Il 07 Gen 2007, 21:15, Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it> ha scritto:
> antonio2 ha scritto:
> Oggi invece si capovolge l'argomento: visto che non abbiamo dubi sui
> fotoni, quall'esperimento dimostra che un fotone e' capace di fare
> interferenza "da solo".
boh? Se non ci fossero gli specchi semiriflettenti come
si farebbe a fargli fare interferenza, e lo stesso per la
diffrazione, a cosa � dovuta la diffrazione? Secondo il
principio di Huyghens non importa la natura dei bordi,
ogni punto dello spazio si comporta come una sorgente
di onde sferiche in fase con l'onda che incide su quel
punto, a prescindere dal fatto che il punto sia lontano nel
vuoto o in prossimit� del bordo, ed � dall'interferenza di
tutte queste onde che si determina la figura di interferenza
osservata poi sullo schermo. Seguendo Helmoltz e le soluzioni
complete delle equazioni di Maxwell ancora si vede che i bordi
un poco pesano, Ma in prima approssimazione seguendo Kirchhoff
si vede che si pu� ripescare la teoria di Huyghens semplicemente
considerando la natura vettoriale del campo elettromagnetico,ed
allora la diffrazione torna indifferente alla natura dell'ostacolo.
Il problema teorico coinvolto nella teoria classica � un problema con
condizioni al contorno miste, condizioni di Von Neumann, che
non sono compatibili con le soluzioni di Huyghens e Kirchhoff, in altre
parole gi� a livello classico emergono funzioni di Green differenti da
quelle usate da Huyghens e Kirchhoff che sono appunto delle
approssimazioni valide, ma pur sempre delle approssimazioni.
La tecnica dei path integrals a cui accenna
Marcofuics dovrebbe ripristinare l'accordo fra il carattere vettoriale
del campo elettromagnetico ed il principio di Huyghens, ma in verit�
si spinge un poco oltre, perch� non soltanto chiama in causa il
fatto che lo spazio su cui sommare � lo spazio tempo, ma
salda il destino dei fotoni a quello degli atomi, salve lasciando il
carattere di valide approssimazioni di Huyghens e di Kirchoff. I fotoni
hanno
carattere sfuggente. Se non si fosse affermata l'euristica
hoccamiana di un solo fotone che interferisce con
se medesimo, si potrebbe pensare che in verit� la disposizione
relativa degli specchi possa influire sull'esito statistico dell'esperimento
ripetuto per via di un accordo che dipende dalla fase. Ed in effetti
� risaputo che l'inerzia dell'interpretazione classica dei fotoni
Newtoniani ha portato alla formulazione della teoria dell'onda pilota
di Bohm. Queste erano teorie a variabili nascoste, ma un'equazione
di Schroedinger non lineare e/o un'interpretazione stocastica non
potrebbero salvare il risultato senza scomodare variabili nascoste?
Sarei curioso di sapere cosa ne pensa Enrico Smargiassi o
Ghirardi. E' chieder troppo? Un collega che conosce Ghirardi mi
parlava un tempo di alcuni importanti teoremi stabiliti da Ghirardi,
Rimini, ed altri, fra cui forse Doplicher, che riguardano queste faccende,
in particolare l'inconsistenza di una interpretazione lineare della
riduzione
del pacchetto d'onda, qualcuno sa se questi risultati sono stati mai
organicamente raccolti da qualche parte. Ma chi su questo ng?
Grazie e scusate l'off topic.
>
> > E' prima della cosiddetta "misura" che esso interagisce con se'
> > stesso, ma bada bene che fino a quel momento il fotone "ancora non
> > esiste" come fotone... esso si dovra' costruire con i contributi dati
> > da tutti gli infiniti e possibili "fotoni (virtuali)" che andranno su
> > tutti i possibili cammini (spaziotemporali).
> Avevi detto che doveva dirla meglio, e tu ora ci metti di mezzo i
> fotoni virtuali...
> Mi domando che cosa possa capire antonio2.
>
>
> --
> Elio Fabri
>
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Received on Wed Jan 24 2007 - 03:33:09 CET