Re: spiriti

From: Peter11 <nospam_at_nospam.it>
Date: Tue, 1 Sep 2009 21:24:32 +0200

"Elio Fabri" <elio.fabri_at_tiscali.it> ha scritto nel messaggio
news:7g2m59F2o1bbiU2_at_mid.individual.net...

> Complessa, perche' il problema ha molte facce che non e' facile
> conciliare. Forse sono necessari dei compromessi o delle priorita',
> che pero' i dirigenti chell'istruzioni (almeno in Italia) non
> esplicitano mai, forse perche' neppure si rendono conto del problema.
> (BTW, non crederai che il problema sia solo italiano?)
Credo di no, ma sicuramente non ce l'hanno nella maggior parte delle high
school private degli stati uniti: dove in genere ci sono insegnanti di
matematica e, sotto la sezione "science" biologi (con varie
specializzazioni), chimici, etc. Si parla di quelle private, ovviamente :-)
>
>
> 1. Il problema che chiamerei del "prestigio dell'insegnante".
> Nella pratica della scuola un insegnante conta in proporzione al
> numero di ore che ha in classe. Questo e' vero verso i ragazzi, e
> anche nelle decisioni collettive in consiglio di classe.
> Una materia con poche ore e' vista inevitabilmente come secondaria.
>
> Nella nostra scuola credo che l'estremo sia l'insegnante di italiano,
> latino storia e goegrafia nel biennio del classico: quando ci andavano
> le mie figlie, avevano 20 (leggasi venti) ore settimanali con la
> stessa insegnante.
> Ora sara' cambiato qualcosa, ma non credo in modo sostanziale.
> E' ovvio che quel(la) prof aveva un peso determiannte a tutti gli
> effetti sulla formazione e sulla valutazione dei ragazzi.
>
S�, capisco che il problema non � affatto semplice. Ci sono poi altri
aspetti, che riguardano il problema del reclutamento, dove occorre, per un
docente, una giusta combinazione di preparazione e capacit� di trasferire
agli altri. Ora credo che la situazione sia migliorata, ma io quando andavo
a scuola ho avuto qualche professore che si vedeva lontano un miglio che non
era tagliato per l'insegnamento. All'universit� un po' meno, anche se devo
dire che si notava la sostanziosa differenza tra gli allora *giovani*
professori (gente laureata sul finire dei sessanta, primi settanta) e quelli
che, invece, avevano studiato negli anni cinquanta. Non che si possa
generalizzare, ma quelli pi� anziani, in media, avevano un rigore
nell'affrontare la materia assai diverso. Non credo fosse solo per
esperienza, perch� di giovani altrettanto preparati ve ne erano, ma in media
molti di meno.



> Ne fai una questione quantitativo, ma non e' affatto questo il punto.
> Fisici e ingegneri studiano parecchia matematica, e' vero, ma
> soprattutto gli ingegneri la stusiano con un atteggiamento
> assolutamente "pratico": quella cosa che serve per fare i conti.
Dipende, sino a una ventina di anni fa al politecnico (che non ho mai
frequentato, ma avevo parecchi amici che l'hanno fatto) di Milano gli esami
di analisi, metodi matematici, etc. (ma anche quelli pi� teorici di fisica)
erano molto rigorosi e con l'atteggiamento pratico non si passava affatto.
Ora non so se sia cambiato qualcosa.


> Va pero' detto che il caso della matematica e' uno scandalo a se'
> nella nostra scuola (e non credo solo nella nostra).
> Ripeto una cosa che dico spesso, ma intendo continuare a battere su
> questo tasto perche' noto che esiste un'ampia inconsapevolezza e uan
> sostanziale rimozione.
A me c'� una cosa che ha sempre fatto riflettere. Negli anni cinquanta,
Herbert Simon, che allora si occupava dei primi sviluppi dell�intelligenza
artificiale, (il contesto geografico sono gli Stati Uniti) somministr�
problemi di scelta risolvibili con gli strumenti appresi da uno studente
liceale. Il campione, stratificato, era formato da diplomati e laureati
nelle pi� disparate discipline. Ora, a parte chi aveva studiato la
matematica ad un certo livello, in media i risultati ottenuti sono stati
piuttosto deludenti , nel senso che in media le risposte non erano poi cos�
razionali.
Su wikipedia, trovo scritto che:
In particolare ha evidenziato come la scelta effettuata da un individuo non
rispetta gli assiomi fondamentali dell'approccio logico. [Quindi un
individuo pi� che fare scelte ottimali, fa scelte soddisfacenti, vuoi per i
vincoli svolti dalle organizzazioni, vuoi per i limiti imposti dal sistema
cognitivo umano].
La parte tra parentesi � una libera interpretazione dell'estensore, perch�
in realt� Simon interpretava i dati sperimentali come in prevalenza
determinati dai limiti cognitivi.
La domanda che ti pongo � questa: credi che sia tutta colpa del sistema
educativo americano degli anni cinquanta (i risultati citati, intendo),
oppure ci sia un problema pi� strutturale (oserei dire, biologico)?
Oggi in Italia alle scuole superiori ci vanno tutti, al punto che in certe
regioni il tasso di scolarit� della coorte di popolazione in et� da scuola
media superiore � superiore al 100% (causa ripetenti, saldi positivi di
flussi interregionali, nel senso di studenti che vanno da / arrivano a una
certa regione, etc., guardare sul sito dell'istat, per credere :-)) mentre
negli anni cinquanta anche quelli dotati, se non supplivano con il seminario
fingendo false vocazioni (ne ho conosciuti parecchi :-)), finivano nei campi
o a tirare la lima in officina anche prima dei quattordici anni. In ogni
caso, l'indice era circa il 13%, e ha superato il 50% solo dagli anni
ottanta. Gli stati uniti avevano tassi ben pi� elevati (in media) gi�
cinquant'anni fa.
Se, in media, siamo tutti ben predisposti alla matematica, allora il
problema della scuola di massa non � solo riconducibile ad aspetti di minor
efficienza organizzativa, ma al fatto che, probabilmente, c'� solo una
fettina della popolazione che, dopo vent'anni, non sa pi� calcolare l'area
del triangolo al figlio :-)
D'altra parte, la stessa cosa la osserviamo anche nella pittura, nella
musica, nella letteratura (dove non basta saper manipolare il linguaggio),
etc.
Received on Tue Sep 01 2009 - 21:24:32 CEST

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