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From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Wed, 9 Aug 2006 19:07:54 +0200

"Stefano Gemma" <stefano_at_millesimo.com> ha scritto nel messaggio
news:ebat13$k7k$1_at_newsreader.mailgate.org...
> "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto nel messaggio
> news:44d6084b$0$47971$4fafbaef_at_reader3.news.tin.it...

>> dt=d/(c+v).
>> Questa pero' non e' la risposta che cercavi. Tu vorresti sapere quale
>
> Infatti. Se la scriviamo cos�:
>
> dt * (c+v) = d
>
> che � ci� che dicevo: la velocit� (apparente) della luce sarebbe c+v!

Ma non c'e' alcun motivo per chiamare "velocita' della luce" il rapporto
d/dt. La luce ha percorso d', non d.

Se con "velocita' (apparente)" intendi la velocita' alla quale l'orologio in
volo avrebbe "visto" venirgli incontro il fotone allora si sbaglia ancora di
piu':
1) d e' stato misurato in R, non nel riferimento dell'orologio in volo;
2) dt e' stato "misurato" in R non dall'orologio in volo (inoltre dt non e'
una vera misura in quanto contiene anche aspetti convenzionali, per questo
ho messo "misurato" fra virgolette);
3) la "contemporaneita'" fra il momento in cui l'orologio inizia a misurare
(cioe' appena invertiva la rotta) e il momento in cui parte il fotone e'
vera in R, non nel riferimento dell'orologio in volo (anche qua, per gli
stessi motivi di prima, "contemporaneita'" e' fra virgolette).

In sostanza, essendo nel riferimento R' dell'orologio in volo, chiameremmo
"velocita' (apparente)" un rapporto di grandezze che hanno ben poco a che
fare con misure effettuate in R'.

>> l'invarianza del modulo dei quadrivettori.
> ...
>> E2: (ct=c*dt=d/(1+(v/c)) , x=d'=c*dt=d/(1+(v/c)) ).
> ...
>
> Qui, purtroppo, mi sono perso... ma me lo aspettavo ;)

Beh, per come l'ho raccontata, direi che fosse pressoche' impossibile non
perdersi. Tu chiedevi la soluzione di un ben preciso problema, eventualmente
"buttando giu' qualche formula", e io ho provato a darti la soluzione nella
maniera secondo me piu' rapida che facesse uso del minor numero di "formule"
(cioe' del minor numero di assunzioni non dimostrate).
Sono pero' convinto che per capire la soluzione si deve capire cosa c'e' di
fisico dietro alla "formula" usata, cioe' dietro all'invarianza del modulo
del quadrivettore istante-posizione.

> Prendo per vera la formula che dai:
>
> d * (1-(v/c)) / SQRT(1-(v/c)^2)

OK, se ben capisco, intendi questo:
"non ho capito bene come si fa a determinare quella soluzione, ma diamo per
scontato che sia valida. Ad esempio immaginiamo di aver eseguito
l'esperimento e di aver osservato che effettivamente l'orologio in volo ha
misurato quell'intervallo di tempo".

> E faccio qualche passaggio, per oliare le mie rotelle arrugginite...
[...]
> tB: d * (1-(v/c)) / SQRT(1-(v/c)^2)
> tA: d * (1-(-v/c)) / SQRT(1-(-v/c)^2)
[...]
> Quindi si vede prima il raggio
> che proviene da B, se mi muovo verso B?

Si'.
Pero' io quegli intervalli di tempo non li chiamerei tB e tA (con "t" in
genere si intendono istanti segnati dagli orologi fissi in R), essendo
intervalli di tempo misurati dall'orologio in volo, li chiamerei TauB e
TauA.
Il fatto che sia TauB<TauA si puo' osservare nella maniera vista da te, o
anche, in maniera piu' rapida, notando che
1-(v/c) < 1 < 1+(v/c)
(v l'abbiamo assunta positiva).

> Stefano

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire) 
Received on Wed Aug 09 2006 - 19:07:54 CEST

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