Sao 67174 wrote:
> "RLDeboni" <robertodeboni_at_deboni.name> ha scritto nel messaggio
> news:DP6dne6PQonfXx3VRVn_vwA_at_giganews.com...
>> Il combustibile nucleare, una volta estratto dal reattore mi risulta avere
>> una composizione, ad esempio, del seguente tipo:
>>
>> 94,8% U238 (fissionabile)
>> 0,8% U235 (fissile)
>> 0,4% U236 (fissionabile?)
>> 1,0% Pu239 (fissile) e Pu240 (fissionabile?)
>> 3,0% prodotti di fissione, ovvero:
>>
>> Zr, Mo, Tc, Ru, Rh, Pd, Ag, I, Xe, Cs, Ba, La, Ce, Nd
>>
>> piu' gli isotopi radioattivi a media/lunga vita:
>>
>> Sr90, Cs137, Tc99 and I129
>>
>> a) Mi pare che Ru, Rh, Pd e Ag meriterebbero di essere recuperate. Dove
>> posso trovare le relative percentuali ?
>
> Recuperabili per cosa? Prima li devi recuperare, separandoli dagli altri
> elementi, e tutto questo in un ambiente altamente radioattivo, in un
> impianto industriale, probabilmente in un altiforno, che deve essere
> isolato dall'esterno, poi devi usare un processo analogo all'arricchimento
> dell'uranio per separare gli isotopi radioattivi da quelli che non lo sono
> per recuperare quest'ultimi:
Mi pare che quella del contenimento non sia altro che la tecnologia gia'
in uso per la produzione o il ritrattamento del combustibile nucleare.
Se ha funzionato per mezzo secolo (non mi risultano casi "alla
Chernobyl" presso questi siti industriali) perche' non dovrebbe essere
possibile anche per altre produzioni, come l'estrazione di materiali
utili dal combustibile ?
In quanto all'altoforno, perche' dovrebbe essere preferibile ad una
soluzione di estrazione per ricombinazione chimica ?
> pensi che ne vale la pena per l'argento (Ag)?
Non lo so. Si tratta di vedere i valori economici. Certo che se si mette
il sistema per altri elementi piu' rari, come sottoprodotto si potrebbe
anche ricavare l'argento, che bene o male qualcosina vale.
> Senza contare che impurit�
> chimiche ci saranno sempre
Come in qualsiasi prodotto industriale. Le produzione al 99,99% di
purita' di qualsiasi genere di elemento sono in genere costose e di
utilizzo molto specifico.
> e possono rovinare l'interesse per l'elemento
> chimico a meno di non usare sistemi elettrochimici, che applicati all'oro
> qualcuno usa ma per gli altri elementi?
Dipende dal valore commerciale dell'elemento e dalla purezza richiesta.
Ricordo che anche il rame si ottiene per procedimento elettrochimico che
quindi non e' una eccezione in campo industriale.
> Inoltre rimarrebbe sempre una
> certa percentuale di isotopi radioattivi,
Questo semmai e' piu' problematico.
> tu lo regaleresti un braccialetto
> d'argento alla tua fidanzata se contenesse l'1% di argento radioattivo?
La fidanzata ? No, ... ma una moglie ... ;-) scherzi a parte,
chiaramente l'uso "umano" non sarebbe compatibile se la radioattivita'
residua e' eccessiva o di tipo pericoloso.
Pero' non vedo problemi per l'uso industriale, magari proprio negli
impianti nucleari, ove in ogni caso il personale gira per lo
stabilimento con misuratori personali di radioattivita' e quindi ogni
sovraesposizione e' immediatamente riscontrata e evitabile.
Inoltre questa radioattivita' residua non mi preoccupa se e' inferiore
al sottofondo naturale. Ritengo che molti abbiano una fobia del nucleare
perche' semplicemente non sanno in mezzo a quanta radiazione naturale
sono immersi. Poi una escursione in montagna ad alta quota o un lungo
volo in aereo di linea, vale quanto una vita in una centrale nucleare.
Insomma, si tratta di capire "quanto radioattivo" o quanto occorre
lasciare "maturare" il prodotto perche' la radioattivita' residua sia
ridotta al minimo ammissibile.
> O l'1 per mille, o l'1 su 10.000?
>
>> b) Dove posso trovare info sulla possibilita' di convertire (bombardamento
>> con particelle di qualche tipo ?) i letali Sr90, Cs137, Tc99 and I129 in
>> qualcosa di piu' innocuo ?
>
> il convertire con bombardamento di particelle un elemento in un
> altro in genere ti produce ancor pi� materiale radioattivo anche se
> in certi casi potrebbe convenire, ma il problema �: quanto costa
> il procedimento?
Non lo so. Prima devo capire che procedimenti siano possibili, gli
impianti necessari, il loro costo e la loro produttivita'.
>> c) E' difficile estrarre Xe135 and Sa149 dal combustibile spento ?
>
> Riguardo al Sa149 non so, lo Xe135 � gassoso e essendo un gas
> nobile non si lega a niente, per cui lo raccogli in fondo ai contenitori
> delle scorie, essendo anche pi� pesante dell'aria.
Quindi resta il Sa149 ...
>> d) Ho presente che e' difficile separare i vari isotopi tra di loro (ad
>> esempio U235 dal U238) perche' sono chimicamente simili, ma gli altri
>> elementi ? Si e' provato a separarli (un po' come si fa per la
>> distillazione frazionata degli idrocarburi, ovviamente intendo solo come
>> parafrasi) ?
>
> Non vorrei dire una sciochezza, ma credo che nessuno ci abbia provato
> almeno a livello industriale, perch� non le valeva la pena economicamente,
> inoltre tutto il processo dovrebbe avvenire in un impianto isolato e
> schermato dall'esterno,
Tricastin ? ;-)
> possibilmente sotterraneo e in assenza di falde
> acquifere, in zona non sismica, vedi allora che la questione comincia
> ad essere leggermente complicata, forse in uno scudo continentale si
> potrebbe fare, altrove no.
Qui mi sembra che stia esagerando un tantino.
>> Fino ad oggi l'economia di mercato, mi pare abbia escluso ogni recupero,
>> ma oggi di fronte al petrolio verso i 150 dollari (e quindi conseguente
>> aumento del valore dell'uranio fissile), ma anche di fronte alla scarsita'
>> di certi metalli (vedi il rodio ed il palladio), non e' possibile che il
>> combustibile esausto (o scorie nucleari, come purtroppo molti ancora amano
>> definirlo) sia una vera miniera d'oro ?
>
> No, la maggior parte degli elementi che potresti estrarre sarebbero
> costituiti di isotopi radioattivi
Vediamo di cosa potrebbero trattarsi.
Argento: quello a piu' lunga vita e' Ag108 con 418 anni. La cosa
interessante e' che decade in Palladio. Tutti gli altri isotopi decadono
in meno di 10 giorni (percio' dopo un'anno la percentuale residua ...)
Rutenio: quello a piu' lungo decadimento e' Ru106 che decade con 374
giorni in rodio, Rh106. Un problema potrebbe essere il Ru97 che decade
con 3 giorni in Tecnezio Tc97 che pero' mi pare abbia un suo utilizzo
nella medicina nucleare. Anzi, oggi ho scoperto che la maggior parte
della produzione di tecnezio e' ricavata proprio dal combustibile esausto.
Rodio: quello a periodo piu' lungo e' il Rh101 con in 3,3 anni,
trasformandosi in Ru101 (stabile)
Palladio: anche qui abbiamo isotopi che decadono in pochi giorni, tranne
il Pd107 che ha un periodo di decadimento di milioni di anni (e quindi
presumo che sia poco radioattivo ?) e si trasforma in Ag107 (stabile)
Insomma, non vedo elementi di preoccupazione.
>, e per molti elementi, se non tutti, la
> piccola percentuale di isotopi radioattivi che rimarrebbe, leverebbe
> ogni interesse per un riciclaggio,
Se non sbaglio, in tutti i minerali esiste una percentuale di isotopi
radioattivi, magari molto bassa, ma esiste. Percio' non mi sembra per
nulla scandaloso la produzione di elementi contenenti isotopi
radioattivi. Si tratta di una mera questione di intensita' della
radiazione. E poi, insito, per usi industriali e' probabile che questa
radioattivita' residua non sia solo innocua (se l'operatore e' a
distanza) ma anche utile (si pensi alla sterilizzazione degli alimenti).
> senza contare che un impianto
> industriale � soggetto per la sua complessit� a guasti e incidenti,
Su questo non ci piove, direi che per un grosso impianto, sono
all'ordine del giorno.
> in questo caso gli incidenti provocherebbero fughe di materiale
> radioattivo,
Primo: non e' detto che debba essere cosi', basta munire l'impianto di
gusci di contenimento, come si fa per i reattori nucleari occidentali
(sottolineo che Chernobyl ne' era privo ... tralascia le relative
considerazioni polemiche nei confronti di chi insiste ad usare Chernobyl
come esempio di un futuribile di una qualsiasi reattore nucleare moderno).
Secondo: anche una fuga di materiale radioattivo non e' la fine del
mondo se modesta. Perche' isotopi radioattivi sulla terra sono diffusi
ovunque. Ed il Radon che trova scendendo in cantina non e' proprio poca
roba, visto che puo' arrivare a raddoppiare la sua esposizione
giornaliera. Percio' chi ha paura della "fughe radioattive modeste"
trovo che abbia un atteggiamento che sfiora piu' la superstizione che di
un razionale desiderio di non subire danni alla propria salute.
> hai in mente una delle tante raffinerie di petrolio
> che hanno preso fuoco? Hai in mente il loro fumo? Immagina
> che fosse radioattivo, quale sarebbero state le conseguenze?
Non mi risulta che nelle raffinerie di petrolio siano previste strutture
di contenimento (insomma sono tante Chernobyl, magari a due passi da
casa nostra, in attesa del disastro ambientale). Inoltre il fuoco per
una raffineria di petrolio e' un fattore rilevante che non credo sia
paragonabile in un settore industriale come il trattamento dei metalli.
Quante acciaierie conosce che abbiano preso fuoco (restando sull'ipotesi
che non condivido, dell'altoforno) ?
>> Anzi, mi domando se esiste la convenienza gia' oggi a recuperare il
>> combustibile sigillato nell'ex-reattore di Chernobyl ...
>
> Si? E come? Quanto vale quel combustibile pulito, diciamo 1
> miliardo di Euro (molto spannometricamente) e quanto costerebbe
> costruire un sarcofago accanto da dove entrare nella centrale, usando
> robot speciali (l'ambiente � talmente radioattivo che non si possono usare
> telecomandi, gli impianti elettrici sono fortissimamente disturbati,
> i circuiti elettronici distrutti in pochi minuti)
Suppongo si tratti di robot idraulici, a controllo pneumatico o ibridi.
Costera' una certa cifra. Ma 1 miliardo di euro sono veramente tanti.
Insisto, l'Ucraina ha ben del deposito di "metallo prezioso",
prelevabile, se non proprio oggi, in un non lontano futuro.
Tra l'altro, sapeva che dopo l'incidente, e terminata la costruzione del
primo sacrofago, per anni gli altri reattori nucleari dell'impianto sono
stati tenuti in funzione, ed ogni giorno gli operai andavano al lavoro ?
L'Unita n.1 ha cessato la produzione nel 1997. L'Unita' n.2 e' stata
fermata solo nel 1991 a causa di un'incendio. L'Unita' n.3 e' stata
chiusa definitivamente nel 2000. Il tutto a due passi dal sacrofago.
Aggiungo:
http://www.unscear.org/unscear/en/chernobyl.html
Ritengo che sara' solo l'incentivo economico di recuperare il
combustibile che porra fine all'"incubo di Chernobyl" pagando i costi
del lavoro di pulizia. Ho letto che il problema piu' serio e' che
all'interno del sacrofago sono disperse varie tonnellate di finissimi
polveri di combustibile. Il combustibile, circa 200t (il 95% di quello
presente al momento dell'incidente), e' sotto forma di:
- pellet di ossido di uranio di cui il 2% e' U235 (il resto dovrebbe
essere U238)
- la polvere di cui sopra, con diametri da decimi di micron e pochi
micron, composto di combustibile fuso con la copertura metallica che
ricopriva le barre di combustibile (circa 4 tonnellate, in aumento)
- tre ampie "colate di lava" di combustibile misto a sabbia o cemento
(che si traforma in polveri)
Sarebbe necessario "aspirare" tutte quelle polveri per scongiurare ogni
pericolo in caso di crollo del sacrofago. L'incentivo di recuperare
l'uranio contenuto potrebbe pagare i costi dell'operazione.
> per poi ritrovarti davanti
> a che? Un ammasso di metallo a centinaia di gradi
Caldo ? Non credo cosi' tanto. Dopo 20 anni. Proprio perche' e' una
miscela di "porcherie" varie credo la reazione sia ferma, e' c'e' solo
il calore residuo del decadimento. Ma anche se fosse a 200-300 gradi,
non mi pare che sia una temperatura tale da ostacolare piu' della stessa
radioattivita', che e' il vero rischio con si ha da trattare.
> costituito da
> uranio, plutonio, ferro, alluminio, impurita e schifezze varie.
> Dovresti tagliare con seghe (diamantate?) o laser di potenza,
> blocchi di metallo da portare fuori, creando e spargendo nubi
> di aerosol di metalli radioattivi che non devono assolutamente
> andare all'aria aperta?
Gli le polveri ci sono gia' e si stanno spandendo. Una attivita'
industriale in loco migliorerebbe la situazione (se non altro per
proteggere il personale operativo) per le misure di contenimento che
sarebbero prese (anche l'equivalente di un hangar per dirigibili puo'
bastare a contenere le polveri, che oltretutto si desidera recuperare,
un modo come si fa nelle fabbriche che lavorano l'oro, ove si va fino a
recuperare la polvere della spazzatura.
> Poi devi portare questi blocchi altamente
> radioattivi in un impianto di lavorazione,
Niente di piu' complicato dei contenitori di combustibile esausto.
> credi veramente
> che le radiazioni di questi blocchi possano essere schermate
> efficacemente?
Si.
> Tu lo faresti l'autista di uno di questi camion?
Perche' no ?
http://www.world-nuclear.org/info/inf20.html
R.L.Deboni
Received on Fri Jul 25 2008 - 19:05:58 CEST