Re: Il mito della materia oscura...
Elio Fabri ha scritto:
> Gamow ha scritto:
>> Sarei quindi curioso di sapere la tua opinione riguardo che argomenti
>> sarebbero piu' degni di ricerca.
> Non so che risponderti.
> All'ingrosso direi che non si tratta tanto degli argomenti, ma
> dell'approccio.
> Se uno non e' capace di far altro che impegolarsi in conti conpleicati
> con lagrangiane improbabili, semplicemente non dovrebbe occuparsi di
> certi argomenti.
> In queste cose sono decisamente "aristocratico": un certo tipo di
> ricerca non e' per tutti.
non lo definirei un atteggiamento aristocratico, ma
realisticamente pragmatico. E' fuor di dubbio che ci sono
solo pochi geni per molti solidi maniscalchi del calcolo con
alta istruzione.
>> Dopotutto, recentemente ho visto studenti a cui sono stati assegnati
>> dei conti indegni, inutili e "tanto per pubblicare"...ma di nesssun
>> valore. Esercizietti che potrebbero rimanere nel cassetto del
>> professore.
> Appunto. Il peggio e' che purtroppo anche persone che forse potrebbero
> dare contributi validi, se lasciati in pace a pensare,
condivido al mille per cento questa critica di fondo della
cottimizzazione del pensiero, con l'assorbimento (volontario
a volte, spesso imposto dai finanziatori) integrale di un
ottica aziendalistica del tornaconto immediato a brevissimo
termine.
> magari senza
> pubblicare, invece vengono distolti.
>
> Ecco perche' in un post recente accennnavo che c'e' qualcosa di
> profondamente sbagliato nell'attuale organizzazione della ricerca: in
> sostanza si sostituisce il quantitativo (quanti lavori ha pubblicato?)
> al qualitativo (*quali* lavori ha pubblicato?).
Qui mi hai mandato in riflessione profonda (e in crisi).
In quanto dici c'� molto di vero, eppure temo che potrebbe
trattarsi dell'ennesimo principio ragionevole destinato a
fallire in italia se chi lo applica non ne condivide
l'ispirazione pi� profonda.
Anzi, in taluni concorsi (bacati quanto gli altri) gi� �
esistito il discorso del massimo numero di lavori
ammissibili, ma ivi tale criterio � stato usato solo come
calmiere, per spianare tutti sullo stesso livello (perch�
cmq, anche la valutazione qualitativa, al di la della
competenza cui accenni, pu� essere onesta o disonesta). Ora
calmierando sul numero, riesci persino, volendo, a
parificare un candidato almeno laborioso ad un raccomandato.
Sia chiaro che non penso che sia sbagliato il tuo
suggerimento, anzi, � certamente vero che la valutazione
qualitativa, la pi� difficile, se onestamente fatta sarebbe
la pi� importante. Eppure sono pessimista sul fatto che
potrebbe bastare a raddrizzare una pianta che nasce male per
ragioni non prettamente tecniche.
>
> Eppure le idee non mancherebbero: per es. ricordo una proposta che
> nessuno prese in considerazione, consistente in questo. A ogni
> concorso i candidati debbono presentare un numero fissato di proprie
> pubblicazioni (poniamo 5) a loro libera scelta.
M'� capitato di leggere gi� bandi simili in realt�, anche se
non so citare a memoria dove e non sapendo se si tratti di
casi rari, rarissimi, frequenti o cos'altro.
> Perche' non viene accolta? Tra l'altro perche' sarebbe imbarazzante
> per le commissioni, che dovrebbero entrare nel merito, cosa che oggi
> non fanno perche' nella stragrande maggioranza dei casi non lo
> saprebbero fare.
Elio, sei sempre un gran ottimista in fondo. Ma fai la spesa
all'UNIEURO ? :-) eh he he
Una persona fondamentalmente onesta sarebbe imbarazzata dal
non avere competenza di fare il suo lavoro di valutatore in
modo ineccepibile, forse.
Ma uno che vuol gi� fare vincere un tizio prederminato non
penso lo sarebbe molto.
Ben venga un calmiere per costui. Con un bel 10 lavori a 10,
basterebbe dire che alcuni lavori del favorito sono pi�
pertinenti e affini all'area di interesse locale, e il gioco
sarebbe fatto. Con un 100 a 10 diventa pi� arduo (ma sempre
possibile) sovvertire i valori
Ciao, dal sempre ottimista, Soviet ;_)
>
Received on Sat Jul 18 2009 - 22:08:00 CEST
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