Re: Etanolo

From: Soviet_Mario <Soviet_at_MIR.CCCP>
Date: Wed, 07 Feb 2007 19:23:06 GMT

Mino Saccone ha scritto:
> "Sab" <sabardit_at_tiscali.it> ha scritto nel messaggio
> news:45c8f56c_at_newsgate.x-privat.org...
>> Sembra che per le note questioni ambientali, nel breve periodo e in attesa
>> di qualcosa di meglio, si tender� a sostituire i derivati del petrolio per
>> autrotrazione con etanolo prodotto da mais e zucchero.
>> Per� non � che il mais o lo zucchero crescano per conto loro, anche essi
>> deve essere coltivati, innaffiati, concimati etc.; e poi deve essere
>> estratto l'etanolo e tutte queste cose richiedono anche esse energia.
>> E' lo stesso problema dell'idrogeno.
>
> No, l'etanolo prodotto per fermentazione degli zuccheri vegetali sfrutta
> l'energia solare catturata dalla funzione clorofilliana. Quindi energia
> rinnovabile.

verissimo e sacrosanto. Ma � una fonte di energia "diluita".
Diluita sia nel senso che i fermentati naturali non sono
direttamente combustibili (ed � dura ottenere alte gradazioni)
sia, e forse � il peggio, nel senso che ci vuole una ampia
superficie coltivata per produrre la tonnellata finale di alcol
puro.
Ci sono anche altri processi (come la gassificazione diretta)
che operano piroscissioni con quantit� di aria molto limitate
(spesso appena sufficienti ad avvicinare il pareggio energetico
della pirolisi medesima affiancandola a una certa percentuale di
combustione vera e propria), capaci di convertire materie prime
ancora meno pregiate degli scarti ricchi di zuccheri/amidi o
cellulosa, come parti lignificate. I gas effluenti sono
combustibili e l'acqua si pu� separare molto facilmente
(condensazione) dalle frazioni gassose (ricche in CO e idrogeno
oltre a idrocarburi leggeri .... pi� drastiche le condizioni,
pi� semplice la miscela finale e minori le ceneri carboniose).
Anche sfruttando i materiali di risulta che so, della potatura,
queste biomasse rimangono una fonte energetica piuttosto diluita
se intesa come sostitutiva dei fossili classici.
Tutta l'attuale struttura accentrata di produzione (con si
maggiore efficienza intrinseca delle turbine etc, ma vulnerabile
sul lato trasporti dei combustibili poveri poco concentrati)
potrebbe rivelarsi inadatta all'uso estensivo di biomasse di
qualsivoglia genere. Abbondantissime si, ma diluite e
distribuite. Bisognerebbe delocalizzare parecchio la produzione
vicino ai siti di raccolta, capillarmente distrubuiti anche essi
nel territorio.
Anche il discorso di quantificare quanta percentuale della
superficie di una nazione destinare a colture specifiche o cmq a
raccolta di biomasse � un dato molto critico.
In scala locale, limitando i trasporti e i trattamenti a
macchina, il tutto � fattibile come dimostrano i vari casi di
condimini o fattorie energeticamente indipendenti che vanno ad
es. a "cippati" di legna, che cogenerano calore domestico, acqua
calda e un po' di corrente. Ma ci vogliono impianti entro pochi
km dalle fonti primarie (campi, boschi), non certo dieci mega
centrali nel paese che sfornano gigawatt raccattando biomasse da
tutto il territorio. In questo secondo caso probabilmente la
spesa in trasporto supererebbe la produzione lorda, con un netto
negativo o solo poco positivo.
Imho � anche sbagliato impostare il problema come coltivazione
intensiva, ma bisogna riscoprire la semplice manutenzione dei
boschi, una assistenza mirata alle specie utili. LE coltivazioni
intensive costano energeticamente troppo.
Quindi forse la sostenibilit� non presuppone il solo cambio di
fonte, ma anche una riduzione del livello assoluto di consumi (o
il ricorso a migliori efficienze, ad es. nelle coibentazioni,
negli elettrodomestici, auto a fuel-cell etc etc)

>
> L'idrogeno, se p.es. viene ricavato scindendo la molecola d'acqua, richiede
> invece per la scissione la stessa quantit� di energia che restituir�
> bruciando. Quindi la fonte primaria di energia DEVE essere un'altra. Inoltre
> il processo di scissione richiede energia ordinata e la combustione ce la
> restituisca in forma termica costrigendoci a "pagare" il secondo principio
> della termodinamica con un rendimento, se va molto bene, intorno al 30-40%.
> In altre parole per bruciare idrogeno dobbiamo bruciare circa 3 volte la
> quantit� equivalente di petrolio.

c'� anche il metodo fotovoltaico, ma nuovamente � una fonte
diluita quanto o pi� della biomassa (pi� se si considerano i
rendimenti attuali delle celle e il costo energetico della loro
produzione, quando invece le piante captano con efficienza
discreta e crescono, in alcuni casi, a costo zero).

>
> Si pu� dire che il petrolio possiamo bruciarlo in zone disabitate (le
> centrali elettriche) e l'idrogeno prodotto ridurrebbe l'inquinamento in
> citt� dove vive tanta gente e dove la concentrazione di combusti e
> incombusti � spesso significativamente alta. E quest'ultimo � il vero punto
> a favore della soluzione idrogeno.

giustissimo.
Personalmente penso, e ci scommetterei, che il vettore idrogeno
non prender� mai piede. Esistono per� vettori liquidi
infinitamente pi� maneggevoli, meno pericolosi, energeticamente
"densi" come il metanolo, che in piccoli pirolizzatori
catalitici portatili possono generare flussi continui di
idrogeno e CO (o CO2 usando steam reforming catalitico anche).
Ed esistono, da tempo, anche fuel-cell a metanolo dirette,
laddove la conversione preliminare non serve nemmeno.
Ora un'auto catalitica ad alcool>>idrogeno richiede un normale
serbatoio da benzina e non la bombola di acciaio a centinaia di
atmosfere, e in compenso ha un'autonomia anche molto maggiore
perch� stocca a pari volume molto pi� idrogeno latente che il
contenitore da gas compresso.
Purtroppo i motori elettrici non incontrano molto i gusti di chi
ama i motori a scoppio (inclusi i gusti di chi tuttora produce
motori a scoppio, ovviamente)

>
>
>> Allora, posto che un quintale di etanolo faccia risparmiare un quintale di
>> benzina (� solo un esempio), qualcuno ha calcolato quanti quintali di
>> benzina sono necessari per produrre un quintale di etanolo?

in effetti se ne parl� su ISC, ma non ricordo i link a chi post�
articoli su studi simili. Cmq ve ne sono vari, e le conslusioni
dipendono molto da alcuni parametri esaminati nel computo delle
spese energetiche. Ad es. c'� chi sostiene che le spese per i
danni ecologico/climatici/sanitari andrebbero computate nell'uso
dei fossili (e, anche se in principio questo suona ragionevole,
non si sanno stimare manco tanto bene)

>> Oppure per produrre un quintale di etanolo � necessaria una quantit� di
>> energia pari a meno di un quintale di etanolo ?

Imho una speranza realistica � trovare fuel-cell che possano
essere alimentate direttamente a soluzioni diluite in acqua (i
soluti salini si possono gi� allontanare con osmosi inversa,
separazione energeticamente molto meno onerosa della
distillazione). Viceversa, se ci si mette a distillare il
fermentato per arrivare a carburante da motore a scoppio, si
erode pesantemente la quota di energia netta spendibile.

>>
>
> La fermentazione dei residui vegetali avviene gi� spontaneamente senza che
> occorra spendere energia. Certo non � conveniente andare a catturare i gas o
> i liquidi di fermentazione in giro per le foreste.

ecco, forse su questo unico punto la vediamo in modo opposto.
Imho, dato che si tratta di energia diluita, � indispensabile
usarla in modo capillare laddove viene prodotta. O almeno
andrebbe processata e trasformata in energia "densa" (elettrica,
vettori chimici liquidi o gassosi pi� densi e trasportabili in
tubazioni). Oppure le spese di trasporto si mangiano via tutto.

Inoltre il dimensionamento della coltivazione (cio� la necessit�
di destinare a colture energetiche estensioni enormi per coprire
parte rilevante del fabbisogno), imho aggrava ulteriormente il
problema dello spostamento di materiali energeticamente poveri.

Personalmente sono un "fan" dei cippati legnosi (anche se
bisogna de-urbanizzarsi e riprendere possesso di collina e
montagna). Gi� essere indipendenti come riscaldamento ambienti e
acqua sanitaria (e volendo anche parte dell'elettricit�), � una
bella fetta del consumo totale di energia.
In effetti per scaldare le case basta energia poco pregiata
(termica) ottenibile facilmente da biomasse legnose stagionate
da s�. Servono impianti semplici e costo modesto (anche se ne
serve un numero enorme dislocato ovunque)
Gi� molto pi� ambizioso diventa processare chimicamente la
biomassa per farne combustibili pregiati. Ma usare i fossili per
il solo trasporto e non riscaldamento (e poco per fare
elettricit�) � gi� un bel risparmio

> E' opportuno coltivare
> piante e farle fermentare in contenitori acconci con tutte le opportune
> scelte tecnologiche che consentano di tenere il dispendio energetico bene al
> di sotto dell'energia prodotta. Quanto al di sotto dipender� dalla scelta
> delle piante che dipeneder� a sua volta da condizioni climatiche e del
> terreno, dalle tecniche di fermentazione, raccolta, stoccaggio e trasporto
> del prodotto finito, da vincoli ambientali quali inquinamento, leggi,
> tassazioni e via discorrendo.
>
> Va aggiunto che l'uso di combustibili vegetali restituisce all'atmosfera la
> CO2 che il vegetale aveva assorbito con la funzione clorofilliana, quindi
> l'intero processo si puo' considerare a emissione nulla per quanto riguarda
> la CO2.

verissimo. Ma, ancora una volta, il trasporto inciderebbe non
poco (sono fissato, eh he he)

> I combustibili fossili (che dovremmo usare per produrre idrogeno)
> invece, restituiscono all'atmosfera la CO2 assorbita dalle piante di
> svariati milioni di anni fa, quindi il bilancio di CO2 a breve termine (che
> � poi quello che ci interessa) non � affatto pari.
>
> Saluti
>
> Mino Saccone
ciao
Soviet_Mario
Received on Wed Feb 07 2007 - 20:23:06 CET

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