Re: La relatività di Rovelli

From: Fatal_Error <fatal_error_at_nospam.it>
Date: Thu, 26 Apr 2012 02:56:24 +0200

"cometa_luminosa" <alberto.rasa_at_virgilio.it> ha scritto nel messaggio
news:6ef9df8e-5c52-4527-838c-8ba8ffb1d80d_at_v2g2000vbv.googlegroups.com...
> On Apr 23, 12:05 am, "Fatal_Error" <fatal_er..._at_nospam.it> wrote:
> ...
>> Quindi partire da un fatto *empirico* misurabile
>> (almeno teoricamente) con strumenti operativamente definiti (termometri
>> ed
>> accelerometri) quale: ""un corpo accelerato si raffredda irraggiando piu'
>> lentamente di un identico corpo nelle identiche condizioni iniziali che
>> non
>> ha subito accelerazioni.", permette di arrivare al cuore di quei
>> postulati e
>> di ricavare la velocita' massima di un corpo (c) interpolando i risultati
>> di
>> *vere* misure empiriche.
>
> Guarda che il paradosso dei gemelli = entita' della differenza di
> tempo misurata dai due astronauti, non dipende dall'entita'
> dell'accelerazione (come ben sai).

Invece se vai a fondo e ci ragioni sopra vedrai che dipende proprio dalle
accelerazioni e dagli spazi percorsi, altrimenti avremmo veramente "il
paradosso" dei gemelli (vista la relativita' del moto)... In RR semplifichi,
non consideri infatti le fasi di accelerazione e cambi semplicemente i
riferimenti inerziali, funziona, ma la "vera" spiegazione, il vero computo
richiederebbe *la misura* ed il computo delle accelerazioni, visto che
dovresti considerare riferimenti *non* inerziali, non hai "velocita'" senza
accelerazioni! Avendo le registrazioni dell'accelerazione propria in
funzione della dS propria del corpo (le dT *misurate* a bordo, o anche il
tempo proprio misurato) puoi ricostruire la legge oraria ed hai tutto quello
che serve per fare i conti. Senza scrivere equazioni e quantificare (almeno
per adesso) che la cosa funziona lo capisci immediatamente considerando un
orologio (o un corpo che irraggia) in un campo gravitazionale, questo
"rallenta" (o equivalentemente il corpo si raffredda piu' lentamente) di un
identico orologio/corpo lontano dalle masse, quanto piu' lentamente dipende
proprio *dall'accelerazione* gravitazionale; il principio di equivalenza
garantisce che qualsiasi accelerazione produca equivalente effetto -> la
variazione di entropia diminuisce in funzione dell'accelerazione, quindi:
"un corpo accelerato si raffredda irraggiando piu' lentamente di un identico
corpo nelle identiche condizioni iniziali che non ha subito accelerazioni."
Perche' succede questo? Beh, io un'idea ce l'ho ma e' complicata... Sempre
discorsivamente, se consideri lo spazio a "guscio di cipolla" (o a
Matrioska) di cui tanto ho parlato, ovvero non uno spazio "Euclideo" ma un
gradiente continuo di curvatura spaziale sferico/euclideo/iperbolico (puoi
vederlo come uno spazio 4D "fogliettato" con *tutte* le possibili superfici
riemanniane a curvatura sezionale costante S^3<--R^3-->H^3), vedi che tutto
esiste nei pressi della "via di mezzo" fra i due opposti gradienti (il punto
di equilibrio, lo zero, cerca di visualizzarla: S^3 ((((( R^3 ))))) H^3), la
dS diventa funzione del gradiente iperbolico 2D, accelerare con un razzo
(espansione per il principio di azione-reazione) significa spostarsi su
shell H^3 a curvatura maggiore (in valore assoluto, spazi aperti a curvatura
negativa) e diminuire il "potenziale entropico" a cui il corpo e' soggetto,
per questo si raffredda piu' lentamente. Accelerare per gravitazione
(contrazione verso) significa spostarsi verso shell S^3 a curvatura maggiore
(spazi sferici, chiusi), verso potenziali gravitazionali maggiori che
ovviamente sono opposti al potenziale entropico. Da una qualsiasi shell
spaziale, un corpo in una shell a curvatura diversa e' in movimento
relativo: questo e' in ultimo il moto.
 
Received on Thu Apr 26 2012 - 02:56:24 CEST

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