Ha senso il concetto di densit� nel continuo?
La densit� si misura con un numero, che indica una quantit� nell'unit�
di volume: quindi una quantit� di qualcosa che � necessariamente
"discreto": le molecole un gas, per esempio.
Gli eteristi possono parlare di densit� dell'etere perch� l'etere �
composto di particelle.
L'etere rappresenta un riferimento "assoluto" perch� � stabilito che
qualsiasi sua particella ha una precisa posizione nello spazio, e lo
stato di moto di un corpo (fosse anche null'altro che aggegazione con
diversa densit� delle particelle d'etere) � cos� dato. Le virgolette
sono s'obbligo perch� il riferimento � comunque relativo, relativo
all'etere: esso si potrebbe difinire assoluto solo se l'etere
riempisse lo spazio fico infinito.
Bene.
Concenetriamoci su di una particella d'etere, di un etere che riempie
tutto lo spazio infinito.
Quanto � grande una particella d'etere?
E' picolissima, anche se nessun eterista sa quantificare, in ogni modo
� un corpo esteso ed in una regione di spazio pi� estesa della sua
dimensione si pu� cos�, infatti, misurare una densit�.
Immaginiamo adesso di ridurre ad oltranza la dimesione di questa
particella: ci� che ci interessa qui � che sia comunque garantita la
possibilit� di riferire un corpo in moto alla posizione della nostra
particella, per continuare a dire che il suo moto � riferito ad un
sistema privilegiato, � cio� "assoluto".
Quando, alla fine di questa tendenza al limite della dimensione, ci
saremmo ridotti ad un punto. avr� ancora senso parlare di un moto
rispetto ad un riferimento assoluto?
Credo proprio di si, il fatto che le particelle coincidano ora con i
punti del contiuo dello sapzio non fa mancare quella garanzia, **dal
momento che non abbiamo perso l'informazione della posizione della
"paticella"**.
Resta il problema della densit�.
.
In un volume finito di spazio ci sono infiniti punti, per quanto
piccolo sia, quindi, secondo la definizione di densit�, la densit�
sarebbe sempre infinita "in ogni punto dello spazio".
Per� esistono infiniti ed infiniti, alcuni che contengono un numero di
punti maggiore di quello che contengono altri, no?
Per esempio l'insieme dei numeri razionali compreso in un intervallo
� infinito, ma � minore dell'insieme dei dumeri reali contenuti nello
steso intervallo.
Quindi la possibilit� di concepire diverse densit�, pur essendo sempre
infinito il numero di "elementi" compresi in un dato intervallo, pare
garantita.
Resta da vedere se questo � compatibile con l'assunto di partenza,
cio� con la "continuita". Infatti, per limitarci al nostro esempio,
l'insieme dei numeri razionali non � continuo, ha (infiniti) punti di
discontinuit�, rispetto all'insieme reale, cio� i punti che sono da
esso esclusi, gli irraizonali ed i trascendenti ed altri, se ci sono
(evitei gli immaginari, che sono solo, come suggerisce il termine,
secondo me, un artificio).
Vorrei il vostro parere, almeno sapere se queste mie considerazioni
(che si riferisono allo *spazio fisico reale*), sono gi� state fatte o
sono inedite.
Luciano Buggio.
http://www.lucianobuggio.altervista.org
Received on Sat Jun 30 2012 - 18:30:25 CEST