Luce bianca e gravità

From: luciano buggio <buggiol_at_libero.it>
Date: Fri, 24 Jul 2009 11:01:38 +0200

Fu Newton a capire che la luce che ci appare bianca altro non � che la
composizione (la somma) di tutte le frequenza del visibile.
La luce bianca cio� non � un fenomeno "semplice", ma composto: data la
possibilit� di comporre, con qualsivoglia distribuzione della frequenza,
i "costituenti ultimi" (i "fotoni", che Newton chiamava "raggi") si
otterranno radiazioni di diversi colori, e la luce bianca non � che un
"caso particolare", un modo particolare di composizione, ove la
distribuzione � casuale.

E se anche la gravit� fosse cos�, cio� un modo particolare di composizione
per somma, con distribuzione casuale, di costituenti ultimi? Non fosse
cio� un fenomeno "elementare", come non lo � la luce bianca, ma un caso
particolare previsto da una formulazione pi� generale della legge,
riferita al campo, per l'appunto, di un costituente ultimo, che non
sarebbe quindi quella dell'inverso del quadrato della distanza (in termini
di potenziale dell'iperbole rovesciata)?

Si � sempre pensato (secondo un ragionamento che appare inoppugnabile) che
dividendo un corpo in parti sempre pi� piccole intorno ad esse si trova
sempre il potenziale "ad imbuto" (sempre pi� piccolo), fino ad arrivare
al frammento non ulteriormente divisibile, il quale comunque continua a
conservare intorno a s� quel potenziale ad imbuto.
E se le cose non stessero cos�, se il potenziale intorno a quell'ultima
particella indivisibile fosse un altro, fatto in modo, per l'appunto, che,
ricomponendo il corpo, si ottenga il macroscopico imbuto classico?

E' una cosa alla quale non si � mai pensato, a quanto mi risulta.
Che cosa lo vieta?

Non vi sembra un percorso da esplorare?

Luciano Buggio


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Received on Fri Jul 24 2009 - 11:01:38 CEST

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