Re: emulsione fotografica

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Tue, 11 Apr 2006 11:06:32 +0200

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:e1e9o6$2tqs$2_at_newsreader1.mclink.it...
> Bruno Cocciaro ha scritto:
> > Poi, risolta la questione su cosa e' k, se uno insiste e dice "bene,
> > ho capito cosa sarebbe k, ma io vorrei sapere cosa e' la frequenza"
> > allora, secondo il mio parere, non ci sono alternative, se non si
> > vuole barare si deve necessariamente affrontare la questione della
> > convenzionalita'.
> Non vedo perche'. Per misurare una frequenza basta un unico orologio.

Perche' qui non stiamo parlando di misurare una frequenza "qualsiasi".

Se mi mettessi sul ciglio della strada a misurare la frequenza media, nu,
con la quale passano le automobili allora si', mi basterebbe un solo
orologio e la misura sarebbe non convenzionale.
Ma qui stiamo parlando di fotoni, che so, ho a disposizione un orologio e un
laser. Il problema e': a seguito di quale processo di misura potrei dire di
aver misurato la frequenza? Io ho passato piu' o meno un anno alla ricerca
di un esperimento chiave che chiudesse il discorso a favore degli
anticonvenzionalisti. Andrebbe benissimo un esperimento capace di misurare
la frequenza dei fotoni emessi da un certo laser (la lunghezza d'onda si
misura tramite esperimenti di interferenza). Non ne ho trovato alcuno e ora
sono convinto che e' impossibile trovarne.

Ad ogni modo la questione non e' specifica della relativita' nel senso che
si porrebbe pari pari anche in fisica prerelativistica. Cioe' si potrebbe
porre un problema analogo anche per le automobili che viaggiano sul ciglio
della strada. Oltre a misurarne la frequenza nella maniera detta sopra
potrei anche leggere al volo il valore, v, segnato dal tachimetro di ogni
macchina nel momento in cui mi passa davanti. Il tachimetro segna v perche'
l'orologio fisso all'interno dell'automobile misura un intervallo di tempo
dt=d/v fra gli istanti in cui l'automobile passa per i punti dove ho
preventivamente posto le pietre miliari x e x+d (trascuriamo gli effetti
relativistici, cioe' v<<c). A questo punto potrei anche dire che dalle due
misure, nu e v, potrei dedurre la misura della "lunghezza d'onda", L, cioe'
della distanza fra un'auto e la successiva: L=v/nu. In questa ultima
affermazione ci sarebbe pero' implicita una assunzione convenzionale: v e nu
non sono convenzionali, sono frutto di misure, L e' convenzionale. Con
"lunghezza d'onda" L si intende che l'automobile i si trova nel punto x
quando l'orologio fisso in x segna t e l'automobile i+1 si trova nel punto
x+L quando l'orologio fisso in x+L segna lo stesso istante t. Se assumiamo
di sincronizzare gli orologi secondo la relazione standard (che,
nell'ipotesi fatta di v<<c, equivale a dire che gli orologi fissi in un
qualsiasi punto x si sincronizzano ponendoli uguali all'istante, tau,
segnato dall'orologio fisso sulla prima automobile mentre passa per quel
punto; avremmo cosi' sincronizzato tramite trasporto) allora risultera' vero
che v/nu da' proprio la lunghezza d'onda. Se pero' scegliessimo di
sincronizzare l'orologio fisso in x ponendolo a tau+d*x nel momento in cui
gli passa davanti l'orologio fisso sulla prima automobile, allora la
lunghezza d'onda di quel dato treno di automobili risulterebbe ovviamente
diversa. Si potra' dire che la scelta tau+d*x e' "sbagliata", che la scelta
"giusta" e' settare gli orologi all'istante tau, ma proprio qui sta il cuore
della convenzionalita' della simultaneita': non c'e' alcuna maniera
sperimentale per "provare" la giustezza di una scelta rispetto ad un'altra.

Tutto cio' potrebbe sembrare di una tale banalita' (cioe' potrebbe sembrare
cosi' ovviamente vero) che sembrerebbe difficile immaginare una qualche
reale utilita' di questi discorsi.
Eppure, ho gia' ricordato che la piena presa di coscienza delle cose dette
sopra obbliga ad interrogarsi sul significato da attribuire a proposizioni
tipo "le due misure sono state effettuate in luoghi diversi allo stesso
istante". A me pare che proprio interrogativi di questo tipo poneva qui
Valter Moretti, lo scorso Ottobre, quando diceva "Si crede oggi che il
"collasso istantaneo" della funzione d'onda non abbia molto senso perch�
istantaneo per oggetti estesi non ha senso in relativit�" e poi,
raccogliendo il mio invito, rafforzava dicendo che "istantaneo per oggetti
estesi" non ha alcun senso anche indipendentemente dalla relativita': non ha
senso punto e basta.

Altro interrogativo, che mi e' venuto in mente proprio mentre scrivevo
questo post, potrebbe essere il seguente:
per un "treno" di particelle microscopiche possiamo misurare il vettore
d'onda (interferometria) ma non la frequenza (che assumiamo per
convenzione), per un "treno" di particelle macroscopiche, ad esempio le
automobili viste sopra, possiamo misurare la frequenza, la direzione di
propagazione, ma non la lunghezza d'onda (che assumiamo per convenzione).
Dove e' l'origine di tale differenza? Se prendessimo un "treno" di
particelle "mesoscopiche" a quali problemi andremmo incontro? Avremmo un po'
di problemi sia per misurare la frequenza che per misurare la lunghezza
d'onda? Perche' ? Nel caso macroscopico, come arriva all'orologio la
"comunicazione" del fatto che l'automobile e' "arrivata li'" (e quindi
bosogna leggere l'istante per fare la differenza con l'istante letto quando
era arrivata la comunicazione dell'arrivo della automobile precedente)?
Quali sono i mediatori di tale informazione? Perche' tali mediatori non
potrebbero svolgere lo stesso ruolo anche nel caso microscopico? E un caso
mesoscopico e' immaginabile? Che fanno quei mediatori nel caso mesoscopico,
lo svolgono il loro ruolo o no? Oppure lo svolgono ma in maniera
"approssimata", e in che senso approssimata?

Insomma, ben lungi dall'essere un tema del quale sembrerebbe difficile
immaginare una qualche utilita', a me pare che la convenzionalita' della
simultaneita' sia piuttosto una vera e propria miniera, in larga parte
ancora inesplorata. Anche fra i convenzionalisti mi pare che non ci sia
piena coscienza di quanto la miniera potrebbe fornire.

> > Scelta la sincronizzazione non standard, le trasformazioni che legano
> > Y' a Y, M' a M e X' a X, sono state esplicitate da Anderson,
> > Vetharaniam e Stedman in Phys. Rep. 295, 93-180 (1998) a pag 127,
> Se vuoi dire che dovrei decidermi a leggere AVS, magari hai ragione :)
> Pero' provo una certa resistenza: da che dipendera'?

Ahhh spero che non dipenda dal fatto che ho fatto io qui una
tale insistenza su questa storia della convenzionalita' da aver ingenerato
in te una sorta di repulsione :-). Avrai notato che la questione e' stata
anche trattata negli ultimi anni sul "Giornale di Fisica" in una serie di
articoli di Selleri, Bergia e altri. Solo che ad un "radicale" come me quasi
nessuno di quegli interventi va bene :-). Poi nel 2003 sono arrivati Rizzi e
Serafini, G. Fis., 44 (2003) 3-32, a sistemare quasi completamente la
questione (infatti fanno riferimento ad AVS).
A me pare di essere un po' piu' radicale di Rizzi e Serafini per questo
stavo pensando di proporre un articolo per "sistemare" le cose a modo mio,
comunque, secondo il mio parere, la questione li' trattata e' stata nella
sostanza chiusa dal loro intervento.

> Elio Fabri

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Tue Apr 11 2006 - 11:06:32 CEST

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