Re: Perche' e' successo? Semi OT

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Sun, 18 Jun 2006 20:43:04 +0200

Soviet_Mario ha scritto:
> ...
> estremizzando e non contemplando i casi intermedi, per definire un
> sistema sano o malato non si pu� pesare equamente il numero di esempi
> illustri e quello di esempi infami. Prendiamo pure come archetipi la
> SISSA, la Sant'Anna o la Normale, o anche l'INFN, e come secondo caso
> cito giusto l'universit� di Bari, area medica (dove esistono interi
> piani di dipartimento occupati da consanguinei).
> Beh, se ipoteticamente un computo portasse, trascurando i casi grigi,
> a censire otto casi eccellenti e due casi mafio-baronali, imho non si
> potrebbe dire che il sistema � in salute. Purtroppo in certa misura le
> degenerazioni pesano molto di pi�, e non ne faccio soltanto un caso di
> maggiore appariscenza mediatica, cose che fanno presa sulla massa,
> dico che intrinsecamente la negativit� � un indicatore pi� critico
> della positivit�.
A me sembra che la tua impostazione sia semplicemente sbagliata.

> Quel che voglio dire � che la legittima (anche condivisibile)
> testimonianza di indignazione del prof. Moretti, purtroppo non
> dimostra che il sistema sia sano, semplicemente che in seno ad un
> sistema scricchiolante, con pozze di liquame, ci sono ancora oasi
> pulite e vitali.
Per cominciare, ti contraddici: sono 8 su 10, o sono "oasi"?

> ...
> vero, � spesso un errore mediatico quello di ragionare per categorie
> in blocco e far di tutte l'erbe un fascio. Nei servizi che ho sempre
> visto in TV, per�, devo dire che si son sempre fatti nomi e cognomi
> nei casi di malauniversit�, e che � in gran parte colpa delle
> percezioni distorte dell'utenza, questa assimilazione.
No, non credo affatto. Da quello che leggo e vedo mi pare invece che
in ambito giornalistico si operi sistematicamente per convincere il
pubblico che l'Universita' e' complessivamente un sistema bacato (come
pure, discorso affine, si dice che la scuola secondaria e' uno
sfacelo).
Dico di piu': la sensazione nettissima e' che il giornalista tipo
abbia un fatto _personale_ verso l'universita', e approfitti del suo
potere per rifarsi.

Perche' ho detto sopra che la tua e' un'impostazione sbagliata?
Per piu' ragioni.

La prima, che sarebbe banale se non fosse del tutto ignorata a tutti i
livelli, e' che non e' possibile trattare l'universita' come un tutto
unico: ci sono enormi differenze a seconda delle Facolta' e perfino
dei corsi di laurea di una stessa Facolta'.
Differenze che in estrema semplificazione si possono ridurre a questo:
si tratta di corsi e Facolta' che rendono soldi, oppure no? Sono
collegate con l'esercizio della professione privata, o no?
Detto questo, non ho neppure bisogno di fare i nomi.

La seconda e' che anche figure come il "barone", ormai entrate nel
linguaggio comune come sinonimo di potere assoluto e arbitrario (e
magari anche corrotto, disonesto e incompetente) andrebbero
riesaminate e discusse seriamente.
Certamente sono esistiti ed esistono tuttora baroni con tutte le
caratteristiche che ho detto; ed e' da notare che quelli "veri" sono
sopravvissuti a tutte le "riforme" che ne avrebbero dovuto erodere il
potere.

Ma e' anche esistita ed esiste la figura del "caposcuola", che puo'
facilmente sfumare e confondersi col barone, ma ha tutt'altro valore.
Questo e' un discorso serio, che andrebbe fatto per es. quando si
parla di concorsi, col connesso problema della valutazione dei
cnadidati, ecc.
Precisato che io non sono mai stato un "barone" in nessuno dei sensi
sopra descritti, neppure nel migliore, fermo qui il discorso che
diventerebbe troppo lungo.

Passo invece a una terza ragione: la transizione veloce della nostra
universita' da scuola di elite a scuola di massa.

Cio' ha ovviamente moltiplicato la richiesta di forza-docente, ma alle
possibilita' di costruirla ci sono dei limiti fisiologici. I bravi
docenti non solo non si possono improvvisare, ma oltre un certo limite
e' proprio impossibile averli.
Quindi se si vuole avere un'universit'a di massa, bisogna rassegnarsi
ad avere una maggioranza di docenti mediocri. Questo e' vero qui come
in ogni parte del mondo.
Altro discorso e' che ad ogni modo ciascuno debba fare al meglio il
proprio dovere, e non trascurarlo dando priorita' ad altre attivita'.
Inoltre un'universita' di massa ha bisogno di un'organizzazione
didattica piu' rigida, in cui c'e' meno spazio all'autonomia e piu'
vincoli su quello che ciascuno deve fare.
A questo proposito non ho mai capito il facile richiamo alla "liberta'
didattica", ma anche questo sarebbe un lungo discorso...

Invece le "altre attivita'" di cui ho parlato ci portano nell'ambito
della ricerca.
Cominciamo col dire che non solo il grosso pubblico, ma credo la
grandissima parte delle persone che si ritengono "colte" e della
classe politica ritengo non abbiano la piu' pallida idea di che cosa
in concreto e' la ricerca scientifica.
A parte che se facessimo un sondaggio, chiedendo di fare un esempio,
il 90% farebbero un esempio di carattere medico-biologico, quanti
hanno idea di come la ricerca e' organizzata, e delle grandi
differenze (anche qui) fra diversi settori?

Questo e' un punto importante, perche' l'organizzazione della ricerca,
soprattutto quella sperimentale, e' oggi in larga miura di gruppi
anche molto numerosi, dove varie persone svolgono compiti diversi,
tutti necessari ma non omogenei tra loro.
Per es. il fatto che un ricercatore abbia un'unica carriera possibile
(sto parlando dell'ambito universitario) crea una distorsione.
Puo' accadere (accade tutti i giorni) che un collaboratore prezioso
ma modesto, con precisi limiti intellettuali, debba essere
ricompensato del suo lavoro con una promozione. Che cosa si fa? gli si
da' una cattedra.
Il risultato e' un calo del livello, sia nella didattica come nella
ricerca.

Mi fermo qui: ti ho fatto qualche esempio delle cose che bisognerebbe
sapere per giudicare l'ambiente universitario.
Per non parlare poi di quelli che hanno il potere di legiferare :-<
                                 

-- 
Elio Fabri
Received on Sun Jun 18 2006 - 20:43:04 CEST

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