Re: fotoni & fotoni

From: marcofuics <marcofuics_at_netscape.net>
Date: 16 Jan 2007 02:25:58 -0800

Elio Fabri ha scritto:

(cut)
> Quando viene enesso il fotone, .....(cut)

Ok, ok..... ma come facciamo a stabilirlo?
Meglio sarebbe dire tutta la storia, e non soltanto una parte di essa,
che poi e' quella che ci fa comodo.

Quando viene emesso il fotone, lo diciamo per quale tipo di evidenza?
Abbiamo "visto" il fotone, oppure abbiamo conoscenza di una variazione
dello stato dinamico dell'<atomo emettitore> che addebbitiamo alla
emissione?

E fino a qui ci potrei pure stare... ma il problema si ritorce su se'
stesso nel momento in cui decido di stabilire "in base a quale prova"
si possa parlare di "misura dell'impulso" riferita all'atomo.... non e'
sempre una successiva interazione tra ulteriori <fotoni> che assumono
il ruolo di ispezionatori per un qualche strumento di misura?

Io ho paura che il discorso (della teoria del campo mediatore) sia
stato semplicemente costruito ad hoc, ma in tutto questo ho una
profonda <antipatia> verso una descrizione "di campo" delle
interazioni; io sono profondamente convinto che la strada da seguire
per arrivare ad una corretta interpretazione della natura sia quella di
abbracciare la geometrodinamica (cosi' come esposta da Einstein)
perche' essa non fa uso di quel <punto strano> che mi da' molto
fastidio.

Sostanzialmente, in una descrizione di campo delle interazioni, viene
assunto che il mediatore sia "una entita'" (con le caratteristiche d'un
corpo quasi) <<emessa a buon fine>>.
Ebbene e' chiaro che tale entita' non puo' essere emessa una sola volta
e in un preciso quadrievento poiche' se cosi' fosse significherebbe che
prima della sua emissione il sistema non "sa" con chi e' chiamato ad
interagire, e poi magicamente "emette" tale bosone per l'interazione di
cui fino a quel punto non aveva alcuna conoscenza.
Allora e' chiaro che una descrizione di campo include implicitamente un
perenne e continuo scambio di bosoni mediatori, e tali bosoni devono
necessariamente non condurre ad alcuna "perdita energetica".
Ma questo e' folle, a parer mio....( a meno che.......ma salto su
questa possibilita' per motivi di chiarezza).

Perche' invece non abbracciare il punto di vista geometrodinamico? In
cui ogni forma di energia modella lo spaziotempo, ed e' solo lo
spaziotempo il determinante di una condizione dinamica. Ovviamente tale
spaziotempo "naturale" non e' sufficiente a render conto dei "gradi di
liberta'" interni dei microcorpi, ma comunque e' una strada molto piu'
sensata.
Received on Tue Jan 16 2007 - 11:25:58 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Fri Nov 08 2024 - 05:10:12 CET