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From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Sat, 28 Jul 2007 23:56:41 +0200

"Giorgio Bibbiani" <giorgio_bibbianiTOGLI_at_virgilio.it> wrote in message
news:46ab0bc5$0$4798$4fafbaef_at_reader4.news.tin.it...

> Ovviamente su questo sono d'accordo, ma il fatto che il
> procedimento di sincronizzazione sia convenzionale non
> significa che tutti i procedimenti di sincronizzazione siano
> equivalenti,

beh, lo sono dal punto di vista fisico.
E' esattamente come descrivere il vettore forza peso tramite le
componenti -mg*(0,0,1) o -mg*(0,SQRT(2)/2,SQRT(2)/2).
E' ovvio che le due descrizioni sono equivalenti dal punto di vista fisico,
cosi' come e' ovvio che nessuna evidenza sperimentale puo' obbligarci a
scegliere una descrizione a scapito dell'altra (o di una qualsiasi delle
infinite altre).

> e' chiaro che dovendo scegliere un modo di
> sincronizzare gli orologi scegliero' quello che che permette
> di scrivere le leggi della fisica in modo piu' semplice.

Certamente questo si puo' fare. Ma la semplicita' non e' certo un criterio
oggettivo nel senso che, ad esempio nell'esempio precedente, per alcuni
problemi potrebbe risultare piu' semplice la scelta che rappresenta la forza
peso tramite le componenti -mg*(0,SQRT(2)/2,SQRT(2)/2).

> Se scelgo, come di consueto, di misurare le distanze con
> regoli traslati nello spazio

Qui io ritengo opportuno specificare il significato delle parole da usare.
Per me il fatto che la distanza si misura con il regolo (e l'intervallo di
tempo con l'orologio - *un* orologio, non due orologi distinti) non e' una
scelta ma e' una *definizione*. In sostanza concordiamo di dare alle parole
"misura di distanza" e "misura di intervallo di tempo" le definizioni
*operative* ben note.
Posto questo, cioe' posto che accettiamo tutti di utilizzare le parole
"distanza" e "intervallo di tempo" secondo quel significato, ci possiamo
porre il problema della sincronizzazione.

> e di sincronizzare gli orologi con segnali
> luminosi, otterro' come risultato che la grandezza dr^2 - dt^2
> sara' invariante al cambiare del sistema di riferimento, e questo e' un
> _fatto sperimentale_, non e' una conseguenza della definizione
> convenzionale delle coordinate

benissimo! Qui andiamo dritti dritti a toccare un altro dei "pezzi forti"
giocati dagli anti convenzionalisti.
In sostanza, si afferma che il fatto che la metrica sia quella e' un fatto
sperimentale (abbondantemente provato dalle numerose prove sperimentali che
ha avuto la RR), che prova la priorita' della sincronizzazione standard
sulle altre. Ad esempio Friedman, dopo aver dimostrato che cambiando
sincronizzazione cambierebbe la metrica, chiude dicendo:

"Queste considerazioni mostrano chiaramente quanto la relazione standard di
simultaneita' sia fermamente incastrata nella teoria della relativita'. Non
si puo' mettere in discussione l'oggettivita' di questa relazione senza
mettere in discussione anche parti significative della restante teoria. In
particolare, non si puo' affermare che la simultaneita' di eventi distanti
e' convenzionale, senza sostenere anche che quantita' di base, come la
metrica del tempo proprio, sono altrettanto convenzionali. Sarebbe
necessaria una dimostrazione indipendente di quest'ultima tesi della
convenzionalita', e le prospettive per una simile argomentazione sono in
verita' incerte". (M. Friedman (1983) "Foundation of space-time theories"
Princeton University Press pp 165-168; tratto da V. Fano e I. Tassani (2002)
"L'orologio di Einstein" CLUEB, pagg. 150-151).

Il punto e' che la "dimostrazione indipendente" che chiede Friedman non
soltanto e' possibile ma era gia' stata fatta:
"Dual Observer in Operational Relativity" R. Anderson and G.E. Stedman,
Found. Phys, 7 (1977) 29
e gia' prima interessanti passi erano stati compiuti da Edwards Am. J.
Phys., 482 (1963), Winnie Phil. Sci. 37, 81, 223 (1970), Moeller "The theory
of Relativity" Oxford (1973).
In "Conventionality of syncronization, gauge dependence and test theories of
relativity" R. Anderson, I. Vetharaniam, and G.E. Stedman, Phys. Rep. 295
(1998) 93 si trova la questione ampiamente dibattuta.

In breve, il fatto che la metrica sia quella che si usa di solito in RR *non
e'* un fatto sperimentale. Anche la metrica, come tutti i tensori di ordine
2, cambierebbe forma se cambiassimo sincronizzazione. Nell'atto della
sincronizzazione, quando *scegliamo* di utilizzare la relazione standard,
stiamo scegliando di utilizzare quella metrica. Potremmo scegliere un'altra
sincronizzazione, nel qual caso sceglieremmo un'altra metrica.

> cioe' si potrebbe benissimo
> immaginare un universo in cui le coordinate fossero pure definite
> per mezzo di regoli e segnali luminosi, ma la metrica dello
> spaziotempo non fosse poi quella Lorentziana.

Ah beh certo, possiamo immaginare quello che vogliamo, ma se accettassimo le
definizioni di misura di distanza e di intervallo di tempo dette sopra e se
sincronizzassimo secondo la relazione standard, l'osservazione di violazioni
della metrica lorentziana ci porrebbe fuori dalla RR. Cioe' le verifiche
sperimentali della RR provano la bonta' della teoria, non la bonta' di una
sua rappresentazione.
La verifica sperimentale della legge di caduta dei gravi, prova la bonta'
della teoria della gravitazione universale, non prova la bonta' della scelta
delle coordinate nelle quali la forza assume la forma -mg*(0,0,1).

> Quindi la scelta di definire
> le coordinate con regoli e segnali luminosi e' una conseguenza logica
della
> struttura geometrica dello spaziotempo della RR, una scelta differente
> avrebbe come conseguenza l'impossibilita' di scrivere in modo semplice
> le leggi della fisica (ad es., addio trasformazioni di Lorentz).

Certamente, addio trasformazioni di Lorentz nella forma usuale (cioe' anche
loro, come gli altri tensori di ordine 2, cambierebbero forma). Anche per la
caduta dei gravi, cambiando assi, addio rappresentazione unidimensionale del
moto.

> Per quanto riguarda il legame tra violazione della causalita' e
definizione
> delle coordinate, e' chiaro che questo dipende dalla scelta della
> _definizione_ di violazione della causalita', e la scelta naturale e'
> quella di stabilire che la causalita' viene violata in un riferimento se
> in quel riferimento l'effetto precede la causa, avendo definito le
> coordinate come di consueto con regoli e segnali luminosi.

Perfetto !!!
Qui andiamo proprio al nocciolo di uno dei principali errori che, a mio
avviso, viene commesso a causa di una non chiara comprensione della
convenzionalita' della simultaneita'.
Per inciso, e' proprio questo l'errore che, secondo il mio parere,
commettono Scarani e al. nel lavoro che ho citato recentemente nel thread
"L' evento esiste?" (cioe' loro - sempre che io li stia ben interpretando -
non si accorgono che la descrizione causale delle correlazioni EPR vale in
*ogni* riferimento, e non solamente nei riferimenti nei quali i tachioni si
"vedono" andare "avanti nel tempo").

La questione e' in questi termini:

1 - scegliamo di sincronizzare gli orologi in un certo modo, nella maniera
che rende le leggi piu' "semplici"
(scegliemo di indirizzare gli assi cartesiani in un certo modo, nella
maniera che rende le leggi piu' "semplici")

2 - dimentichiamo l'aspetto convenzionale ed attribuiamo significati fisici
alla lettura degli istanti segnati da orologi distinti. Ad esempio diciamo
(e' questo che tu dici sopra) che l'effetto deve necessariamente avvenire in
un punto dove si trova un orologio che segna un istante maggiore di quello
che segnava l'orologio dove era avvenuta la causa. Cioe' diciamo che se la
causa avviene all'istante tin, l'effetto deve avvenire all'istante tfin>tin.
Questo ci pare sufficiente per poter dire che certe descrizioni che fanno
uso di segnali superluminali, non sono accettabili nei riferimenti nei quali
tali segnali vengono visti viaggiare "indietro nel tempo"
(dimentichiamo l'aspetto convenzionale ed attribuiamo significati fisici
alla lettura della coordinata segnata sull'asse z. Ad esempio diciamo che,
nella caduta di un grave, la coordinata z deve necessariamente diminuire.
Questo ci pare sufficiente per poter dimostrare che la Terra non e' tonda,
in quanto, se fosse tonda, al polo Sud verrebbe violata la "legge" che dice
che la coordinata z deve sempre diminuire. Descrizioni "esotiche" ipotizzano
una Terra tonda ma ritengono valida la descrizione solo per l'emisfero Nord,
in quanto nell'emisfero Sud verrebbe violata la legge sulla diminuzione
della coordinata z).

> Ciao
> Giorgio Bibbiani

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Sat Jul 28 2007 - 23:56:41 CEST

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