Re: Paradosso della perdita dell'informazione in un buco nero
"Archaeopteryx":
> Omega:
>> ... Chi ha
>> capito veramente qualcosa e sa usare il linguaggio in
>> modo adeguato, � sempre in grado di trasferire di
>> qualche livello ci� che ha capito. E se leggi il mio
>> post sulla divulgazione vedi che � una questione di
>> livelli (interfacce) controllate.
>
> E' solo una tua convinzione che stai facendo passare per
> una sorta di rapporto logico di causa-effetto.
Perch� lo �. Quello � il modo per diffondere la conoscenza.
Poi c'� chi non � interessato, ma non fa testo.
> Tutti
> abbiamo avuto esperienza di qualcosa che ci era ostico
> fino a che qualcuno con una comprensione profonda ce l'ha
> fatta a sua volta comprendere. Ma "elevare" questa
> esperienza a una necessit� logica � qualcosa tutta da
> dimostrare.
Come sempre, � solo una questione di metodo.
Ma anche tu ammetti che chi ha una comprensione profonda fa capire meglio di
chi fa il mestierante dell'insegnamento.
Del resto � ovvio.
>> ... come credi che si progetti la tecnologia
>> necessaria se non c'� chi ha capito a un livello
>> diverso dall'originale? (...)
>
> Conosco a sufficienza questi problemi perch� non sia
> necessario farmici una lezioncina :)
Non so se stessi parlando con te. Ho detto solo quello che penso senza voler
fare lezioni a nessuno: le cose complicate non sono solo nella fisica. Ma
proprio per questo dico che � questione di metodo. La fisica non � esonerata
dall'applicarlo.
Aggiungo che lo sforzo per chiarire ad altri fa capire meglio anche a noi. �
di nuovo ovvio, no?
> ... Ho avuto professori di grande levatura
> scientifica totalmente incapaci di spiegare la propria
> materia. Sono stati pochi (in genere il livello accademico
> � alto, nonostante quello che molti credono) ma ci ho
> avuto a che fare. Per me questo � come minimo un
> controesempio, ovviamente non pretendo a mia volta di
> farlo passare come verit� assoluta.
Anch'io ho avuto esempi in apparenza del genere, ma poi i miei seri dubbi
sulla "grande levatura scientifica" si sono confermati.
>> Aggiungo un'altra battuta lapalissiana: non esiste cosa
>> ideata o scoperta dall'uomo che non sia a portata
>> dell'uomo. Questa � una tautologia, e quindi �
>> assolutamente vera.
>
> A me pare piuttosto un paralogismo zoppicante. La
> "premessa", ovvero che non esista cosa ideata dall'uomo
> che non sia alla sua portata non � verificata nei fatti.
1. � sicuramente alla portata di chi l'ha ideata, e questa � gi� una
risposta
2. se non rimane nel cassetto dell'inventore diventer� pubblica; e questa �
un'altra parte della risposta;
3. e se non � una cosa troppo banale sar� pubblica per secoli. Questa la
parte finale della risposta.
La differenza fra tautologia e paralogismo � grande anche in questo caso.
> Ciascuno di noi ha dei limiti alla propria possibilit� di
> capire.
Solo questione di come sono messe le cose. Cose che non capisci leggendo le
capisci con le immagini, per esempio, ma il meglio ovviamente � il
laboratorio, appena possibile.
Quella della divulgazione non � un banale esercizio o un compito per figli
di un dio minore, ma � una tecnologia - anche se molto sconosciuta - con
enormi valenze sociali. I dipartimenti dovrebbero avere una precisa funzione
con questo compito. Alcune universit� in Usa e non solo in Usa ce l'hanno,
in genere per uso interno.
> Sul piano pratico le nostre posizioni possano
> avvicinarsi (presenza di un grandissimo divulgatore e
> pubblico motivatissimo possono fare miracoli) ma c'� un
> limite a questa sorta di processo. Anche io vorrei tanto
> smanazzare con l'apparato matematico delle stringhe ma non
> potr� mai. E lo stesso vale per chiunque di noi oltre il
> proprio limite.
Io non ho mai rinunciato a niente, e non ho avuto torto. Per� ...
Per� prima di addentrarmi nei formalismi matematici faccio sempre le pulci
alle premesse non matematiche.
Se non sono chiare e distinte non vado avanti di sicuro.
La motivazione del pubblico non deve essere una condicio. Quella non sarebbe
democrazia ma demagogia.
>> Il titolo non incoraggia molto perch� sottende un
>> pregiudizio, che cio� sia spiegabile fisicamente
>> l'atteggiamento di una mente che cerca (o comunque
>> pensa).
>
> Forse non incoraggia ma il testo � straordinario (non �
> farina del mio sacco, se ne discusse qui).
Non lo metto in dubbio, ma implica il giudizio di merito sul destinatario:
perci� ho cambiato il 'for' in 'of' (ma non si � capito).
In ogni caso, se � ben fatto come dici (e ti credo), significa proprio che
ha svolto una funzione d'interfaccia.
Ma questi casi non devono essere isole nel deserto (il libro ha 50 anni dice
Fabri): devono essere la normalit�.
>>> Personalmente credo che la "banale" meccanica sia un
>>> campo per me ancora tutto da esplorare. Perch�
>>> allora dovrei occuparmi di cose cento volte pi�
>>> complesse sperando di cavarci qualcosa?
>>
>> Questo � un tuo problema.
>
> Quel che scrivi mi fa pensare che sia in maggior misura
> tuo, perch� non ne sei cosciente.
Non ne sar� cosciente, ma allora ho fatto il progettista (anche) meccanico
per anni senza rendermi conto di non aver capito la "banale" meccanica.
Non credo: ho fatto capire la giroscopia a squadre di tecnici di
progettazione, e ho anche un vecchio brevetto sul tema, quindi forse la
"banale" meccanica l'ho capita.
Ecco perch� dico che � un tuo problema.
> La teoria del complotto sotto non troppo mentite
> spoglie...
Macch�, solo trascuratezza, sciatteria, spocchia.
> Al proposito bisognerebbe ricordare che i
> migliori testi di divulgazione sono roba di decenni fa.
Esatto!
> Ora non se ne scrivono quasi pi�, e sospetto che sia una
> questione di domanda-offerta.
Non credo sia cos� semplice, ma certo l'esito finale � quello.
Sai perch� non � cos� semplice? Perch� la vera domanda che manca � quella di
competenza, anzi di formazione, anzi di cultura. In uno stato la cui
economia ormai � pura bottega, chi chiede vera competenza, vera formazione,
cio� una cultura che non sia da meri esecutori (cio� puro addestramento coi
paraocchi)? Le imprese, che non fanno pi� ricerca e sviluppo? Le
amministrazioni pubbliche, dove si sentono congiuntivi alla fantozzi?
Figuriamoci! Allora se una cultura che non sia a paraocchi non � richiesta,
perch� leggere cose che non siano fiction? Di qui il calo della domanda di
seria divulgazione. Nota che anche la domanda di teatro � in serio calo (in
TV � scomparso) e anche la domanda di musica che vada oltre il pop e
l'opera. Insomma non � affatto richiesto che una persona sia minimamente
colta, allora la conseguenza � immediata.
Si scrivono invece
> tonnellate di testi di pseudo-divulgazione, quasi tutti
> per un verso o per l'altro per nulla buoni. Credo che in
> realt� oggi si consumi il sapere come si consuma un drink
> o qualsiasi altra cosa. Il pubblico chiede quello e lo
> scienziato, in buona o cattiva fede si adatta. A questo
> punto, di chi � la "colpa"?
Dello scienziato. Delle universit�.
Se tutti fumano, fumi anche tu?
Non ho capito.
Io ho imparato che ci� che so fare e che ho il talento per fare lo devo fare
sempre e comunque. Per la semplice ragione che altrimenti io non sono io.
Ma se mi stai dicendo che il nostro paese manca di identit� non sbagli di
sicuro.
Qualcuno qui mi ha stupidamente accusato di pretendere di acquisire le cose
senza farmi il mazzo, come se la mia pretesa di divulgazione fosse invece
una pretesa di banalizzazione. Beh, � mera malafede crederlo.
> Son problemi molto vasti ma non credo sia utile farsene
> una ragione di vita, credo si viva ugualmente senza il
> "dovere della divulgazione".
Si vive comunque: basta McDonalds un paio di volte al giorno.
Ma qualcuno ha detto che non si vive di solo pane.
Non ricordo per� se era un fisico o no.
Se non lo era, allora lo si pu� ficcare in un bel crackpot.
Che ci vuole?
Saluti
Received on Wed Aug 22 2012 - 19:20:20 CEST
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