Re: Etere

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Wed, 28 Mar 2007 23:33:58 GMT

Il 28 Mar 2007, 20:17, Enrico SMARGIASSI <smargiassi_at_ts.infn.it> ha scritto:
> Tetis wrote:
>
> > se non si pu� dire che gli errori fanno progredire la scienza si pu�
> > senz'altro dire che la loro correzione � il solo motore della scienza.
>
> Appunto. Ma la correzione implica che queste cose siano Male.

l'errore e la falsa interpretazione di un risultato sono un'ostacolo
sulla via della conoscenza e della retta interpretazione della verit�.
Mi sembra per� che qui si stesse argomentando in modo piuttosto
circoscritto se nel progresso scientifico l'errore o un atteggiamento
fideistico irrazionale, a sostegno della verit� possano avere un
ruolo funzionale. La mia impressione � che storicamente questo �
il caso in molte situazioni che hanno avuto anche un peso rilevante.
Alcuni errori, o ipotesi o argomentazioni
provvisorie che ad un'analisi posteriore si sono rivelate speciose sono
spesso servite a spianare la strada alla individuazione di fatti importanti
che una valutazione metodicamente ineccepibile avrebbe reso
semplicemente inaccessibili.

> > Per quanto riguarda la scienza, semplicemente
> > la bussola del buon senso, [...]
> > � condizione necessaria ad un progresso scientifico,
>
> Concordo. Ma leggi quello che ho scritto a Brini sul paragone scienza
> <-> linguaggio. Che ne pensi?

Mi limiter� a delle impressioni: il linguaggio, anche quello naturale
non � una realt� immutabile. Il linguaggio scientifico � soggetto a
trasformazioni anche pi� radicali che non il linguaggio naturale, e
sarebbe interessante scoprire i dettagli della dinamica di queste
trasformazioni. E' vero che coloro che hanno apportato le pi� grandi
trasformazioni hanno una grande padronanza di un
linguaggio scientifico, che risuona in primo luogo al loro ascolto,
e che hanno una grande capacit� di intendere tutte le conseguenze
pratiche del linguaggio e delle sue potenzialit�
per essere capaci di apportare una trasformazione strutturale
al fine di raggiungere pi� facilmente conseguenze pratiche inaccessibili
al linguaggio corrente, ma questo va, almeno in parte, contro la tesi che il
"metodo scientifico" sia l'elemento cardinale del progresso scientifico.
La questione stilistica, inoltre, non � centrale nell'economia della
scoperta
di buone soluzioni.

Quello che credo, in altre parole, � che una epistemologia (intesa come
studio
dell'autentica conoscenza) che si incentri sul metodo scientifco rischi di
mancare gli obiettivi programmatici impliciti nella parola: proprio perch�
c'� qualcosa di ineffabile, nella mutevolezza e nel dinamismo delle
applicazioni
concrete, e delle diverse interpretazioni del "metodo scientifico", che
rende pi� simile
il lavoro dello scienziato al lavoro interpretativo di un musicista ed a
quello
creativo del compositore che non al lavoro di un comunicatore e di un
analista,
aspetti che sono necessari ma che possono essere perfezionati
se si possiede una capacit� sintetica ed una sensibilit� per le distinzioni.

La domanda se esiste un metodo di composizione, come se esista un
metodo musicale non � pi� semplice del tema originale della nostra
discussione
e forse le metafore e le analogie non
sono il modo pi� pratico di procedere. Andiamo avanti: penso, con te, che
paragonare il "metodo scientifico" ad un canone linguistico, lungi
dall'identificare
il "metodo scientifico" con il linguaggio scientifico, � molto opportuno,
ogni
scienziato, ed ogni gruppo ha una interpretazione dinamica ed un dialetto,
ma certamente prendere in considerazione il metodo scientifico
non esaurisce e forse non centra il tema di discussione,
che mi sembrava vertere sulla individuazione degli elementi portanti
e caratterizzanti il processo scientifico.

Uno di questi elementi � a mio parere il fatto che l'attivit�
scientifica � un'attivit� umana che muove dal desiderio dell'animo
umano di intelligere le relazioni di implicazione materiale fra i fenomeni
quali essi si presentano ai nostri sensi a prescindere dalla nostra azione
e quelli che sono conseguenti alla nostre azioni materiali. Il fatto che
un tale programma abbia una possibilit� di successo, che vada oltre l'ozio
ed il diletto di un uomo o di una donna
� uno temi pi� affascinanti per la filosofia. Ma certamente
a questo scopo si giunge grazie ad una severa disciplina, e ad un ordine
pratico lucidamente messo in atto dallo scienziato.
 


> > Qui si parla di scelte antisociali
>
> Certo, esattamente come falsificare i dati e' un atto "scientificamente
> antisociale".

Ma il punto � che non � certo se Eddington, come Mendel, per
fare un altro esempio, avessero peccato di dolo piuttosto che di zelo,
non dobbiamo dimenticare che Eddington dava grande rilievo ad una
tradizione scientifica che datava a Plinio, Platone, ed aveva un
atteggiamento fideistico che gli costarono spesso lo scherno da parte
della comunit� scientifica, ma per Mendel certamente non � questo il
caso, se Mendel ha chiuso gli occhi nella comunicazione di alcuni dati
� perch� la sua buona coscienza gli diceva di avere lavorato
scrupolosamente alla verifica delle proprie ipotesi e per entrambi i
personaggi
vale la considerazione che in loro l'intuizione forasse lo schermo del
pregiudizio.

Comunque,
ripeto, la falisificazione dei dati non � il solo errore in cui si
pu� incorrere. Agli occhi del contemporaneo le teorie di Galileo
Galilei, come quelle di Newton appaiono infarciti di evidenti ingenuit�,
orgogliose prese di posizione, mirabolanti operazioni di alta cucina
ed autentici errori, come anche talvolta idee corrette ritenute per errate.

E' solo il fatto che al fondo di queste azioni intellettuali stessero
solidi castelli fattuali che rendeva difficile agli stessi autori
riconoscere gli
errori ( la teoria delle maree per Galileo Galilei, e per Newton:
l'ipotesi corpuscolare per la
luce, l'ipotesi della compressibilit� isoterma per il suono, la tecnica di
somma
delle correzioni ai moti lunari, che funzionava ma sembrava presupporre
la risposta, oggi sappiamo che quella tecnica funziona proprio in virt� di
un
ipotesi non perturbativa estranea al metodo di somma) Tutto questo
non pu� essere buttato a mare come vizio tenendo tutto quel che
resta come virt�, infatti lo sforzo titanico di
approssimarsi alla verit� procede sulla scorta di abitudini mentali,
la piena giustificazione di queste abitudini
� impossibile, in parte perch� molte scelte si basano su affetti e legami
irrazionali, ed in parte perch� alcuni assunti trascendono l'immediata
capacit� della razionalit�, e talvolta dell'intera abilit� umana del tempo
in
cui si vive. Spesso uno scienziato
si trova a sperimentare con successo una tecnica ed un metodo di
indagine, viene poi tanto galvanizzato dal successo conseguito che tende
a ripetere l'applicazione estrapolando il metodo ad altri ambiti, nel far
questo pu� andare incontro ad incongruenze, ma la fattualit� pu� trarlo
in inganno rispetto alla natura inconseguente di alcune argomentazioni.

> > E' la verit� che si fa strada, ma una verit� impugnata che si trasformi
> > in negazione di altre verit� � destinata a perire o a produrre frutti
marci.
>
> Vediamo di chiarire un possibile equivoco: io non dico che la verita'
> scientifica sia l'unica possibile, ne' che debba essere l'unica guida
> per tutto, metafisica religione o morale che siano. Posizioni di questo
> genere dovrebbero essere scomparse sin dai tempi di Hume. Ma per quel
> che riguarda la conoscenza del mondo esterno, fenomenico, allora sono
> reciso: la scienza e' dimostratamente (per quello che si puo' dimostrare
> umanamente) la via migliore.

ed io direi che in un certo senso questo � per definizione, ma
aggiungo che la scienza non � esaurita dal mondo esterno e dai
fenomeni che si danno a prescindere dalla nostre azioni, ma al
contrario che l'uomo ha una posizione centrale nella definizione
di una rappresentazione che dialoghi armonicamente e coerentemente
con il mondo. In tal senso io penso che ancora oggi la scienza sia
una attivit� filosofica, mossa dall'amore della conoscenza.
 
> > Se pensi che la scienza origina come un capitolo della filosofia
>
> Ma non lo e' piu'.

E' certo vero che oggi, come in passato,
la scienza ha degli ambiti applicativi estranei al puro e
semplice desiderio conoscitivo, la base sociale della scienza si �
ampliata rispetto al tempo in cui era una attitudine coltivata da pochi
eletti. Questo ampliamento della base sociale segue il passo dei tempi
e non v'� ragione di pensare che debba tornare a recedere.

> > e non troveresti
> > nulla di strano nella tesi dei filosofi che la filosofia, intesa non
> > solamente come il prodotto intellettuale di un moderno
> > dipartimento di filosofia, sia superiore alla scienza, comprendendola.
>
> Di fatto succede il contrario: la scienza erode il terreno della
> filosofia. Non e' un caso se i grandi sistemi filosofici siano crollati.

??? ripeto a me sembra che qui si intenda per filosofia qualcosa
di ristretto e che questa delimitazione sia un errore storico,
che tradisce un fenomeno sociale e storico molto complesso.
Posso solo avanzare un'ipotesi al riguardo: l'eredit� collettiva
pesantissima del Novecento ha prodotto una corsa alla
deresponsabilizzazione, sollevando barriere altissime fra
ambiti sociali che nel passato tendevano spontaneamente
al dialogo. Questo fenomeno � in buona parte estraneo
allo spirito di verit�.

E' un errore pensare o fare in modo
che il connubio fra lo spirito filosofico e tecnologico proprio
dello scienziato possa indebolire il potenziale filosofico della conoscenza
scientifica o tolga, piuttosto che dare qualcosa, ai filosofi,
� un errore presumere che l'afflato filosofico naturalmente proprio della
scienza
possa frenare piuttosto che favorire la tecnologia,
ed ancora � un errore dividere e marcare gli ambiti fra la filosofia, la
politica,
e la religione, presumendo, ovvero costruendo imputazioni a carico
degli scienziati per quella notte dell'umanit� che � stata determinata,
semmai,
proprio dalla violenza delle divisioni, da fanatismi superbi ed arroganti.
Non andrebbe mai dimentico che la scienza, l'umile scienza, come
l'umile filosofia, e l'umile spirito religioso, l'umile politica e l'umile
ingegno hanno continuato anche nel mezzo
delle tempeste sterminatrici, quando erano minoranze malviste
e vilipese, di ritrovare dall'angolo in cui furono costrette, le ragioni
del risentimento, un bandolo di senso che permettesse di uscirne,
e risposte pratiche che potessero stemperare le tenebre dell'ignoranza
ed illuminare, pure anche con una candela il buio materiale.

 In verit� molti pregiudizi agiscono nella societ�
contemporanea come barriere che sono d'ostacolo
ad una sana percezione della vita scientifica,
tecnologica, filosofica e religiosa. La scienza e gli
scienziati hanno la possibilit� di partecipare paritariamente,
senza arrogarsi primati, alla soluzione delle difficolt�,
al superamento degli steccati, oppure condividere
strade di divisione e di superbia, lotte di esclusione e
predominio, molti semplicemente, forse i pi� non si porranno
problema di sorta e contribuiranno da una parte e dall'altra.

> --
> Enrico Smargiassi
> http://www-dft.ts.infn.it/~esmargia
>

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