Il 13 Dic 2005, 15:06, gianmarco100_at_inwind.it (Tetis) ha scritto:
> Il 13 Dic 2005, 10:16, Daniele Fua <daniele.fua_at_unimib.it> ha scritto:
[era luminosita'>?]
> > Non lo so! Bisognerebbe chiederlo a chi la utilizza... :-)
>
> Provero' ad informarmi e ti diro'.
Mi sono informato:
1) L'energia della radiazione emessa da una sorgente
per unita' di tempo si misura in Watt e si chiama flusso radiante.
2) La potenza emessa dall'elemento di superficie si chiama
emettenza luminosa.
3) la potenza ricevuta da un elemento di superficie si chiama irradianza.
(non importa che sia ortogonale alla direzione di propagazione della luce
sarai tu a fare attenzione all'angolo di inclinazione.
4) ad una grande distanza dalla sorgente ha senso parlare della frazione del
flusso radiante entro l'unita' di angolo solido. Si chiama intensita'
radiante.
5) l'intensita' radiante emessa da un elemento di superficie si chiama
radianza, anche qui non ha importanza la direzione.
In effetti moltiplicando la densita' di energia per c/4 si ottiene
l'emettenza
radiante, quindi per un corpo nero basta moltiplicare questo numero per
l'area della superficie e supponendo che questa sia convessa si ottiene
il flusso radiante del corpo nero. Utilizzando il fattore di 683 lm/W
conversione
da Watt a lumen si ottiene la luminosita'. Ovviamente a patto di aver fatto
la conversione da radiazione spettrale a luminosita' spettrale moltiplicando
per la risposta fisiologica convenzionale. Queste sono ottenute
comparativamente
e si definiscono in termini standard, ma ogni persona ha poi la propria
percezione
della luce. Interessante sarebbe studiare l'adattamento (non quello
genetico)
della risposta alle condizioni di illuminazione a diverse latitudini. Hai
mai notato
che i soggetti paesaggistici italiani di artisti nord-europei sono piu'
luminosi
dei medesimi soggetti ritratti da artisti italiani? Immagino anche che in
effetti
dopo un mese di nuvole a Modena un giorno di sole sembri piu' solare.
Tuttavia la misura della risposta puo' in qualche modo essere resa oggettiva
con una tecnica di misura della soglia di percezione analoga a quella che
si utilizza in acustica medica aggiungendo delle ipotesi di riscalamento
lineare della percezione. Ma di questo non mi intendo.
> > Daniele Fua'
> > Uni. Milano-Bicocca
> >
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> Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
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Inviato via
http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Thu Dec 15 2005 - 21:53:29 CET