Re: Il mistero della massa

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Mon, 31 Oct 2005 19:26:33 GMT

                    Il 30 Ott 2005, 13:33, "Giulio Severini" <fenice1976_at_hotmail.com> ha
scritto:
> Beh, secondo me il problema vero e proprio � che la fisica ha
> proseguito sulla sua strada senza preoccuparsi pi� di tanto di
> spiegarsi alla gente comune.

Bhe, questo e' un problema antico. Il costo della teoresi
e dell'astrazione e' una maggiore distanza fra descrizione
in termini teorici e descrizione sensibile. Leibniz aveva
riflettuto su questo tema. In particolare sul rapporto fra
intensione ed estensione. Quando introduciamo una parola
per descrivere un'idea astratta: da una larga serie di esempi
costruiamo un'universo per quell'idea. Piu' un'idea e' astratta
piu' sono gli elementi che appartengono al suo insieme.
Leibniz esprimeva questo dualismo nei seguenti termini:
possiamo sempre osservare che maggiore e' l'intensione di
un termine maggiore ne e' l'estensione. Cosi' maggiore e'
la generalita' ed universalita' di una nozione maggiore il
numero di passaggi intermedi che occorrono per precisare
il suo "funzionamento". Una parola intensa ha una grande
estensione di significanti concreti. Ogni corpo che si muove
richiama alla nozione di spazio e di tempo. Ma per non cadere
nel vuoto di significato occorre una complessa articolazione logica.

> La gravitazione, l'elettromagnetismo, la
> luce, la massa...son tutte cose che sperimentiamo quotidianamente e
> quindi, a mio avviso, ci deve essere *per forza* una spiegazione
> semplice a questi concetti.

E' vero il seguente fatto: esistono un cumulo immenso di esempi
semplici di queste cose, infatti ne facciamo esperienza quotidiana.
La grande varieta' dei modi in cui queste nozioni possono comporsi
in un fenomeno quotidiano richiede pero' una complessita' strutturale
del linguaggio quantitativo che li connette. Con cio' pero' esiste
una ulteriore difficolta'. La quantita' non e' una nozione strettamente
antropica. La quantita' non e' una nozione immediata. Quando si inizia
a studiare fisica la prima grande impresa e' quella di digerire la rilevanza
del procedimento di misura. Il fatto che esista una disciplina che va sotto
il nome di metrologia impone una serie di regole al modo di pensare.
Queste regole fanno riferimento ad un settore strettissimo della logica,
la quale che ricorre ad un armamentario di analogie, di costruzioni,
di figure molto piu' ampio. Quando si costruisce una teoria questa va
di pari passo con una disciplinato esercizio di una attitudine particolare.
Ovvero si parte da una serie di intensioni e si costruisce un sistema
relazionale che riduce l'estensione a queste intensioni. Il procedimento
riduttivo e' redditizio in termini predittivi, e molti si meravigliano del
fatto che lo sia a discapito della liberta' nell'uso delle analogie.

> Forse � solo la mia ignoranza in materia
> (fisica) che mi porta a pensare questo ma...se io lascio un cucchiaio,
> questo cade, non c'� niente da fare. Allora, come me lo spiegate
> questo *movimento* (perch� di movimento si tratta?). Se porto una
> moneta vicino ad un magnete, questa *si muove* verso la sorgente del
> campo; ancora, come me lo spiegate a parole semplici?

Quasi tutte le spiegazioni in fisica consistono, come dicevo alla
riduzione della complessita' dei fenomeni ad intensioni semplici.
Una di queste intensione e' il concetto di campo. Campo di forze
ad esempio. L'immagine originale e' tanto semplice che esiste una
corrispondenza immaginifica fra la parola campo ed un campo di
spighe. La fisica e' descrittiva e teoretica. Il campo elettrico
nasce come idea semplice dall'evidenza che una carica nei
punti intorno ad una carica data sente una forza che dipende dalla
distanza. Ogni punto un vettore. Gia' il campo magnetico e' una
nozione molto piu' strutturata da spiegare. Anche per
il campo magnetico: "un punto un vettore", ma come si fa a prevedere
quantitativamente la forza associata al campo magnetico? Esistono
vari modi semplici di spiegarlo, ricorrendo all'immagine di cariche
magnetiche molto prossime e molto grandi, ma nessuno e' tanto
efficace in termini operativi quanto il principio dei lavori virtuali,
che pero' e' difficile da spiegare se non per via di esempi ed esercizi.

> Dico semplici
> perch�, bench� ci possano essere dei meccanismi sofisticati dietro
> questo fenomeno, il risultato semplice lo �: *movimento*, movimento
> della moneta verso la sorgente del campo.

Le lettere di un alfabeto sono semplici, la Divina Commedia un
poco meno.

> Eppure, una pulce nell'orecchio ce l'ho: il *movimento* che sperimento
> pu� essere un'illusione.

Ed anche se fosse solo un'apparenza, pero' e' un'apparenza molto
riccamente strutturata. Non ti pare? Nella complessita' di questa
struttura c'e' molta liberta', e nel solco negli angusti limiti delle
possibilita' di
comprensione del linguaggio e delle illusioni di Newton sono
rientrate persino la previsione e l'individuazione dell'esistenza
di pianeti non precedentemente osservati. Quindi esistono delle
regolarita'. Il primo segno di questa potenza della ragione fu la
capacita' di prevedere le eclissi. E' gia' un progresso, pure se tutto
fosse illusione :-).

>Tutto pu� essere un'illusione creata dai
> miei sensi. Sulla base di questo, allora mi ritengo impossibilitato a
> priori a conoscere la verit�; e lo stesso ritengo valga per ogni
> essere umano. Se siamo prigionieri dell'illusione creata dai nostri
> sensi noi non potremo mai conoscere, nemmeno facendo uso della ragione
> pura perch� questa sulla base dei cinque sensi si � evoluta.

O forse per cio'. Perche' la ragione pure si fonda su ipotesi convalidate
dai sensi la ragione conduce, per via dell'estensione pedissequa
della potente semplicita' dell'implicazione materiale, ad una comprensione
sempre piu' estesa della struttura relazionale fra gli eventi. Resta sempre
un dubbio, che per esempio personalmente non ho mai dissipato.
Te lo propongo in forma di gioco. Stiamo su una scacchiera. Ci sono
delle regole, c'e' un terzo spettatore, sa le regole, ci guarda ed impara
a capire come giochiamo. Dopo trecento partite ti stupisce perche' e'
capace di prevedere ogni singola mossa che farai in risposta. Riesce
addirittura a prevedere che uno dei due vincera' una partita persa,
ed in altri casi perdera' una partita vinta. Un giorno gli chiedi di
spiegarti
come fa. E lui elenca una serie di osservazioni sui vizi e le virtu' di
ciascuno
dei due giocatori. A quel punto tu vorresti sapere di piu'. Tu vorresti
sapere
quale e' la ragione di questi vizi e queste virtu'. Lui dice che vi ha
osservati
nella vita quotidiana ed ha capito questo e quest'altro..... Ha capito
qualcosa
o non ha capito niente? Certamente gli piacerebbe saperlo. Ma tu non
saprai cosa rispondergli, forse non ti eri mai posto il problema del perche'
delle tue azioni, ed a ripensarci senti che era tutt'altro. Sai che lui ha
certamente
distorto la verita'. Cosi' e' quello che succede alla fisica. Nel procedere
della
storia di questa disciplina si legge un progresso straordinario di tentativi
ed
errori che si avvicinano alla verita' ma non la colgono mai per intero. Ma
c'e'
un di piu' chi vi osservava era un uomo, forse una donna, una persona simile
e diversa da te, ma dotata di una capacita' di linguaggio. E la natura
cos'e'?
E' superiore o inferiore a te? Ti comprende integralmente, e tu puoi
comprenderla?
Ha un'intenzione? E se si piu' vasta o meno della tua intenzione? Oppure ha
delle intenzioni ma completamente differenti per qualita' dalle tue? Puo' il
tuo
ragionamento intenderla, puo' la natura intendere e rispondere al tuo
ragionamento? A volte si ha l'impressione che se la persona che vi osservava
avesse ardito chiedere quali erano i vostri pensieri sarebbe cambiato il
corso
degli eventi. Come non lo sapremmo dire facilmente. Si ha un bel dire che
questa preoccupazione non appartiene allo sviluppo della scienza. E' falso
che non appartiene allo sviluppo della scienza, perche' ne ha condizionato
la sua struttura odierna, informandola. Ma e' vero che la parola della
natura
e' una parola ed un discorso continuo, di cui noi intendiamo dei preziosi
frammenti, e non sappiamo se noi siamo come quel terzo osservatore della
storiella, o siamo anche i profeti per mezzo di cui la natura stessa si
esprime. In queste "scelte" che appartengono alla fede degli scienziati,
si sono verificati dei cambiamenti nel percorso della scienza.

> Allora, cosa possiamo conoscere? La fisica, cos� come noi la
> conosciamo ed �, cosa ci descrive, cosa ci dice? La massa, la luce, la
> gravit�...cosa sono, al di l� di quello che noi vediamo?

La domanda e' semplice, la risposta non la so.
Potrei dire che la massa, la luce, la gravita', sono
i nomi che dai ad alcuni fenomeni della tua esperienza,
e che questa rappresentazione dell'esperienza,
opportunamente disciplinata ci potrebbe condurre a
confrontarci con la capacita' delle nostre teorie di
intelligere i "gesti della natura". Ma non avrei risposto.
Avrei negato la domanda, anzi. Eppure se dicessi che
e' questo quello che fa la fisica direi una verita' incompleta.
Perche' la fisica di fatto costruisce il significato di queste
parole e lo riempie di fatti e di sostanza. Cosi' come, tornando
alla metafora di prima, il potenziale Simplicio, o Sagredo, o Salviati,
della storia degli scacchi, viene ad essere una parte integrante
della storia, un elemento che non puoi scindere dall'identita'
dei coprotagonisti. Perche' quella sua consapevolezza, in qualche
modo esisteva da prima, e si esprime per suo mezzo, ma e' un
aspetto parziale della verita'. Una verita' che la ragione puo' tendere
a conoscere, ragione che e' informata dalla verita' stessa, ma che sara'
una conoscenza parziale, e la parzialita' e' l'origine stessa dell'errore.

> Non bastano nemmeno cinque anni di fisica per capirlo veramente. C'�
> bisogno di un approccio completamente diverso. C'� bisogno di una
> matematica diversa, di una meccanica diversa, e della consapevolezza
> che, come mi son sentito di dire tempo fa, la Natura si mostra a noi
> come vuole lei.

Sottile... ma non... maliziosa, oppure no, forse l'una e forse l'altra cosa?
Oppure semplicemente piu' grande delle piccole categorie, forse misteriosa,
o forse il contrario? Non so, direi ineffabile, ma questa parola
estremizzata
ci porterebbe confusione rispetto a cio' che della Natura possiamo esprimere
ed intendere. Io credo non maliziosa, ne' inintellegibile. E che la completa
conoscenza della sua ragione e' una parte della speranza che puo' illuminare
la vita.


> Rimpiango di non esseremi mai iscritto a fisica, e di non poterlo fare
> ora :-(. Il non sapere mi opprime.
>
          

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Mon Oct 31 2005 - 20:26:33 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Thu Nov 21 2024 - 05:10:19 CET