Chenickname ha scritto:
> A me sorge spontanea subito una grossa obiezione epistemologica.
> L'autore, senza curarsi affatto di definirci che cosa intenda per
> "legge fisica", pretende pero' subito di distinguere tra leggi
> "fundamental" (o "basic") e leggi "empirical", precisando poi subito
> che si', va be', le leggi fisiche son tutte empiriche. Come dire: son
> tutte empiriche, ma alcune sono piu' empiriche di altre,
> rieccheggiando buffamente le strane definizioni che Orwell diede agli
> animali ed ai maiali.
>
> Per distinguere poi le leggi "basic" da quelle "empirical" dice che
> queste ultime, piu' le gratti e piu' si complicano, mentre le prime,
> come F=ma, restano sempre pure. Ora, notando che persino F=ma, se
> accelero troppo e mi avvicino alla velocita' della luce, comincia
> anche lei a complicarsi, inevitabilmente la distinzione diventa tra
> "leggi che se le gratti si complicano assai" e "leggi che se le gratti
> si complicano un pochino".
A me sembra che esista una differenza fondamentale tra questo
caso (e quello che hai richiamato in precedenza della legge di
gravitazione universale) e quello della "legge dell'attrito radente":
F = m a e' applicabile nel limite di piccole velocita', cioe' e' il
limite per v -> 0 della corretta legge relativistica F = dp/dt,
non si puo' pretendere che una legge fisica risulti corretta
anche al di fuori del suo campo di applicabilita', e quale
sia il campo di applicabilita' di una legge in realta' *fa
tutt'uno con l'enunciato della legge*. Se eseguo
esperimenti sempre piu' sofisticati per stabilire la validita'
di F = m a in realta' scopro che la legge continua a valere,
con grandissima precisione, ma *sempre nel limite summenzionato*.
Analogamente la legge di gravitazione universale ha
una amplissima base sperimentale, ma ancora nel
suo campo di applicabilita' che e' quello di distanze
>> raggio di Schwarzschild e velocita' << c, e'
chiaro che se pretendo di applicarla per studiare i
buchi neri o le onde gravitazionali faro' poca strada,
ma solo perche' saro' al di fuori del campo di applicabilita'
della legge.
Viceversa, nel caso della "legge dell'attrito radente",
qual e' il campo di applicabilita'?!
Se misuro i coefficienti di attrito di coppie di materiali
utilizzando campioni diversi o parti diverse della
superficie dello stesso campione trovo valori diversi per
mu, il valore di mu in realta' presenta una evidente
dipendenza dalla velocita' e dalla pressione di contatto,
se realizzo campioni metallici particolarmente puri questi
si appiccicano, insomma nella realta' non succede *mai*
che si possa dire che la forza di attrito radente per
una data coppia di materiali a contatto e' il prodotto
della forza normale per una costante, perche' la
costante non e' veramente tale!
Confronta con il caso della legge di gravitazione universale,
cosa pensi che rimarrebbe di questa legge se si scoprisse
che la "costante" gravitazionale varia pur rimanendo
all'interno di quello che dovrebbe essere il campo di
applicabilita' della legge?
> La distinzione, allora, passa tra quell'"assai" e quel "pochino".
> Diventa cioe' analogica. Ed ogni buon epistemologo, come farebbe
> Popper, a questo punto pretenderebbe di tracciale un linea di
> demarcazione: di qua le leggi che se le gratti si complicano assai con
> la "complicanza" fino al valore "X" e di la' le leggi che si
> complicano solo un pochino, al di sotto del valore "X".
>
> Come vedi si arriva subito a discutere di lana caprina. La soluzione
> qual e'? IMHO e' quella di cominciare a chiedersi che cosa sia
> veramente una legge fisica, prima di qualunque altra elucubrazione.
Molto interessante, ma io non oso aprire la discussione ;-),
sentiamo cosa dicono gli altri...
Ciao
--
Giorgio Bibbiani
Received on Wed Nov 14 2012 - 12:21:02 CET
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