Guido D. ha scritto:
...
> I detrattori della
> interpretazione di Copenhagen evidenziano la (paradossale)
> sovrapposizione fra gatto vivo e gatto morto, e il fatto
> che l'osservatore - che apre la scatola facendo "collassare"
> il sistema in un autostato - determina il destino del gatto.
> Ma l'obiezione pi� semplice che mi viene di fare � che il
> gatto � un sistema macroscopico, non � possibile parlare di
> sovrapposizione, ma � un sistema che interagendo con un
> sistema microscopico/quantistico discrimina fra un autostato e
> l'altro di quest'ultimo (nucleo radioattivo che decade/che non decade).
> Il questo senso � il gatto il vero osservatore! E` il gatto che
> effettua la misura! E la fiala di veleno � il suo (pericoloso...)
> strumento di laboratorio. E' vivo o morto gi� prima che un
> essere umano apra la scatola.
> Qualcosa mi sfugge?
Nel paradosso di S. il punto di vista � quello dell'osservatore umano che
si trova fuori dalla scatola; dal punto di vista dell'osservatore animale
interno alla scatola (il gatto) mi pare del tutto naturale che non si
osservino mai sovrapposizioni di stati macroscopici.
Inoltre � bene specificare che ai fini del paradosso di S. � del tutto
ininfluente che nella scatola accanto alla fiala venefica vi sia un gatto,
un canarino, un lombrico o un essere umano dotato di un PhD in fisica
teorica.
Tornando al punto di vista dell'osservatore umano fuori dalla scatola �
quest'ultimo a prevedere effetti paradossali, muovendo dalla constazione
che la particella radiottiva in procinto di decadere � rapresentabile
quantisticamente tramite una f.d.o. data dalla sovrapposizione di due
stati quantistici ortogonali e estendendo tale sovrapposizione agli
oggetti macroscopici coinvolti nell'esperimento; di solito si dice che il
gatto � in una sovrapposizione di stati |vivo>, |morto>, ma si potrebbe
sostenere
altrettanto bene che la fiala � in una sovrapposizione di stati |rotta>,
|integra> o che il martello destinato a rompere la fiala � in una
sovrapposizione di stati |verticale>, |orizzontale>.
Come risoluzione del paradosso ho anch'io ho sempre pensato che il baco
nel paradosso di S. stia nell'estensione agli oggetti macroscopici delle
propriet� quantistiche valide nel mondo microscopico, e che il punto
cruciale si annidi nelle pieghe, ancora non chiarite a quanto ne so, della
transizione tra fisica quantistica e fisica classica, nel passaggio tra
microscopico e macroscopico.
> Resta infatti il problema di giustificare teoricamente e stabilire
> (quantitativamente) il confine fra questi due mondi... E mi
> chiedo se l'ottica e la fisica della materia condensata non
> possano dare delle risposte in tal senso: sistemi mesoscopici,
> quantum dots, condensati di Bose-Einstein, atomi "quasi-classici"
> (http://www.optics.rochester.edu/~stroud/) etc.
...
Lo studio dei sistemi mesoscopici e della "mesofisica" a quanto ne so
punta proprio a chiarificare "la pasqua" (il passaggio) tra mondo
quantistico e mondo macroscopico.
Saluti,
Aleph
--
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Received on Fri Jun 09 2006 - 16:36:42 CEST