Il 11 Dic 2005, 23:51, "Hypermars" <hypermars_at_despammed.com> ha scritto:
>
> "Tetis" <gianmarco100_at_inwind.it> wrote in message
> news:155Z185Z25Z64Y1134331311X15655_at_usenet.libero.it...
>
> > Tempo fa avevo pensato alla possibilita' di utilizzare una
configurazione
> > di split di un fascio elettronico per costruire un reticolo di
> interferenza,
> > per costruire un reticolo di interferenza con un passo dell'ordine della
> > lunghezza d'onda Compton occorrerebbero quel tipo di elettroni che hai
> > qui delineato, accelerati a 212 keV di energia cinetica.
>
> Non mi sembra ci sia correlazione 1:1 tra la lunghezza d'onda
dell'elettrone
> e il passo del reticolo di interferenza che si ottiene ad esempio con un
> biprisma elettronico. Il passo reticolare e' settato dalla configurazione
> elettro-ottica globale, ed e' variabilissimo a parita' di lunghezza
d'onda.
Per elettro-ottica fai riferimento solo all'ottica di focheggiamento
o anche ad un'ottica X? Perche' non sono proprio certo di
aver capito se c'e' gia' questo livello di tecnologia negli
strumenti disponibili. Cioe' ho visto degli interferometri,
a doppio prisma, e questo e' un rifacimento su scala
nanoscopica della vecchia idea della miscroscopia
ad interferenza ottica, ma non mi sembra che intervenga
in alcun modo radiazione con quell lunghezze d'onda
in questi strumenti.
Ho visto le espressioni che si utilizzano, grazie ai tuoi links, ed
in parte avevo messo le mani avanti, ci sono certo tante cose
che non so anche dopo aver sfogliato gli articoli, ad ogni modo
certamente esistono, e non mi e' nuovo, diversi fattori che
influiscono nell'arrangiamento tecnologico specifico, si va
dall'aberrazione dell'ottica di focheggiamento alle proprieta'
cromatiche degli elettroni immessi nell'ottica.
A prescindere da questo e' certo che la funzione di trasferimento
entro un dispositivo non equivale ad usare specchi ideali
e trasferimento monocromatico come nell'esperienza
ideale che proponevo. Rimane il problema che con pochi
elettroni per metro la possibilita' di fare interferometria X ed
in particolare nulla di Bragg. Non soltanto, e' certo che anche
potendo costruire un dispositivo del genere la situazione sarebbe
piu' delicatata che nella diffrazione Bragg da parte degli
atomi, per il motivo che dicevo che gli elettroni subiscono
accelerazioni e sono centri di diffrazione per una molteplicita'
di scattering, come anche il contrario cioe' i fotoni subiscono
molteplici processi di scattering. Ancora va considerata la circostanza che
la formula di Compton riguarda l'interazione di scattering con
elettroni a riposo, mentre questi sono in movimento. Quello che non si
puo' esludere a priori e' una forma di cooperazione costruttiva fra onde
di materia ed onde di radiazione. Tuttavia come gia' dicevo quello che
conta in questo caso sono le eccitazioni collettive piuttosto che quelle
di singolo elettrone.
> > il problema principale e' che
> > i segnali ottenibili, usando elettroni sarebbero estremamente deboli
> > perche' un reticolo troppo fitto di elettroni non sarebbe stabile per
> > effetto dell'interazione coulombiana ed occorrerebbe pensare ad
> > elettroni rari.
Questo problema certamente non riguarda l'interferometria
elettronica, ma forse sono io che ho equivocato circa il tipo
di strutture sperimentali a cui stai pensando.
> Non direi che l'interazione elettrone elettrone abbia mai creato problemi
a
> nessun olografista. La separazione media dentro la colonna e' dell'ordine
> del metro, a valori standard di potenziale di estrazione dal filamento.
>
> Inoltre, dai un'occhiata a queste frange di interferenza picometriche,
> realizzate dal mio buon amico e collega Ken Harada (un mito di giappo)
>
> K. Harada et al., J. Appl. Phys. 96, 6097 (2004)
Grazie, molto belle, che tempi di acquisizione richede una simile
immagine?
> > [cut] penso nella
> > fattispecie alla lunghezza di De Broglie delle quasi particelle
associate
> > alle eccitazioni plasmoniche. Ma queste sono davvero fantasie ;-)
>
> Non c'entra molto, ma a proposito di plasmoni ed elettroni faccio
volentieri
> un po' di pubblicita' a un'altro amico e collega (Rodney Herring, U.
> Victoria)
:-) Questo fatto che segnali e' molto
incoraggiante, mi sembra. Ma anche
in questo caso stiamo parlando di due
cose diverse, anzi tu parli di cose, io
sto fantasticando su qualcosa che non
so se e' mai stato fatto. Nella fattispecie
quello che pensavo era una interazione
della luce con un plasma elettronico, tu
stai parlando dell'interazione di un fascio
elettronico cone i plasmoni in un materiale.
> che ha mostrato come si riesca ad ottenere interferenza da
> elettroni diffusi inelasticamente, in particolare filtrando il
plasmon-loss
> peak...
>
> R. Herring, Ultramicroscopy 104, 261 (2005)
>
> Qualche anno fa ad un congresso ho assistito alla sua prima esposizione
dei
> dati, accolta da uno scetticismo *totale*. I grandi vecchi della
> microscopia, Lichte in particolare, fecero proprio la faccia che diceva
> chiaramente: "ma che cazzata...e' impossibile!". Pochi anni dopo, ad un
> altro congresso, lo stesso Lichte ha presentato risultati simili, frutto
> della sua propria verifica (positiva) sperimentale del fenomeno.
>
> Bye
> Hyper
>
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Inviato via
http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Tue Dec 13 2005 - 15:55:11 CET