Tetis ha scritto:
> ...
> Nel frattempo ho ritrovato un vecchio articolo di un enciclopedia
> scientifica in cui si fa riferimento ad un indice di colore. Negli
> anni settanta risulta che in astronomia si definiva la magnitudine
> delle stelle in base ad una scala logaritmica. Penso sia una scala
> usata ancora oggi, tuttavia secondo che l'ottica per l'acquisizione
> delle intensit� fosse occhiometrica (cio� telescopio + osservatore) o
> fotografica si dava spazio a diverse scale.
La scala logaritmica e' correntemente in uso anche oggi.
Il resto che dici invece e' ormai obsoleto (una tantum, uso questo
aggettivo, perche' qui ci sta bene :) )
> Le cosiddette magnitudini visuale (occhio), ovvero foto-visuale
> (usando un filtro giallo che simula la risposta in frequenza
> dell'occhio umano), ovvero foto-grafica (usando una pellicola senza
> filtri).
Queste magnitudini sono morte e sepolte da tempo e sono sostiuite dai
cosiddetti "sistemi fotometrici", definiti in modo preciso.
Mi sembrava di averci gia' fatto cenno in un altro posto, ma non sono
sicuro.
Il sistema fotometrico piu' comune (e antico) e quello U B V, dove U
sta per ultravioletto (l'avresti mai detto? :-)) ) B per blu e V per
visuale.
Le definizioni si ottengono assegnando per ciascuna banda delle
precise funzioni peso che caratterizzano le risposte che deve avere un
rivelatore per misurare la magnitudine U oppure B oppure V.
In questo modo si ottengono appunto tre magnitudini: m_U, m_B, m_V
(comunemente abbreviate in U, B, V) e da queste gli indici di colore
U-B e B-V.
La magnitudine bolometrica rimane definita per mezzo del rivelatore
ideale con risposta uniforme su tutto lo spettro, ma in pratica la si
ricava dalle latre per mezzo di una "correzione bolometrica" a base
empirica.
Esistono poi sistemi fotometrici piu' complessi, che includono ad es.
anche l'infrarosso; ma il metodo e' sempre lo stesso.
--
Elio Fabri
Received on Sat Dec 31 2005 - 20:35:07 CET