Re: Entropia

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_univ.trieste.it>
Date: Mon, 31 Mar 2008 23:49:21 +0200

3p wrote:
... Cmq sergio carr� non �
> l'unico ad assegnare questo significato al termine positivismo. Per
> esempio anche franco selleri lo fa.

...
> Ma credo che positivismo � anche un termine un
> po' pi� tecnico, della filosofia della scienza, che sta a indicare
> l'atteggiamento dello scienziato che vuole solo e soltanto,
> esclusivamente, ottenere le equazioni che mi permettono di dedurre
> l'esito dell'esperimento, l'atteggiamento del non interrogarsi sul
> significato pi� profondo delle equazioni, l'atteggiamento di chi non
> cerca di "interpretare" le equazioni, di chi non si interroga sulle
> fondamenta concettuali, ma sceglie solo ed esclusivamente di scrivere
> equazioni che colleghino fra loro i fatti sperimentali.
...

> posso
> rinunciare anche a dare una spiegazione del moto browniano e limitarmi
> a misurarne le caratteristiche e formulare delle leggi per prevedere
> statisticamente lo spostamento della particella in sospensione, senza
> chiedermi altro (perch� si muove cos�? perch� se vario la temperatura
> o le dimensioni il moto varia cos� e cos�? come posso collegare fra di
> loro le varie leggi empiriche che ho dedotto, per mezzo non tanto di
> ulteriori leggi, ma di un modello?)

Non mi e' mai capitato di incontrare una descrizione dell' atteggiamento
che descrivi come positivista. Ma questo vuol dire poco. Non sono uno
storico della filosofia.

Vorrei pero' osservare che l' atteggiamento di cui parli mi sembra poco
suffragato dalla storia della scienza (fisica in particolare). A meno
di non voler dare del positivista anche al Newton delle "hypotheses non
fingo". Che pero' enunciava quel "manifesto" dopo aver ammesso che non
era riuscito a scoprire la ragione delle proprieta' della gravita' a
partire dai fenomeni.

Ma questo non lo chiamerei positivismo. E' piuttosto il pragmatismo
della scienza moderna contrapposto alla ricerca della "natura delle
cose" della filosofia antica.

Forse il miglior esempio di esplicita ammissione collegabile ad un
retroterra "positivista" (almeno per quanto l' empiriocriticismo puo'
essere considerato l' epigono del positivismo) puo' essere considerata
  la parte introduttiva dell' articolo di Heisenberg sugli Zs. Phys. 33
del 1925 "Reinterpretazione quantistica delle relazioni cinematiche e
meccaniche", in cui nasce coscientemente la meccanica quantistica (nella
formulazione matriciale). Gia' nell' abstract il programma di H. e'
di "cercare di stabilire le basi per la meccanica quantistica teorica
esclusivamente sulla base di relazioni tra quantita' che siano almeno in
principio osservabili". Ma come combinare la scoperta della non
commutativita' degli analoghi quantistici di posizione e momento con il
lavoro fatto dallo stesso Heisenberg per dar conto del principio di
indeterminazione su basi fisiche ? Attenzione che H. non dice "questo
e' il formalismo e il resto sono teoremi sul cui significato non ci
interrogheremo ne' adesso ne' mai". Anzi cerca di dare delle ragioni
fisiche legate ai processi di misura per le relazioni di indeterminazione.

L' esempio che fai del moto browniano e' interessante. Pero' io non
lo vedo come un esempio di quello che tu chiami atteggiamento
positivista. Piuttosto mi sembra un' esemplificazione di cosa voglia
dire "spiegazione" nella scienza moderna. Ci sono dei fenomeni di cui
all' inizio si riesce a dare unicamente una descrizione in termini di
relazioni empiriche> Ma questo non esclude l' interrogarsi sulla
ragione delle osservazioni (p.es. lo stesso Brown avanzo' e poi provo'
  falsa l' ipotesi di movimenti dovuti ad esseri animati). Ai tempi di
Brown non era invece possibile operare la riduzione in termini di moti
atomici, fatta quasi cento anni dopo da Einstein, Smoluchowski e altri.
Ma questo non dipese da mancanza di interesse di Brown e contemporanei
per una "spiegazione" del fenomeno.

Infine, noterei anche che la "spiegazione" dei fenomeni della scienza
moderna, piu' che sulla riduzione a modelli, viene spesso vista come la
riduzione ad un minor numero di teorie "piu' fondamentali" in un gioco
di matrioske teoriche di cui si spera ma non si sa dimostrare che esista
un termine. Ho pero' la sensazione che, lentamente, anche questa fede
in un approccio riduzionista venga erosa. Personalmente non ne sono
turbato.

Giorgio
Received on Mon Mar 31 2008 - 23:49:21 CEST

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