Re: Le tre dimensioni.

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Tue, 15 Nov 2005 20:27:06 GMT

                    Il 15 Nov 2005, 12:48, no_spam_at_no_spam.com (Aleph) ha scritto:
> Tetis ha scritto:
>
> ...
> > > Il P.A. muove unicamente dalla constatazione ovvia, eretta a
principio,
> > > che le leggi della fisica devono essere compatibili con lo sviluppo
della
> > > vita, dal momento che la vita esiste.
>
> > E fin qui non posso che arrendermi all'evidenza e concludere
> > che nella storia della scienza il principio antropico e' sempre
> > stato utilizzato come ovvio principio regolativo. Dando un ruolo
> > centrale alle osservazioni dell'uomo.
> ...
>
> Il Principio Antropico in senso proprio ha una storia piuttosto recente;
> fu introdotto ufficialmente da Brandon Carter negli anni '70 e anticipato
> nello spirito da Dicke, che us� argomentazioni antropiche per provare a
> spiegare la congettura cosmologica sui grandi numeri proposta molti anni
> prima da Dirac.
> La mia sensazione, avvalorata anche da quanto scrivi dopo, � che tu
> confonda il Principio Antropico con la forma di ragionamento, che in
> filosofia prende il nome di apagoge.

In verita' mi aspettavo esattamente questo tipo di obiezione.
Obiezione sensata e corretta sul piano strettamente terminologico,
ma che si allontana dal piano della discussione che ho proposto,
e che, ripeto ha a che fare solo incidentalmente con il principio
antropico.

Ti ringrazio sinceramente dello sforzo di chiarezza e della
base di informazione. E' una storia che conoscevo in parte, ma
a cui hai dato un prezioso inquadramento. Tuttavia quello su
cui insisto e che sostengo e' che il principio antropico rientra in
una problematica che ha una storia molto piu' antica e che riguarda
strettamente la definizione di cio' che e' realta'. Una storia che
non e' esaurita nella storia del pensiero classico, ma che si
ripresenta per via del mutato quadro di esperienza proprio del
mondo tecnologico. In questa storia c'e' una costante che
segue logicamente dal dato di esperienza per cui l'uomo e' nel
quadro di verita'.

Anche quando parli del ragionamento per apagoge parli di un
procedimento logico che
si inserisce in un quadro che ha una storia adeguata alle concezioni
di realta' per come si erano configurate all'intelligenza del mondo classico
tempo dei greci, da Pitagora a Sesto Empirico.

Io penso sia appropriato riflettere criticamente su
questo punto di vista che pone la disciplina classica come dato
acquisito e certo del ragionamento. Il problema dell'intellegibilita'
dell'universo, e la proposizione di modelli compatibili con il
grado di intelligenza delle strutture del mondo si pone oggi in
termini nuovi e parzialmente, ma non in tutto, inediti.
Il ragionamento per apagoge ha significato con riferimento
ad un criterio che permetta di confrontare con certezza le
conseguenze logiche di un dato insieme di proposizioni
con la verita'. I problemi che si pongono nella pratica scientifica
non sono mai confinati strettamente sul piano logico. E di questo
abbiamo acquisito in tre secoli di storia una consapevolezza che
pone dei quesiti che dall'esperienza classica traggono insegnamenti
preziosi, ma che hanno anche una componente che necessita di
considerazioni inedite. Ancora una volta di questo e' piu' facile
trovare insegnamento nella storia recente della scienza, che conosciamo
piu' dettagliatamente piuttosto che nella storia del pensiero ellenistico
che conosciamo piu' frammentariamente.

> > Faccio un'altro esempio
> > piu' realistico, e tratto dalla storia.
>
> > Newton formula la sua teoria di gravitazione universale.
> > Fra le altre cose prevede con grande accuratezza le orbite
> > dei planetesimi gioviani, le orbite di molti pianeti sono in
> > accordo con la sua teoria, i moti lunari invece sono terribilmente
> > difficili da accordare e spiegare con la sola teoria.
>
> > Qualcuno
> > invoca il principio antropico mostrando che la luna ed il sistema
> > solare newtoniani sarebbero instabili.
>
> E questa non � assolutamente un'applicazione del P.A. ma � soltanto un
> esempio di apagoge, ovvero di dimostrazione della falsit� di una premessa
> tramite la verifica della falsit� delle sue conseguenze necessarie.
>
> Schematicamente i detrattori di Newton ragionarono cos�:
>
> 1) diamo per vera la teoria di Newton;
>
> 2) da essa si deduce *necessariamente* l'instabilit� della Luna (e fu
> questa la nota dolente);
>
> 3) ma la Luna c'� ancora e ci orbita attorno, quindi la teoria di Newton �
> sbagliata.

E' questa la linea di argomentazione, ma quello che nasconde questa
schematizzazione e' tutta la vicenda ed il dibattito vivo al tempo di
Newton intorno al sistema Copernicano. Gia' nel punto in cui tu dici:
la luna c'e' ancora e ci orbita attorno stai facendo un'assunzione circa
lo stato delle cose che era problematico. Le portata del successo della
teoria newtoniana non erano ancora del tutto chiare ai primi detrattori
di Newton. Perche' la visione stessa del mondo che Newton ha costruito
insieme a Galileo Galilei, a Copernico, a Torricelli, a Francesco Redi, a
Hooke, ad Huyghens consiste letteralmente nella costruzione di una
nuova realta', di una risistemazione profonda ed integrale del sistema
di conoscenze dell'uomo.

> Questo modo di argomentare, diffusissimo soprattutto in astrofisica e
> cosmologia, ha un carattere molto generale ed � di indubbia utilit�, ma
> non ha alcuna relazione diretta con il P.A.

Penso che le discussioni che riguardano il principio
antropico non siano che un frammento di un quadro in mutamento della
tematizzazione delle esperienze e della realta'. A me sembra che
anche questo principio finira' per trovare una ubicazione piu' seria
nelle strutture argomentativa che riguardano l'esperienza cosmologica,
e che da queste forme quasi provocatorie, finira' per distillarsi una
mutata considerazione di cio' che si intende per "intelligenza", su
quale e' il percorso evolutivo del modo in cui l'uomo intellige il
mondo, e quale e' la conseguenza di questa evoluzione sulle forme
della ragione e sulla stessa costruzione delle rappresentazioni
coerenti del mondo. Perche' si sente oggi questa esigenza? Sia
perche' si e' sviluppata una teoria evolutiva della vita capace di
di spiegare e talvolta di predire l'esistenza di strutture evolute
poi osservate, sia perche' si configura una maggiore esperienza
sull'evoluzione delle forme del pensiero. In questo mondo dettagliato
devono trovare una sistemazione coerente grandi quantita' di
informazione. Allora si pongono problemi di ristrutturazione
sintetica di un sistema di conoscenze al centro del quale sta
l'uomo, ma nel quale l'uomo si trova immerso. In questo sistema
di conoscenze le possibilita' di circuitazione e di riscontro fra
quadri rappresentativi complementari e' straordinariamente
accresciuto dalla possibilita' della quantificazione e della predizione,
la predizione va oltre i confini ristretti della logica classica e da'
luogo ad un mutato quadro di esperienze.

> La differenza pi� cospicua sta nel fatto che mentre l'apagoge scientifica
> (fammela definire cos�) prende le mosse e si articola sempre e comunque
> attorno a dati di realt�, senza incursioni di sorta nel luna park dei
> "mondi possibili" (nel tuo esempio la teoria di Newton ha l'ambizione di
> descrivere, in parte almeno, la realt� e l'osservazione del moto della
> Luna � un evidente dato di realt�),

Non sono completamente d'accordo con questa osservazione.
In discussione al tempo di Newtono era ne' piu' ne' meno che
un mondo possibile.

 il P.A. ambisce a gettare luce, con
> intensit� differenti a seconda della formulazione prescelta, sulla
> conoscenza del mondo da un impossibile confronto con una pluralit� di
> mondi ipotetici, tra ci� che � e ci� che potrebbe essere, concludendo con
> Leibnitz che l'Universo in cui viviamo � "il migliore dei mondi
> possibili".

No questa formulazione del principio antropico e' da Gazzetta dello
Sport, senza nulla togliere al gioco del calcio.

> Saluti,
> Aleph
>
> --
>
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Received on Tue Nov 15 2005 - 21:27:06 CET

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