[Silvio Ce:]
> pensavo a un metodo artigianale al posto dei dosimetri badge
> fotografici dei medici che non credo si trovino in commercio per fare
> una misurazione seppur non istantanea alternativa a un contatore.
Questo piu' o meno lo supponevo. Quel che forse servirebbe
sapere e` piu' che altro lo scopo. Hai un singolo campione da
esaminare, per sapere se contiene qualcosa di radioattivo? O
ne devi esaminare tanti? Ti basta sapere che e` radioattivo o
vorresti capire quanto, o addirittura identificare il
radionuclide responsabile? O ti interessa un uso dosimetrico,
cioe` fare un badge da indossare che misuri l'esposizione
personale per lunghi periodi? O per brevi periodi (visita a
sito potenzialmente pericoloso)?
Sono problemi diversi. Il dosimetro a pellicola ha molti
vantaggi per l'uso per cui e` progettato: e` leggero, non
consuma corrente, per sua natura integra automaticamente su
lunghi periodi, costa poco per grandi numeri. La complessita`
e` concentrata nel servizio accessorio che esamina il badge e
fornisce il risultato. Tale servizio non e` banalissimo. Uno
dei problemi tipici dei dosimetri e` che per stimare il danno
biologico occorre misurare l'energia dei fotoni X o gamma.
Generalmente i sensori impiegati nei dosimetri sono molto
semplici e si limitano a contare i fotoni senza misurarne
l'energia; anzi, spesso sono meno sensibili alle alte
energie, il che da` luogo a una curva di risposta all'energia
circa opposta a quella desiderata. I dosimetri a pellicola
affrontano il problema coprendo varie parti della pellicola
con schermi di vari materiali e spessori. Gli schermi non
sono tutti trasparenti allo stesso modo alle varie energie;
questo consente di stimare l'energia dei fotoni da quanto
diversamente le varie parti della pellicola sono state
impressionate. Tutto cio` ha senso per un uso dosimetrico,
non necessariamente per altri usi.
Se vuoi solo testare un po' di campioni e ti interessa solo
sapere se contengono qualcosa di radioattivo, senza
pretendere di capire quanto o cosa, il mio consiglio rimane
quello di prima: app per smartphone che sfrutta la fotocamera
incorporata oppure vero e proprio sensore di radiazioni
collegabile a smartphone. Se ne era discusso in questo
thread, a cui ti rimanderei:
https://tinyurl.com/y7lcy5l8
Le app costano solitamento poco o addirittura nulla (ne
esistono svariate; GammaPix giusto per citarne una). I
sensori collegabili vanno sulle decine di euro per quelli
meno sensibili (li trovi anche su Amazon, ad esempio quelli
della FTLab); quelli un po' seri vanno sul centinaio o piu'.
D'altro canto, anche attrezzarsi per sviluppare pellicole non
costa zero, a meno che tu non lo facessi gia`.
Gli strumenti (detector) veri e propri vanno sulle centinaia
di euro. Questo e` anche piu' o meno il costo dei dosimetri
elettronici piu' economici, che ti consiglierei se tu dovessi
per qualche motivo recarti in luoghi potenzialmente
pericolosi senza poterti giovare di qualche servizio
organizzato di dosimetria. Tieni conto che i dosimetri sono
molto meno sensibili dei detector e richiedono tempi lunghi
per misurare alcunche'; sono pero` piu' adatti dei detector
all'uso dosimetrico per altri motivi, come leggerezza e basso
consumo.
Poi naturalmente ci sono gli strumenti seri che costano molto
di piu'. Un SPRD (Spectroscopic Personal Radiation Detector)
costa migliaia di euro; non solo misura lo spettro di energie
dei fotoni gamma ma lo confronta con una libreria di spettri
per identificare il radionuclide. E stiamo parlando di
oggettini progettati per agenti che sorvegliano le frontiere;
gli strumenti di laboratorio costano di piu'...
Ciao
Paolo Russo
Received on Fri Aug 31 2018 - 16:23:19 CEST