"Enrico SMARGIASSI" <smargiassi_at_ts.infn.it> wrote in message
news:gh0ug1$48c$2_at_nnrp-beta.newsland.it...
> Bruno Cocciaro wrote:
>
> > Enrico, io sottolineavo che stavo parlando di "interazioni elementari".
>
> Il che e' un difetto molto serio della tua posizione. Ogni teoria di
> principio (meccanica classica, quantistica, relativita',...) fa
> affermazioni indipendenti dall'elementarita' degli oggetti di cui
> tratta. E per un'ottima ragione: ovvero che l'elementarita' e' *sempre*
> una questione aperta. Quindi ogni conclusione tratta da una teoria che
> ne dipendesse sarebbe sempre priva di fondamento.
Con "interazione elementare" non intendo che il messaggero sia elementare.
Intendo che nel fenomeno in esame siano facilmente riconoscibili due eventi
e un *unico* messaggero (cioe' un sottosistema che si trova dove avviene la
causa quando avviene la causa, poi si trova dove avviene l'effetto quando
avviene l'effetto).
Esempio:
evento A: la pistola spara;
evento B: il bersaglio viene colpito;
messaggero: il proiettile.
Chiaramente il proiettile non e' elementare, pero' mantiene le proprie
caratteristiche mentre "trasmette l'informazione". Cioe' il proiettile e'
riconoscibile: proprio lui era li' quando la pistola sparava, e proprio lui
era li' quando il bersaglio veniva colpito.
Quello che sostengo e' che le relazioni causali sono sempre mediate da
messaggeri (cosa pressoche' inevitabile se si vuole assumere una posizione
realista e locale), poi, se l'interazione non e' elementare, di messaggeri
ce ne sono molti, e non e' detto che sia semplice individuare le
caratteristiche di ciascuno di essi, potrebbe anche darsi che quelle
caratteristiche si possano solo indurre sulla base di un qualche modello che
trova verifiche sperimentali altrove. Oppure quelle caratteristiche si
potranno individuare solo dopo aver acquisito conoscenze tecniche e/o
teoriche che oggi ancora non abbiamo. Nel frattempo quei messaggeri
potrebbero rivelare la loro presenza solo tramite i loro effetti.
> > elementare*, si noterebbe che le quantita' di moto dei messaggeri vanno
> > sempre dalla causa verso l'effetto.
>
> La qdm della corda e' chiaramente diretta nella direzione opposta alla
> direzione causa-effetto: sta a te dimostrare che la somma delle qdm dei
> "portatori elementari" (a proposito, come lo sai che il fotone e'
> elementare?) e' diretta in senso opposto a questa (come tu possa fare,
> non lo so...).
Come dicevo, non conta la quantita' di moto della corda, e non deve essere
elementare il fotone.
Ritengo che a tutti gli esempi che riporti sotto si possa rispondere
presentando questo ulteriore esempio (che piu' o meno racchiude tutti quelli
riportati da te).
C'e' una piazza piena di automobili. Dalla piazza parte una strada,
anch'essa piena di automobili, sulla quale, dopo una curva, e' piazzato un
semaforo rosso.
Il vigile preme il pulsante (causa).
La causa appena detta scatena una serie di effetti sconvolgente.
All'inizio avviene che la dendita' di fotoni rossi emessi dal semaforo
diminuisce e quasi contemporaneamente aumenta la densita' di fotoni verdi.
Questi fotoni colpiscono la retina dell'occhio dell'autista della prima
automobile.
Quando la concentazione di fotoni rossi che colpiscono la retina va sotto
una certa soglia scatta nel cervello dell'autista un meccanismo che da' il
via ad una serie di conseguenze gigantesca (neuroni che girano, pedali
premuti, camere a scoppio, benzina che brucia ecc.). La conseguenza
macroscopica e' che la quantita' di moto della prima automobile aumenta
nella direzione del semaforo.
La conseguenza appena vista (cioe' il movimento della prima automobile), e'
causa di nuovi fenomeni. I fotoni emessi dalla prima automobile non sono
piu' focalizzati sulla retina dell'occhio del secondo autista. Quando la
sfocatura supera una certa soglia scatta un nuovo meccanismo nel cervello
del secondo autista che dara' la conseguenza macroscopica che anche la
quantita' di moto della seconda automobile aumenti nella direzione del
semaforo.
Alla fine la piazza si svuota.
La causa e' avvenuta dove e' il semaforo (il vigile ha premuto il pulsante).
L'effetto avviene dove e' la piazza (e l'effetto e' proprio la piazza
vuota).
Nel frattempo c'e' stato trasferimento di quantita' di moto dalla piazza
verso il semaforo. Ma i messaggeri (i fotoni) hanno tutti quantita' di moto
dal semaforo verso la piazza.
Il fenomeno e' ben lungi dall'essere elementare (nel senso che indicavo
sopra). I messaggeri sono moltissimi, e non e' per niente semplice
individuarli. Anzi, la loro individuazione e' proprio impossibile se non si
conoscono le leggi dell'ottica, o dell'elettromagnetismo in genere. Ma
avendo gli strumenti teorici e tecnici adatti si puo' capire che i
messaggeri sono proprio quelle particelle che colpiscono le retine degli
autisti. Si puo' verificare che, modificando quei messaggeri (ad esempio
facendo si' che la retina del primo autista continui ad essere colpita da
fotoni rossi anche dopo che il vigile ha premuto il pulsante) la piazza non
si svuota anche se il vigile preme il pulsante. E si potra' verificare che
la quantita' di moto dei messaggeri va dalla causa verso l'effetto.
Comunque, come ricordato piu' volte, piu' importante della risposta che
propongo, e' la domanda:
a chi va chiesto l'ordinamento causa effetto visto che, posta la
convenzionalita' della sincronizzazione, tale ordinamento non si puo'
chiedere agli istanti segnati dagli orologi?
Una possibile risposta e':
posso continuare a chiederlo agli istanti segnati dagli orologi
sincronizzati in maniera standard perche' assumo che non esista alcun
riferimento privilegiato per la propagazione di segnali superluminali.
Ma questa risposta e' ovvio che non si possa dare nell'ambito di una teoria
che assume proprio l'esistenza di un riferimento privilegiato per la
propagazione dei segnali superluminali.
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Dec 03 2008 - 01:02:22 CET