Re: Come Galileo ha capito Einstein
?manu* wrote:
> Elio Fabri wrote:
>> Spiego che cosa intendo per "divulgativo".
>> Uno scritto che si propone di "divulgare" presso un pubblico non
>> specialista delle conoscenze, idee, risultati, concetti che sono ben
>> noti e acquisiti nell'ambito specialistico e che si cerca di
>> trasmettere semplificandoli.
>
> Onestamente non vedo perch� metti come richiesta che i concetti siano
> ben noti e acquisiti. Se uno riesce ad esprimere in maniera
> "divulgativa" risultati non ancora largamente acquisiti tanto meglio.
> Certo poi deve essere in grado di sostenere le sue tesi, ma di per s�
> non vedo niente di male a sovrapporre la parte scientifica a quella
> divulgativa.
Secondo me tutto il discorso andrebbe messo in prospettiva storica.
Cosa mai sarebbe una divulgazione "astorica" avulsa dal modo di "fare
scienza", da quello di pubblicizzare i propri risultati e dalle
competenze culturali dei lettori ?
Al tempo di G.G. non esisteva la figura del fisico specializzato, le
riviste con peer review :-) e chi era in grado di leggere un libro
aveva automaticamente un livello culturale superiore in cui arti e
scienze che oggi verrebbero considerate discipline specializzate e
settoriali erano in uno stato di forte osmosi. Certo, il teologo, il
notaio o il medico che avevano passato venti anni lontano da
dimostrazioni di geometria o dal "filosofare sulla natura" potevano
avere qualche difficolt� a seguire qualche passaggio del Dialogo. Ma
dubito che G.G. avrebbe capito la domanda "Ma la S. V. Ill.ma scrive di
scienza o di divulgazione ?"
Mi sembra che la divulgazione in fisica nel senso di Hawkings (ogni
formula dimezza il numero dei lettori, quindi occorre tradurre le
formule) sia figlia della nascita di un apparato formale pi� poderoso
di quello usato da G.G.
Forse "Newton spiegato alle dame" potrebbe starci un po' meglio come
divulgazione ma non l'ho letto, potrei sbagliarmi, e comunque ritengo
che certo "dilettantismo settecentesco, poteriore di un secolo e mezzo a
G.G., sia comunque diverso da quello dei tempi di Galilei, da quello
ottocentesco, per non dire quello contemporaneo.
Giorgio
Received on Sun Mar 16 2008 - 18:12:19 CET
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