Il 05 Ott 2005, 10:54, "Andrew Next"
<god_nettuno_at_togliquestoetraduciningleseilresto.postacalda.com> ha scritto:
> Se il vetro si fosse comportato da fluido, pensavamo, i chiodi avrebbero
> dovuto lasciare dei segni vistosi, ma se esaminati con una lente questi
non
> sarebbero stati dei graffi, ma qualcosa di simile ad una ditata in un
> budino.
> Niente di tutto cio'. Il vetro rimase cosi' com era e andando a guardare
con
> la lente c'erano solo i graffi prodotti dalle punte dei chiodi.
>
> >A<
Esiste una tradizione sperimentale relativamente solida che
convalida questo risultato che avete trovato: estrapolando i
dati della viscosita' ad alta temperatura della pasta vetrosa
si ottiene un andamento dei tempi caratteristici di scorrimento
che aumenta in base alla legge empirica exp(-F/(T-Tk))
che sembra valida per i vetri fragili classe a cui la silice e molti
altri vetri industriali appartengono. Ora la temperatura Tk detta
temperatura di Vogel e che io ho arbitrariamente assimilato alla
temperatura di Kauffmann che sarebbe, nel nostro caso, circa la
temperatura a cui si solidifica il quarzo, nel caso di molti dei vetri
domestici per finestre e' intorno agli 1500 Kelvin (spesso per alcune
mescole e' un poco piu' basso ma non arriva mai a temperatura
ambiente). Il che significa che sotto i 1500 Kelvin il vetro sara'
pressappoco come un solido.
La situazione tuttavia e' resa piu' complessa dalla circostanza che
gli stress a cui i vetri vanno incontro non sono solo di carattere
meccanostatico dovuti al peso, ci sono effetti di riscaldamento
differenziale, effetti chimici e scosse nonche' un rilassamento
che e' associato con un effetto di temperatura effettiva piu' alta,
in altre parole essendo il vetro un sistema rapidamente raffreddato
e' come se le posizioni degli atomi nel momento della percolazione
si ricordassero della temperatura a cui erano prima dell'arresto
strutturale e quindi hanno una dinamica residua pur se estremamente
lenta. Dunque non escluderei che in un vetro di cinquant'anni o piu',
probabilmente nelle vetrate secolari di alcune cattedrali, si possa vedere
un leggero effetto di deformazione.
Quello che mi risulta e' che un vetro poggiato in posizione orizzontale
fra due sostegni per lungo tempo possa imbarcarsi, come si dice: cioe'
una parte della deformazione a cui lo forza il vetro diventa plastica in
tempi relativamente lunghi. Inoltre non essendo facile
misurare in pratica il comportamento dei vetri sotto la temperatura
di Vogel non si sa in effetti come continua la storia sotto quella
temperatura. Cioe' non e' chiaro se esiste una frequenza caratteristica
residua ne' se questa dipende a sua volta dalla temperatura. Questo
anche perche' i modelli dello stato vetroso sono un campo accessibile solo
da quando si dispone di computer abbastanza potenti da potere simulare
un sistema in cui bisogna ricordarsi della posizione di moltissimi elementi.
--------------------------------
Inviato via
http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Sat Oct 08 2005 - 16:01:44 CEST