Re: Quanto è grande un elettrone?

From: marcofuics <marcofuics_at_netscape.net>
Date: 11 Jan 2007 09:08:03 -0800

Ciao commy, ma tu la conosci quella che si vede adesso? :))
cometa luminosa ha scritto:

> 1. Pu� essere uno spunto per la risposta alla seconda domanda ma non
> alla prima. Le dimensioni di un oggetto fisico hanno un senso solo in
> relazione ad una misura della sua posizione. Se questa misura �
> intrinsecamente affetta da un errore (e quindi ineliminabile dalla
> teoria) allora non ha senso parlare di un valore preciso della sua
> posizione e quindi delle sue dimensioni.

Io ti propongo una riflessione;
xche' si parli di posizione e/o estensione "spaziale" c'e' bisogno di 2
cose:
1) che cio' di cui si intende vegliare tali "caratteristiche" [tu parli
dell'elettrone, ma si potrebbe estendere il discorso] esista, ed esista
<nello spazio naturale>
2) inoltre che tale "entita' " sia effettivamente individuabile senza
ambiguita'.

Sono 2 vincoli differenti, l'uno e' propriamente ontologico; l'altro e'
razionale.
Per il secondo si accetta la cosa per ragioni di contestualizzare cio'
di cui si parla. Dire "quel tavolo li' "-->significa dirlo per far si'
che l'interlocutore capisca a cosa ti riferisci dicendo li'... cioe'
quel tavolo e non un altro, poiche' io mi riferisco a quello. E te lo
indico. Esso esiste <in quel posto> dello spazio naturale ed e'
perfettamente disambiguo se in quel posto puo' esservi solo una
determinata cosa, e non piu' di una.

Concerne la "determinazione" del corpo.

Ma se di "corpo" si parla... allora esso non solo occupa "un punto"
dello spazio, esso occupa "una regione dello spazio".
Il corpo possiede una estensione.
Parlare di posizione ed estensione significa dare al corpo una
proprieta' fondamentale: quella della "sostanza", che manifesta
l'essenza reale.
In questo siamo abituati da sempre; dividere il mondo in entita' reali
ed astratte, alle prime s'applica il discorso di posizione ed
estensione mentre alle seconde no.

Dare all'elettrone una essenza non basta. Noi vogliamo che sia
"corporeo" e reale.
Ma il boundary tra il reale e l'astratto e' realmente un "bordo
matematico"? E' possibile trovare elementi che non appartengono ne'
all'uno ne' all'altro insieme?

Certamente! Tutti a parer di De Broglie sono sia l'uno che l'altro.
Ogni entita' e' sia corporea che "astratta".
Il fatto che noi possiamo "percepire la sostanza" attraverso il tatto o
la vista e' fuorviante. Il tatto, la vista, danno una idea della cosa,
sono una immagine (ricevuta attraverso fotoni). Il tatto ci dice
dell'impenetrabilita' del tavolo?
No, il tatto ci dice del fatto che i costituenti del tavolo reagiscono
alla intrusione dei costituenti delle tue dita attraverso
repulsioni-attrazioni elettromagnetiche mediate da fotoni.

Quindi il concetto si poggia fondamentalmente su qualche cosa di
diverso.
Meglio indagare il mezzo che ci permette di "percepire" piuttosto che
indagare sulla reale essenza delle cose.
Se diamo per buono il fatto che ogni entita' e' se' stessa, avulsa da
tutto cio' che la circonda, saremmo propensi anche a pensare il mondo
come "abitato" da corpi, ognuno dei quali ha una sua esistenza a
prescindere da tutto il resto ma con cui dopotutto
interagisce=Evoluzione, causalita'.
Tu sei tu, io sono io, l'elettrone e' l'elettrone, il tavolo e' il
tavolo. Ognuno e' se' stesso, ma si evolve ed esiste, vive la sua
esistenza particolare.
In base a quest'assunto saremmo tutti concordi sul dire che i corpi che
ci circondano esistono, e noi possiamo accorgerci della loro esistenza
soltanto tramite una qualche interazione che abbiamo con essi.
Questa e' una visione classica del mondo.
Va bene fino a quando non entrano in gioco i microcorpi (ma non solo).
Siccome i microcorpi sono sfuggevoli e' difficile percepirli nel loro
stato senza doverlo perturbare, problema della
misura-->indeterminazione semi-classica o quantistica... non saprei
come chiamarla.

de Broglie si accorse di una falla nel sistema. Non era soltanto la
"intrusione dell'apparato" di misura a provocare il danno
<<indeterminazione>>, ma vi era qualche cosa di piu' sottile ed
ambiguo.

Si tento' la strada ondulatoria come stratagemma semantico e non come
meccanismo deduttivo.
Se io ipotizzo l'onda voglio dire una cosa che esula alquanto da questo
contesto al quale ho appena fatto riferimento (del mondo a cui
s'applica uno spazio naturale e abitato di corpi).


Ecco la mia riflessione, te la pongo come una domanda:
Tu quando sei nato?
O meglio, se tu pensi d'essere un corpo "individuo", e cioe' separato
nettamente da cio' che ti circonda, ti puoi sentire come uno, unico, e
perfettamente individuabile nello spazio e nel tempo.
Io ti invito a riflettere su questa mia domanda, la quale ti portera' a
considerare non piu' te stesso come qualcosa di unico (il livello su
cui si basa tale riflessione pero' ti mette in luce soltanto l'aspetto
che riguarda il tempo: nel senso che si vede come tu non sia piu' unico
quando visto nello scorrere del tempo) dopodiche' l'estensione e'
semplice al caso spaziale.

Allora, tu quando hai iniziato la tua vita?
Se tenti di darmi una risposta significa che bene o male pensi al
parto, oppure a 9 mesi prima, e cioe' al concepimento... ma non basta.
Io sono esigente e ti chiedo di dirmi non gia' il giorno, ma il secondo
in cui sei iniziato.
Riflettendoci su puo' darsi che il momento in cui sei davvero iniziato
corrisponderebbe alla fecondazione dell'ovulo... ma non e' cosi'.
Cosa vuoi che cambi il pensare che lo spermatozoo sia ad 1 mm o 1/2 mm
dall'ovulo.. oppure che lo abbia penetrato?
Uno spermatozoo rimane uno spermatozoo sia un po' prima che un po' dopo
la penetrazione ovulare.
Allora quando sei iniziato? Quando i DNA si sono mischiati? Quelli
appartenenti al gamete maschile e quelli app. al femminile?
Beh, allora ci sara' stato quel momento in cui "zac" hai preso a
vivere. Prima di allora non c'eri, e dopo eccoti; in forma alquanto
approssimativa ma pur sempre li'.
Prima di quel momento tu allora non c'eri, non c'eri ma guarda caso
c'era tutto l'occorrente:
i 2 gameti erano li' con i loro patrimoni genetici... e soltanto allora
era una questione di distanze tra le 2 catene di cromosomi....
Ascolta, questo discorso lo potremmo portare all'infinito. Non ci puo'
essere la separazione netta tra la vita e la non-vita. Ci sono degli
stadi in cui "ci appare" molto vivo un corpo, come adesso io che
scrivo, ma questo non deve farci pensare che io sia io e basta.
Io in questo mucchio di cellule conservo dell'acqua.. e quest'acqua
molto probabilmente fu bevuta da un centurione romano il quale poi
passando dietro un cespuglio la diede alla terra. Poi passo' in una
falda ed ando' via via sparpagliandosi... fino ad arrivare nella
bottiglia dalla quale ho bevuto.
Na sciocchezza, ma serve a notare come l'idea sia abbastanza
plausibile. Cioe' il fatto che non si e' definiti si applica tanto alla
cognizione temporale (non si nasce in un momento) tanto a quella
spaziale. Noi non abbiamo confini temporali, cioe' non nasciamo proprio
in quell'istante ed allo stesso modo "noi" non abbiamo confini
spaziali, cioe' non siamo definiti perfettamente da un "bordo".

L'idea dell'onda si applica comunque, essa sottolilnea la necessita' di
assumersi "vaghi", sparpagliati.

Se riusciamo a concepire che siamo sotanzialmente delle strutture,
corpi fatti di corpi, ed ogni corpo e' una struttura a sua volta allora
inizia a venir fuori una diversa cognizione.


Pensare che tutto sia una struttura non significa solo "noi esseri
fatti di molecole"... non gia'.
Ricordo d'aver postato qualche tempo fa circa le strutture, di come
ogni situazione puo' condurre ad una interpretazione di tal tipo.
Ad esempio le celle convettive dell'acqua che viene riscaldata in una
pentola.
Queste assumono praticamente le sembianze di strutture con una
sufficiente definizione. In ogni pentola si creano celle convettive, ma
queste sono si' acqua, ma sono anche celle.


Questo vuole essere solo uno spunto di riflessione.


Da qui poi, a parlare di localizzazione ed estensione dell'elettrone
significa "allungarsi" un po' in avanti.

Se un elettrone esiste ed e' esso stesso una struttura? Se esso e' la
manifestazione d'una coerenza "ondulatori di una qualche energia" che
gli sta sotto?

Esso in sostanza e' un po' dappertutto, ma si concretizza qui con
grande evidenza... ma non esclusivamente qui. Esso qui si concretizza
manifesto, ma e' solo cio' che ci appare; come le cellette convettive
che ci appaiono come definite, ma sono sempre acqua che e' dovunque
nella pentola.


Ciao commy......
Received on Thu Jan 11 2007 - 18:08:03 CET

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