Re: Gli specchi ustori di Archimede

From: Mezzomatto <giuseppe.demicheli_at_fastwebnet.it>
Date: Thu, 27 Nov 2008 12:44:19 +0100

"Res Solaris"
<www.federico_at_virgilio.it_CHI_SPAMMA_AVVELENA_ANCHE_TE_._DIGLI_DI_SMETTERE>
ha scritto nel messaggio news:ggef7v$vc5$1_at_nnrp-beta.newsland.it...
> Aleph ha scritto:


> Stando alle fonti storiche... questa degli specchi potrebbe essere tutta
> un'invenzione.

Infatti! Gli storici Plutarco, Polibio e Tito Livio, i pi� vicini
(temporalmente) all'evento, non ne fanno cenno.
La leggenda � iniziata con Galeno (secondo secolo Dopo Cristo, quindi a
circa 400 anni dall'assedio di Siracusa) e proseguita con i bizantini.


> Ora, anche supponendo che si siano verificate tutte queste condizioni
> contemporaneamente, una tipica triremi romana viaggiava ad una velocit�
> media di 7,6 nodi e avrebbe coperto 200 metri in meno di UN minuto!!!
> Fossero state quadriremi sarebbero state ancora pi� veloci. Secondo te
> un minuto basta a far prendere fuoco a una nave?
> Pensi che sia gi� abbastanza inverosimile cos� o postuli che le navi si
> trovassero ad una distanza ancora minore?

S�, le navi romane si trovarono a distanze ravvvicinatissime. Accostarono le
mura e tentarono di far salire la fanteria con sambuchi sistemati su quattro
pontoni (ricavati da otto quinquiremi apapiate a due a due). Tali sambuche
erano dei ponteggi che avrebbero dovuto aggraffarsi al sommo delle mura e
consentire alla fanteria di sciamare entro la citt�. Altre sessanta
quinquiremi imbarcavano arcieri, giavellottieri e frombolieri che con i loro
lanci continui avrebbero dovuto tener sgombre la sommit� delle mura dai
difensori.
Polibio racconta con dovizia di particolari i congegni meccanici di difesa
approntati da Archimede: catapulte e balliste che sconquassavano le sambuche
prima ancora di arrivare a contatto delle mura, gru che aggraffavano le prue
delle navi sollevandole quasi in verticale per poi rilasciarle di colpo. Gli
equipaggi ovviamente finivano in mare o ruzzolavano fino a poppa. le mura
erano difese da arcieri al coperto che tiravano attraverso feritorie alte e
larche come un uomo dalla parte interna, ma che si restringevano a imbuto
fino a un piccolissimo quadrato all'esterno. L'arciere poteva vedere e
colpire su un grande angolo solido, ma era al sicuro da qualsiasi proiettile
con traiettoria curva. Poteva essere colpito solo con traiettoria rettilinea
d'imbocco.
Polibio non fa il minimo accenno a strumenti di difesa mediante fuoco,
chimico o fisico che sia.

G. De M.
Received on Thu Nov 27 2008 - 12:44:19 CET

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