Re: fotone elettromonetismo
On 10 Mag, 23:28, cometa luminosa <a.r..._at_usl8.toscana.it> wrote:
> > > > Ma secondo te la luce puo' esistere senza la sua destinazione?
> > > Se � di alta frequenza si.
> > Quindi... bassa frequenza no, ed alta frequenza si....
> > E chi si assume il diritto di segnare una ipotetica frequenza di
> > separazione tra i 2 diversi comportamenti?
> Ma mi sembra che questo avvenga spesso in fisica. Prendiamo ad esempio
> la produzione di coppie elettrone-positrone: questa avviene solo per
> frequenze superiori ad un certo valore (circa 1.54*10^20 Hz); quindi
> non � cos� strano che il comportamento degli "oggetti" fisici cambi
> con il valore di un certo parametro.
Ciao Cometa, debbo contraddirti... ma mi sembra che lo abbia fatto
anche tu nel seguito del tuo post....
Non puo' essere vero cio' che dici per quello che di seguito ti
riporto.
Se esiste davvero una frequenza di soglia, al di sopra della quale i
fotoni possono esistere senza la destinazione .... mentre al di sotto
non possono esistere, allora si avrebbe un paradosso.
Supponi di avere un fotone di energia superiore alla soglia, e che
esiste senza la destinazione. Siccome l'energia di tale fotone dipende
dal sistema di riferimento dal quale lo si osserva (per via della
variazione di frequenza dovuta alla dinamica stessa del riferimento)
allora potremmo scegliere di osservarlo da un particolare sistema con
adeguata dinamica per il quale l'energia risulti minore della soglia.
Dunque tale fotone essendo senza destinazione cesserebbe di esistere.
Dunque avremmo un ente che esiste e non esiste contemporaneamente, ma
cio' e' assurdo!
Vedila cosi': un fotone non <crea> una coppia di particelle, un fotone
<e'> contemporaneamente anche una coppia... ma ovviamente le
condizioni che ti permettono di percepire l'energia che e' sia l'uno
che le altre, ha dei vincoli da rispettare per manifestarsi nell'una o
nell'altra forma.
Il tuo accostamento alla soglia energetica di produzione di coppie
indica una via plausibile, ma tuttavia la produzione presuppone che
esista un <riferimento di laboratorio>, un riferimento in cui il
<bersaglio> (solitamente un nucleo atomico con cui il gamma possa
scatterare) risulti fermo, ed e' in tale riferimento che si
concretizzano le 2 particella-antiparticella.
Ma vi e' anche una seconda considerazione da annettere al fatto di cui
ti parlavo, e cioe' che il fotone non puo' esistere senza una sua
destinazione.... anche se non e' rigorosa come la precedente per lo
meno gode di un maggiore senso fisico.
Un fotone e' il prodotto di una (chiamiamola cosi') serie di
operazioni matematiche che dalle equazioni della radiazione di
Maxwell, attraverso la prima e la seconda quantizzazione, ti mostrano
la "diagonalizzabilita'" della stessa hamiltoniana e ti conducono ad
uno spettro discreto dell'operatore numero. Quindi la radiazione di
Maxwell e' diventata una sorta di <oscillatore armonico quantistico>
con autofunzioni e autovalori: i fotoni.
Sapendo che il fotone e' quindi una soluzione per il problema
descritto dalle equazioni di campo, possiamo applicare ad esso
l'estensione classica del principio di Maupertius o di minima azione:
la soluzione degli integrali sui cammini, che ti conducono a
descrivere il fotone come la somma su tutti i possibili cammini
ponderata con il fattore exp INTegrale S [dell'Azione classica].
Cio' ti fa vedere come risulterebbe impossibile "minimizzare
classicamente il cammino" come anche quantisticamente "sommare sui
cammini" se non sappiamo di quali cammini stiamo parlando.
Avendo solo un punto di partenza non funziona nessuna teoria per la
luce, ne' classica ne' tantomeno quantistica.
> La domanda che mi faccio � se un fotone di bassissima frequenza possa
> continuare ad esistere dopo essere stato rivelato e a me sembra di no;
Ti premetto che io non faccio nessuna distinzione ulteriore tra alta o
bassa frequenza.
Mi sembra che tu stia spostando il ragionamento su un altro punto...
Sostanzialmente ti chiedi cosa accade al fotone "dopo la sua morte",
dopo l'essere stato assorbito dalla carica che lo rivela.
Ebbene, se e' questo il nocciolo della tua questione, allora io
propongo questa interpretazione.
Supponiamo che il fotone non muoia all'atto dell'assorbimento.
Supponiamo che l'assorbimento non comporti la trasformazione
dell'energia che era prima radiante --> in energia cinetica (o di
eccitazione dell'atomo ad esempio). Ma supponiamo che il fotone possa
penetrare delle regioni di spazio in cui la metrica e' differente. In
tali regioni il fotone subisce delle deviazioni, dei rallentamenti. In
questo modo possiamo spiegarci lo scattering elastico. Ma inoltre
possiamo rendere conto dello scattering anelastico se il fotone che
attraversa la regione e ne fuoriesce ha lasciato all'interno di tale
regione parte della sua energia, la quale potra' fuoriuscire in una
differente direzione e dopo un tempo diverso, a seconda della metrica
e della topologia di tutto lo spazio, che (ipotizzando che valga il
principio secondo cui il fotone vive solo su sorgente e destinazione)
rende conto automaticamente di tutte le deformazioni di metrica e
topologia.
Ma questa che ti ho appena esposto come possibile interpretazione
seppre io la reputi plausibile tuttavia non la condivido perche' mi
lascia insoddisfatto: non accetto la visione della luce come
particella! Non credo che esistano le particelle, i corpi. Io credo
che esista soltanto l'energia e i suoi differenti modi di rendersi
manifesta.
Received on Sat May 12 2007 - 00:20:29 CEST
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