Soviet_Mario ha scritto:
> okay, questo è vero, anche se continuo a faticare a trasferire alla
> realtà il concetto di "punto". Per dire in molte formule che usiamo
> dove la distanza è quella che dici, in realtà sono semplificazioni
> di formule dove si integra nello spazio 3D, scubettandolo a grana
> fina, ogni volumetto del solido.
> Chiarisco: non sto affatto dicendo che il concetto di
> approssimazione sia sbagliato (di certo no in concreto, ma nemmeno
> in teoria). Sto solo dicendo che non approssimiamo per convenienza,
> ma perché non possiamo farne a meno. Solo queste astrazioni esterne
> alla natura ci permettono di fare calcoli. Ma imho sono esterne
Forse avrete notato che non ho più scritto su questo NG dopo il 22/8.
Le ragioni sono varie e non sto a sprecare spazio a spiegarle.
Come ciliegina si è anche messo negli ultimi giorni un black-out
informatico che ora ho risolto.
Solo una cosa voglio escludere: che non avessi niente da dire. Al
contrario, forse le troppe cose mi hanno paralizzato :-)
Quindi ora ho deciso di concentrarmi su un unico tema, quello che
ancora figura sotto il titolo "termodinamica" ma che in effetti non
c'entra niente con la medesima.
Il problema è quello che Mario ha posto per es. nelle frasi che ho
citato.
Vedo che la mia personale posizione è molto diversa da quello che ho
letto, quindi vorrei esporla sommariamente. Anche se purtroppo la
sommarietà non si addice a temi come questo.
Se capisco bene la posizione di Mario (che non è solo sua) al fondo
c'è una specie di distinzione ontologica tra la "sostanza fisica"
(altri dicono il "vero significato fisico") e ciò che conosciamo come
trattazione matematica dei fenomeni fisici, del mondo fisico.
Per es. Mario la presenta nelle ultime due righe che ho citato: ci
sarebbe una "natura" e poi, esterna ad essa, la cosa che denomina
variamente come "astrazione", o "approssimazione", che definisce
esterna.
Intanto io non userei né l'una né l'altra parola: direi
"schematizzazione".
Ma soprattutto la mia posizione è rigorosamente galileiana: l'approccio
matematico è il solo che ci consente di fare fisica.
Prima e senza della matematica esiste solo "un aggirarsi vanamente per
un oscuro laberinto".
Puoi anche chiamarla esterna, anche se è il solo modo che abbiamo per
"conoscere" in qualche modo questa "realtà" o "natura" (come
preferisci).
Ma il fisico deve e sa istituire delle relazioni, che deve assumere,
più o meno tacitamente. Sono i "fili che pendono dalla rete" in una
metafora che non è mia ma di Hempel.
Rimando a un vecchio articolo che forse ho già citato di recente:
http://www.sagredo.eu/articoli/rigore.pdf
sezione 7.
Solo qualcosa vorrei aggiungere su come si formano i concetti che poi
vanno a costituire i nodi da cui pendono i suddetti fili.
Facciamo proprio l'esempio della temperatura.
Ne avete discusso ma mi pare abbiate trascurato la complessità del
rapporto tra osservazione/riflessione/tecnica/esperimento/teoria, che
è complesso, mai finito, e per di più a elica (piuttosto che a
spirale, direi).
Difficilissimo ricostruire la genesi di molti concetti fisici, ma su
quello di temperatura abbiamo un indizio.
Ho qui in casa da diversi anni un "termometro di Galileo" (mi fu
regalato da amici insegnanti alla fine di un corso di aggiornamento
che avevo tenuto gratis, come mia abitudine).
Se cercate su wikipedia trovate che in realtà quel termometro non è
dovuto a Galileo, ma agli accademici del Cimento. Pare però che fosse
stato Galileo a scoprire il fatto fisico su cui si basa, ossia la
variazione di densità di un liquido con la temperatura.
Se non è stato Galileo, ma qualcun altro magari prima di lui, tanto
meglio: siamo comunque in un'epoca in cui i concetti base della
termodinamica (incluso quello di temperatura, figuriamoci poi il
postulato zero) erano di là da venire per secoli.
Discorso del tutto analogo mi capitò di fare qualche anno prima a
proposito del concetto di massa ("Considerazioni sul concetto di
massa", Giornale di Fisica, 4 (1963), 204.) Non credo che troverete
facilmente quell'articolo. Posso fare uno scan, ma non prometto quando
lo farò.
Vi cito solo una frase:
"Come si sa, la bilancia è uno dei più antichi strumenti di misura: se
ne conoscono esemplari che risalgono forse al quinto millennio avanti
Cristo. [...] naturalmente non ha alcun senso domandarsi che cosa gli
inventori della bilancia pensavano di misurare con questa [...]
tuttavia non c'è alcun dubbio che l'orefice egiziano sapeva che due
quantità di oro che si equilibravano erano 'uguali', in un qualche
senso vago, cioè 'sostituibili', cioè 'equivalenti'.
Spero che la mia posizione sia chiara.
Concludo qui perché è tardi.
--
Elio Fabri
Received on Sat Sep 07 2019 - 21:58:57 CEST