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From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Thu, 23 Oct 2008 12:20:09 +0200

"Michele Andreoli" <luogosano_at_gmail.com> wrote in message
news:48ffb6b4$0$1092$4fafbaef_at_reader1.news.tin.it...

> Io direi che se la verita' della legge dipende da "come" la diciamo,
> allora non e' una legge della Fisica. E dato che noi le cose le diciamo
> scegliendo sempre un sistema di coordinate spazio-temporali, la legge non
> deve dipendere da come scegliamo le coordinate spazio-temporali. E per
> capirlo, basta cambiare le coordinate e rifare l'esperimento.

Esattamente.
Infatti per capire che la simultaneita' e' convenzionale basta cambiarla
e ripetere, ad esempio, l'esperimento E2 che dicevo nel precedente post
notando che si ottengono, come e' ovvio, gli stessi esiti che sono, come e'
altrettanto ovvio, quelli previsti dalla teoria espressa secondo la nuova
sincronizzazione. Tanto basta per dire che una qualsiasi sincronizzazione
non e' scritta nella natura.

> Esempio: se dico che il fuoco F delle parabole e' sempre in verticale sul
> vertice V,
[...]
> usi l'espressione "fatti scritti nella natura", la proprieta' non
> era "scritta nella parabola".

Appunto. Cosi' come non e' "scritto nella parabola" che fuoco e vertice
siano sempre in verticale, ugualmente non e' "scritto nella natura" che
eventi "contemporanei" non possano essere l'uno causa dell'altro (oppure, se
volessimo ipotizzare che ci sia scritto, dobbiamo esplicitare con chiarezza
le ipotesi fisiche sulle quali basiamo la nostra ipotesi).

> > Quella che non e' chiara a tutti e' la *convenzionalita'* della
> > simultaneita', cioe' non e' chiaro che, anche limitandoci solo a
> > descrizioni interne a un dato riferimento R, la simultaneita' di due
> > eventi lontani e' comunque non "scritta nella natura".
>
> Ma e' perche' (nell'intimo) non siamo relativisti. L'evoluzione della
> specie non ci ha selezionato per questo. Io stesso, dopo che me lo hai
> ancora una volta ridetto, tra me e me istintivamente ho pensato: "a chi!
> neanche se lo vedo con i miei occhi" :-)

Beh ... da bambini (nell'intimo) abbiamo tutti una concezione del tempo che
e' quella della fisica newtoniana. Poi studiamo la relativita' e ci pare
abbastanza ovvio che la simultaneita' sia relativa (cioe' che la
simultaneita' dipenda dal riferimento). L'insegnamento che io ritengo di
aver ricevuto dall'analisi iniziata da Reichenbach e' che, se vogliamo
veramente dirci relativisti, dobbiamo portare a compimento la discesa del
tempo dall'olimpo dell' a priori, dobbiamo cioe' riflettere sul concetto di
tempo fino a che non ci parra' abbastanza ovvio che la simultaneita' e',
oltre che relativa, anche convenzionale.
E' per questo che un discorso tipo quello che fa Ohanian potrebbe risultare
deleterio. Dire "ma e' ovvio da tempo che la simultaneita' sia
convenzionale. Altrettanto ovvio e' che che la natura ci suggerisca una ben
precisa sincronizzazione", per poi chiudere li' il discorso, e' un modo per
"tranquillizzarci nell'intimo". E' un modo per dire che possiamo usare senza
problemi, sempre e comunque, la sincronizzazione standard. Il che e'
corretto, ma ci lascia troppo "tranquilli nell'intimo". Ed essendoci
tranquillizzati troppo, ci viene naturale seguire Einstein, Pauli, Von Laue,
Rindler, nei loro errori.

Quello che e' piu' grave e' che la "troppa tranquillita'" ci porta a sposare
l'interpretazione ortodossa dell'esperimento di Aspect sulla base di
considerazioni che ci paiono ovviamente corrette ma che, mentre ci
tranquillizzavamo, dicevamo essere ovviamente sbagliate.
Poi l'interpretazione ortodossa si potra' anche sposare, ma non sulla base
di "e' impossibile che ci sia comunicazione fra le misure in quanto esse
avvengono contemporaneamente", se prima non spieghiamo su quale ipotesi
fisica intendiamo basare il significato della parola "contemporaneita'".

> Quello che dice in piu' Ohanian e' che, se proprio vogliamo fare una
> scelta, tanto vale scegliere la piu' simmetrica.

Questo lo dice anche Reichenbach. Lo dice quando fa notare che il progetto
dell'architetto che usa il sistema decimale e' piu' semplice. Reichenbach
aggiunge che la semplicita' del sistema decimale non rende il progetto "piu'
vero" di quello che usa i pollici. Entrambi i progetti danno luogo alle
stesse evidenze sperimentali (ad esempio il palazzo e' alto tanto quanto 20
finestre).

> Questa scelta, per quanto ho capito io, e' quella che si chiama
> *sincronizzazione standard* di due punti infinitamente vicini. E'
> arbitraria, ma almeno e' buona da mangiare.

Infatti possiamo *scegliere* di mangiare quello che ci pare "piu' buono". E
tutti concordano, Reichenbach in primis, che la sincronizzazione standard e'
"piu' buona" delle altre. Reichenbach semplicemente ci ricorda che il cuoco
(la natura) non impone alcun piatto. E' proprio questo, il fatto che la
natura non imponga alcun piatto, che Reichenbach chiama "base logica" della
relativita'.

> Michele

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Thu Oct 23 2008 - 12:20:09 CEST

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