"dumbo" <_cmass_at_tin.it> wrote in message
news:4a6ceea7$0$34617$4fafbaef_at_reader4.news.tin.it...
> mi riferisco al paragrafo in cui cerca di dimostrare
> la relativit� della simultaneit� usando l' esperimento ideale
> del treno e dei due fulmini che lo colpiscono alle estremit�.
Bene, allora insisto.
A mio avviso Einstein e' particolarmente chiaro in quei paragrafi ed e' di
certo superiore a Feynmann (come anche ad altri testi). Non solo, per quanto
lo abbia letto molto rapidamente (quindi e' possibilissimo che sbagli), mi
pare che l'esposizione di Feynmann non sia soltanto poco chiara, ma sia
anche sbagliata.
Nel testo in esame (l'esposizione divulgativa) Einstein dedica il paragrafo
otto del capitolo 1 a *definire* la simultaneita' fra eventi lontani. Poi
dedica il paragrafo nove alla relativita' della simultaneita'.
Il paragrafo nove risulta ovviamente incomprensibile senza passare per l'
otto. Come sempre in fisica: se prima non diamo una definizione operativa
dei concetti che usiamo non possiamo capire di cosa stiamo parlando (o,
almeno, se non diamo una definizione riconducibile in qualche modo a
qualcosa di operativo).
Einstein sottolinea cio' con queste parole (Einstein, "Opere scelte",
Bollati Borighieri (1988), pag 404):
"Abbiamo percio' bisogno di una definizione di simultaneita' capace di
fornirci il metodo per mezzo del quale decidere sperimentalmente, nel caso
attuale, se entrambi i colpi di fulmine hanno avuto luogo simultaneamente o
no. Finche' non viene soddisfatto tale requisito, io, come fisico (e lo
stesso vale naturalmente per il non-fisico), mi abbandono ad un inganno
quando immagino di poter attribuire un significato all'affermazione di
simultaneita'. (Vorrei chiedere al lettore di non procedere oltre finche'
non sia pienamente convinto suquesto punto)."
Si hanno quindi due eventi qualsiasi (i due fulmini) e si vuole specificare
operativamente cosa si intende con le parole "i due eventi sono simultanei".
La definizione deve applicarsi ad eventi qualsiasi, quindi sarebbe improprio
legarla ad eventi non qualsiasi come potrebbero essere gli effetti in +a e
in -a di fasci di luce partiti simultaneamente da una unica sorgente posta
in 0.
Einstein naturalmente non si limita a porre il problema. Non dice
semplicemente che prima di parlare di simultaneita' di eventi distanti
dovremmo definire operativamente tale concetto. Egli da' anche tale
definizione e, soprattutto, ne sottolinea la *convenzionalita'* (pag. 405):
"Continuo nondimeno a sostenere la mia definizione precedente, perche' in
realta' essa non suppone assolutamente nulla riguardo alla luce [Einstein ci
dice che non stiamo ipotizzando alcunche' su questioni fisiche riguardanti
la velocita' della luce]. Esiste soltanto *una* condizione per la
definizione di simultaneita', e precisamente questa: che in ogni caso
concreto essa ci fornisca un metodo empirico per decidere se il concetto da
definirsi risulti fondato oppure no. E' indiscutibile che la mia definizione
soddisfa tale requisito. Che la luce richieda lo stesso tempo tanto per
compiere il percorso A->M quanto per compiere il percorso B->M, non e'
nella realta' ne' una supposizione ne' un'ipotesi sulla natura fisica della
luce, bensi' una convenzione che io posso fare a mio arbitrio al fine di
giungere a una definizione di simultaneita'".
Come dicevo ho letto rapidamente Feynmann, ma mi pare che egli passi in
maniera un po' troppo allegra sui concetti sopra riportati. E, sempre posto
che io abbia letto bene, alcuni concetti mancano proprio (il che renderebbe
l'esposizione non soltanto "allegra" ma anche sbagliata).
Ad esempio "La fisica di Feynmann" Vol. 1 Zanichelli (2001) pag 15-11):
"How can the clocks be synchronized? There are many ways. One way, involving
very little calculation, would be first to locate exactly the midpoint
between the clocks. Then from this station we send out a light signal which
will go both ways at the same speed and will arrive at both clocks, clearly,
at the same time. This simultaneous arrival of the signals can be used to
synchronize the clocks."
I due segnali hanno la "stessa velocita'"? Arrivano (chiaramente ???) "allo
stesso tempo" ?
Ma cosa caspita significano tali proposizioni? Hanno un qualche significato
fisico o sono delle semplici definizioni convenzionali? Mi pare che Feynmann
butti li' tali frasi quasi fossero autoevidenti. Mi pare anche che per
Feynmann tali frasi abbiano un qualche contenuto fisico non vuoto.
Einstein ci dice chiaramente che frasi del genere non le possiamo
pronunciare se prima non definiamo la simultaneita'. E ci dice anche che la
definizione che dara' non e' controllabile sperimentalmente in quanto e' una
assunzione convenzionale.
> Ciao,
> Corrado
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Jul 29 2009 - 01:05:49 CEST