"Magister P.N." <magisterpn_at_yahoo.it> wrote in message
news:1165325763.700287.43890_at_16g2000cwy.googlegroups.com...
>
> Bruno Cocciaro ha scritto:
>
> > > Cioe' quando il segnale parte da (0,0,0) entrambi segnano l'istante
> > > tin, e di nuovo entrambi segnano tfin all'arrivo del segnale in
> > > (d,0,0).
> >
> > Quello che tu dici sopra e' un ottimo esempio di come veniva trattato il
> > tempo prima della relativita'.
>
> No, nel caso particolare vale anche all'interno della relativita'
> speciale. Se io so che gli orologi sono in quiete l'uno rispetto
> all'altro in un riferimento inerziale, mi basta sincronizzarli una
> volta e poi restano sempre sincronizzati.
Non saprei cosa aggiungere se non ripetermi.
Io non ho detto che orologi in quiete perdono la sincronizzazione. Anche
orologi in moto non la perdono. Sincronizzare significa scegliere una certa
procedura in base alla quale un certo orologio, in moto o meno che sia,
viene settato ad un certo istante nel momento in cui avviene un certo evento
(l'evento deve avvenire li' dove si trova l'orologio da sincronizzare). Una
volta settato ad un certo valore poi l'orologio va avanti a misurare gli
intervalli di tempo e, ovviamente, "non perde" piu' la sincronizzazione, nel
senso che l'istante che segnera' sara' sempre dipendente dal valore al quale
e' stato settato nel momento in cui e' stato sincronizzato.
Il motivo per il quale ti dicevo che quelle proposizioni vanno contro quella
che Reichenbach chiama "base logica" della relativita', e' che, come dice
Einstein (e Reichenbach sottolinea), la sincronizzazione viene fatta
settando "per definizione" l'orologio lontano all'istante tin+d/c nel
momento in cui riceve il fascio di luce partito, da distanza d, nel momento
in cui l'orologio fisso nel punto di partenza segnava l'istante tin.
E' tutta li', in quel "per definizione" ("durch Definition" scritto in
italico nell'originale del 1905), quella che Reichenbach chiama "base
logica" della relativita'.
Poi Reichenbach va avanti nel dire che, come tutte le definizioni, anche la
definizione (detta standard) adottata da Einstein puo' essere modificata non
essendoci alcuna conseguenza per la fisica. Ne segue che il "tempo di
percorrenza" di un aereo fra la Nuova Zelanda e Roma (o di un fotone fra i
punti A e B, o di un qualsiasi segnale fra un qualsiasi punto e un qualsiasi
altro) e' un concetto privo di significato fisico: basta cambiare la
sincronizzazione per cambiare quel tempo di percorrenza; basta che l'Italia
torni all'ora solare per far passare quel tempo di percorrenza da 4 ore a 3
ore, o anche, da 10 minuti a -50 minuti. Ne segue anche che non ha alcun
senso dire, essendo a Roma: "Proprio adesso in Nuova Zelanda sono le 5".
Quando noi pronunciamo una proposizione del genere intendiamo qualcosa di
strettamente connesso alla sincronizzazione scelta.
Per la precisione intendiamo questo (se sincronizzassimo secondo la
relazione standard, cosa non vera in quanto, come noto, gli orologi sulla
Terra si sincronizzano secondo il sistema dei fusi orari):
"Se, proprio adesso che il mio orologio segna l'istante tin, mandassi un
segnale luminoso L verso la Nuova Zelanda, allora L sara' ricevuto in Nuova
Zelanda quando l'orologio fisso la' segnera' l'istante tin+d/c, essendo
d=distanza fra me e la Nuova Zelanda e c=velocita' di andata e ritorno della
luce".
Non diciamo niente sulle proprieta' "ora" dell'orologio fisso in Nuova
Zelanda (non potremmo dirlo perche' non avrebbe senso). Ci stiamo invece
pronunciando sulle proprieta' dell'orologio fisso in Nuova Zelanda
(l'istante da lui segnato) nel momento in cui la', in Nuova Zelanda,
avverra' un certo evento (la ricezione del segnale luminoso da noi spedito).
> > Il concetto di "simultaneita'" e' definito mediante l'impiego di raggi
luminosi che si muovono > su distanze uguali."
>
> Perche' su distanze uguali?
Credo che Reichenbach voglia intendere questo:
quando diciamo "il mio orologio ha misurato 2 minuti da quando e' squillato
il telefono a quando ho riagganciato la cornetta"
intendiamo questo:
1) un segnale luminoso e' partito dal punto dove sono nel momento esatto in
cui (nel punto dove sono) ha squillato il telefono;
2) il segnale luminoso si e' andato a riflettere su uno specchio che si
trova nel punto A, distante d da me, per poi tornare da me, riflettersi di
nuovo verso A (potrebbe anche andare verso B, l'importante e' che A e B
abbiano, rispetto a me, distanze *uguali*), tornare ancora ecc ...;
3) esattamente nel momento in cui riagganciavo la cornetta il segnale
luminoso tornava da me dopo la n-esima riflessione essendo n=(c*2minuti)/2d.
In sostanza credo che Reichenbach voglia dire che quando diciamo "orologio"
intendiamo un orologio a luce o un qualsiasi altro marchingegno che sia
sincrono all'orologio a luce.
> Ciao
> R.
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Tue Dec 05 2006 - 18:02:02 CET