Nel 1905 Einstein introduce l'ipotesi dei quanti di radiazione; nel 1916
deduce (per primo) che i quanti di radiazione di frequenza nu oltre a
trasportare un'energia pari a E = h*nu trasportano anche un momento pari a
P = h*nu/c.
Non riesco a capire come ci possa essere voluto tanto tempo, dopo il 1905,
per arrivare al secondo risultato, considerando che:
1) le relazioni tra energia, velocit� e impulso di una particella, frutto
della R.R. erano gi� note ad Einstein a partire dal 1905;
2) la teoria elettromagnetica classica della luce (puramente ondulatoria)
prevedeva da tempo (Maxwell) il fenomeno della pressione di radiazione,
confermato sperimentalmente da Lebedev nel 1899 (pubblicazione nel 1901
sugli "Annalen").
Riguardo al punto 1) � vero che esso si applica unicamente a particelle
dotate di massa e non per i fotoni (massa = 0 e velocit� = c), poich� per
essi l'espressione del tri-impulso relativistico d� luogo a una forma
indeterminata, ma ad Einstein non pu� essere sfuggito il fatto generale
che l'impulso relativistico tende a E/c per qualsiasi particella massiva
(tanto pi� nel limite di m --> 0) nel limite in cui p >> m*c^2.
Relativamente al punto 2) doveva essere immediato per Einstein, una volta
nota la formula di Planck per il corpo nero e dopo aver formulato
l'ipotesi dei quanti, calcolare la densit� (e numero complessivo) dei
fotoni all'interno di una "cavit� nera" di volume V a temperatura T e
tramite i procedimenti classici della termodinamica (lo stesso schema di
calcolo che si applica al gas perfetto) determinare la pressione di
radiazione da essi prodotta e verificare la sua corrispondenza con
l'espressione gi� nota teoricamene P = rho/V (e misurata da Lebedev).
E allora come mai ci sono voluti 11 anni?
Saluti,
Aleph
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Received on Mon Aug 17 2009 - 16:22:21 CEST