocità, persino con
proprietà speciali che l'avvicinano all'assoluto, allora come la si può
situare nel presente, dove nulla accade, ossia dove nulla si muove né si
può muovere?
Dunque che cosa è la luce nel presente?

Ho anche osservato, altrove, che nessuno vede o ha mai visto la luce in
quanto tale. Se si ha una sorgente di luce alle proprie spalle mentre
davanti a sé non si ha nulla, la luce non si vede. Se si guarda la
sorgente si vede appunto la sorgente, non "la luce".
Si direbbe che, nel presente, la luce sia costituita da uno stato
particolare di qualche superficie, ma in sostanza della retina, che,
direttamente o no, è il solo testimone della luce. Stato, dico, perché
si tratta di presente. Come e perché una certa superficie sia in tale
stato nel presente può essere giustificato, secondo il pensiero
corrente, da un passato, ossia per esempio da trasferimenti di energia,
quindi dal movimento di qualcosa. Ma sono evidenti illazioni, perché
tale passato non è che "non c'è più" come si usa dire ingenuamente, ma
semplicemente non c'è, ossia non esiste; e nel presente, inoltre, non
esiste movimento, quindi non si trasferisce nulla. Esiste la nostra
retina con la sua testimonianza, e con la capacità nostra di immaginare,
tramite la memoria e qualche teoria, un movimento che nel presente non c'è.
Ciò fa perlomeno ritenere che ciò che è "illuminato" non è ciò che
sarebbe non essendo illuminato: è altra cosa, e solo in un immaginario
spaziotempo è la stessa cosa, il che è comunque del tutto assurdo - cioè
contraddittorio - nella realtà fisica, come se si affermasse che un
evento (quaterna ecc.) è la stessa cosa di un altro evento. Neppure il
modello (psichico) dello spaziotempo riesce a reggere una simile
contraddizione.

Detto questo, in che consiste la luce, essendo essa (qualunque cosa essa
sia) necessariamente immobile nel presente?

Prego non commentare che questa è filosofia, perché dovrei replicare che
l'idea di spaziotempo è addirittura metafisica di antico stampo, dal
momento che conferisce persino una dimensione geometrica a ciò che
semplicemente ed evidentemente non esiste, come il tempo oggettivo.

Saluti
Omega
Received on Sun Aug 17 2014 - 11:24:07 CEST

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