La relatività è una teoria incompiuta?
> CP
> Non lo so se tu hai capito, ma sono sicuro che *io* non ho capito.
> Per esempio, se due navicelle viaggiano insieme con una accelerazione
> continua, cosa succede quando raggiungono la velocit� della luce?
EL CHE
Succede che *non* la raggiungono. Gli enti che viaggiano a "velocit�
luce" non la raggiungono accelerando: � che non possono andare a
velocit� inferiori. Quindi, la velocit� della luce o ce l'hai "dalla
nascita" o ciccia. Quell'esperimento mentale non vale.
> CP
> Allora prendiamo una navicella: se la facciamo partire dalla Terra e la
> poniamo in una accelerazione costante, COSA le impedisce di raggiungere
> i 300 mila km/h, per esempio, rispetto alla Terra stessa?
EL CHE
Non saprei darti una risposta che non sia basata puramente su fenomeni
empirici (� cos� e basta) oppure sulle equazioni nude e crude e non so
nemmeno se ne esista una; in ogni caso non c'� bisogno di scomodare
ipotetiche navicelle: non ce la si fa nemmeno con un elettrone, che ha
una massa un attimino minore, nonostante le quantit� di energia
usualmente in gioco negli acceleratori di particelle.
> CP Senti, detto tra noi, ma tu non ti senti un po' a disagio di fronte
> alle "assurdit�" continue che ti pone la relativit�?
EL CHE
No. Perch� assurdit�? Evidentemente la Natura si comporta in maniera
differente da quello che possiamo percepire con i nostri sensi
limitati. Dov'� il problema?
CP
Qui non si tratta dei sensi, ma della comprensione concettuale. Non
vedi nessuna differenza, in termini di esplicabilit�/comprensione dei
fenomeni, tra la fisica classica e la fisica relativistica? Gi� da
Copernico in poi la scienza ci ha insegnato a trascendere i nostri
sensi, e a sostituirli con una immagine mentale concettuale-astratta,
ma si � sempre trattato di un'immagine talmente soddisfacente da non
farci sentire per niente il peso della mancanza di un riscontro
sensibile. Ma dalla relativit� in poi siamo proprio inguaiati,
navighiamo nella nebbia pi� fitta, tanto che lo stesso fisico
quantistico R. Feynman ha scritto: "Penso di poter affermare con
sicurezza che nessuno capisce la meccanica quantistica". Infatti io,
che sono di intelligenza non inferiore alla media e discretamente
appassionato di fisica, ogni volta che mi trovo alle prese con i
problemi della relativit� provo una specie di voltastomaco, di rifiuto
intellettuale a proseguire oltre, quasi con la certezza che si sia
"qualcosa che non va". E' mai possibile che io sia l'unico infelice a
provare una cosa del genere?
> CP
> Io spesso ho la
> sensazione che non sia la Natura ad essere assurda, ma che Einstein
> abbia costruito una teoria incompleta e che sia proprio questa
> incompletezza a renderla cos� refrattaria all'umana comprensione.
EL CHE
Mah. Io ci andrei piano con queste affermazioni. Come se E. avesse
"scelto" di creare apposta una teoria non direttamente comprensibile.
CP
Nemmeno Tolomeo "scelse" di creare apposta una teoria poco
comprensibile. Ma dopo qualche secolo si � scoperto il perch� di
questa incomprensibilit�: era fondata su un presupposto errato, il
geocentrismo.
> CP
> Mi sembra un po' come il paradigma tolemaico, che se da un
> lato � utile poich� consente una buona predittivit�, dall'altro
> � macchinoso e incomprensibile poich� fondato su una visione
> delle cose essenzialmente errata.
EL CHE
E come semplificheresti le cose tu?
CP
Non ne ho la pi� pallida idea. Ma la possibilit� che si tratti di un
caso analogo a quello di Tolomeo non possiamo escluderla. Anzi,
secondo me � altamente probabile, visto che le due grandezze
fondamentali su cui si regge l'impalcatura einsteiniana sono lo spazio
e il tempo, e che di essi non esiste alcuna descrizione definitiva,
anzi, la fisica non sa nemmeno darne una definizione sommaria. E
allora, cos� come dopo Keplero il sistema solare � diventato
comprensibile anche per i bambini delle elementari, potrebbe succedere
altrettanto con la relativit� e la meccanica quantistica, una volta
che avremo compreso a fondo la natura dello spazio e del tempo
Con ci� non voglio, naturalmente, togliere nulla al genio e alla
grandezza di Einstein, ma non vorrei nemmeno che si commettesse nei
suoi confronti lo stesso errore dell'ipse dixit gi� tante volte
commesso nel passato dei confronti dei grandi pensatori di turno, un
errore che ha sempre contribuito ad anestetizzare la ricerca e a
rallentare il progresso della conoscenza.
Il dubbio mi � sorto nel corso di una ricerca che sto conducendo in un
dominio lontano dalla fisica, ma nel cui ambito sembra emergere un
aspetto qualitativo-ciclico del tempo, se pur su una scala molto
grande, dell'ordine del millennio. Naturalmente questa cosa � ancora
tutta da approfondire e da definire in modo rigoroso, ma per certi
versi sembra assomigliare molto alla scoperta di Riemann-Lobacevskj
delle qualit� spaziali che hanno portato alle geometrie non euclidee.
Ed � proprio questa riflessione che mi persuade sempre pi� che quella
novecentesca sia una fisica provvisoria, una fisica in attesa di
essere riscritta alla luce di una compiuta definizione dei due
pilastri che la sorreggono: lo spazio e il tempo.
Received on Thu Jul 05 2012 - 20:58:42 CEST
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