Re: le tipologie di petrolio

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Sun, 8 Dec 2019 12:09:13 +0100

Il 08/12/19 09:08, studioso di fisica ha scritto:
> Sto cercando informazioni riguardo le tipologie dei vari tipi di petrolio estratti nel mondo.
>
> In particolare mi interessa sapere quali sono i nomi che ad esse vengono dati e quali sono le caratteristiche chimico-fisiche che hanno.
>

> Ho parlato sommariamente con un operatore del settore che velocemente mi ha detto alcuni nomi di petroli che provengono dalla Libia e dagli Emirati.
>
>

> Mi ha detto che sono considerati fra i migliori perchè si riesce ad estrarre la maggiore quantità di benzina (rispetto ad altri). Inoltre mi ha parlato della temperatura da mantenere durante il trasorto (immagino per renderlo meno viscoso).
>

> Ho provato a cercare su interne ma, a parte quest'articolo (https://www.agi.it/economia/brent_wti_cosa_sono_petrolio-6194957/news/2019-09-17/),
> non sono riuscito a trovare altro.
>
> Potete aiutarmi?
>

ciao ... in breve, no, non ti so aiutare nello specifico :
per darti info precise dovrei a mia volta mettermi a
spulciare i motori di ricerca per cercare (ammesso poi di
trovarne) tabelle di composizioni da confrontare.

Ti do quindi solo alcune dritte di massima, alcuni criteri
che vari anni fa aumentavano o diminuivano il pregio
comparativo (potrebbero essere in parte cambiate le
tecnologie di purificazione e di lavorazione per far fronte
a regolamentazioni più restrittive, sicché manco questo è
oro colato).


Allora, i petroli sono miscelazze anche molto complesse,
ciascuno diverso sia qualitativamente (nel senso di avere
magari composti non presenti altrove, per quanto un largo
sottoinsieme comune esiste *) sia, "a parità" di
composizione qualitativa, per distribuzione quantitativa
delle frazioni.


La miscela iniziale ha un suo punto di "prima ebollizione",
ma siccome non è azeotropica, questo cambia man mano che
distilli, e a seconda di come e quanta roba distilli via.


Le composizioni sono diverse perché da un lato diversa era
la biomassa iniziale (tipica del dato ecosistema) e
dall'altro le condizioni di maturazione non sono identiche
neppure loro. Variano ad es. T e P e acidità/basicità delle
rocce ospiti, e magari la presenza di certi metalli
catalitici e/o la quantità di vapore.


Le frazioni distillate ritenute di pregio sono cambiate nel
tempo. Solo 30 anni fa le benzine e cheroseni valevano molto
più di nafta pesante e gasolio, oggigiorno il gasolio è
praticamente uguale alla benzina, stante l'espansione del
parco diesel e la contrazione di quello aspirato.
Ma cmq il prezzo si forma sempre dal rapporto tra domanda da
un lato e disponibilità dall'altro.


Un indice di pregio è il basso tenore di zolfo iniziale (che
so, meno di 5 %) e un difetto è un alto tenore (che so,
oltre il 10 %), questo per ragioni normative che richiedono
la desolforizzazione sempre più spinta.

I composti aromatici (es. toluene, benzene, xyleni,
etilbenzene, naftaleni e alchil naftaleni)
nelle benzine sono considerati di pregio, per un buon alto
potere antidetonante intrinseco. Nei gasoli da diesel no,
per la stessa ragione :)
Si vorrebbe quindi avere molto toluene e xyleni (il benzene
è molto antidetonante ma è cancerogeno e credo sottoposto a
restrizioni, fortuna bolle più basso) ma non naftaleni di
bassissima volatilità, scarsa persino per la nafta.
Nei gasoli (frazione più pesante, meno volatile) gli
aromatici non sono un pregio.

tipologia delle catene idrocarburiche sature.
In origine la biomassa includeva, tra i GRASSI (ma non tutti
gli idrocarburi derivano dai grassi, una certa parte deriva
da alcuni aminoacidi, tipo Phe, Tyr, Trp, Val, Leu, Ile,
Met, Arg, Lys e altri), in larga prevalenza acidi grassi
saturi o quasi, secondo la latitudine, e in larga prevalenza
a catena lineare non ramificata, con un numero PARI di atomi
di carbonio perlopiù (e nella gamma 12/14-18-20 atomi, anche
se le cere sono più pesanti).
Però la permanenza a T alta ha provocato più o meno elevate
ristrutturazioni, frammentazioni, aggregazioni, e il
petrolio non è più una copia a carbone di quei grassi.
Questi grassi, simili alla paraffina e olio di vaselina,
bollono alticci, e sono molto poco antidetonanti. In un
gasolio / nafta vanno benissimo, in una benzina non molto


Una volta che uno ha la distribuzione media quali e
quantitativa della sua fonte (può anche fare blend da più
fonti ovviamente !) e il suo target ideale (le frazioni di
cherosene, benzina, gasolio/nafta che il suo mercato chiede)
decide che trattamenti fare per massimizzare la resa nelle
frazioni più redditizie e minimizzare quella delle meno
redditizie (del petrolio non si butta niente cmq, la
porcheria peggiore, praticamente una massa cristallina da
fondere a vapore, viene usata nel diesel navale pesante di
petroliere e portacontainer che bruciano anche la merda ....
da cui la ricorrente bufala propalata da Blondet e altri che
"le dieci/venti portacontainer inquinano più di tutte le
auto del mondo" e altre amenità). Questa massa mantenuta
viscosa con vapore e resistenze ha tra l'altro tantissimo
zolfo residuo, per cui anidride solforosa a gogo. Ma tanto è
emessa al largo, chissenefrega, giusto ?

Tra i trattamenti ci sono vari tipi di cracking che
frammentano le catene lunghe, quelle sature lineari non
gradite nella benzina, a frazioni più volatili (C5-C7, C8)

poi ci sono trattamenti acido catalizzati (reforming) dove
sostanzialmente si induce un riassestamento strutturale,
dove le catene lineari tendono a produrre catene più
"ramificate", e questa cosa anche se influenza meno la
volatilità, migliora il potere antidetonante.

quindi un petrolio ottimo da benzina dovrebbe avere
abbastanza aromatici leggeri e idrocarburi saturi medio
leggeri e più ramificati possibile

un petrolio adatto a gasolio avrebbe frazioni poco volatili
meglio se a catena lineare e lunghetta, e aromatici
polialchilati non troppo volatili, tipo gli xyleni e oltre.


sull'ideale per i lubrificanti non saprei : presumo che
anche lì la quota aromatica sia pregiata (aderiscono meglio
ai metalli i grassi aromatici e sono più termostabili).
Credo che la quota percentuale dei lubrificanti nella catena
di valore sia destinata a crescere molto nel tempo,
parallelamente alla diminuzione dei consumi per trasporti e
riscaldamento (anche la quota "monomeri da plastica" temo
sia condannata a salire, anche se molto dipenderà dalle
legislazioni e dall'impegno a trovare surrogati).
Il problema lubrificazione sarà ben difficilmente
surrogabile con "robe naturali biodegradabili temo invece.

Se non va più bene manco come lubrificante, si può usare
(bitume, e catrame dal litantrace) per asfaltare manto
stradale, fare guaine idrorepellenti, vernice catramina etc.

Insomma è una filiera molto complicata di prodotti e
lavorata in molti modi per raccordare le composizioni
iniziali ai tanti tipi di prodotti richiesti.

Nota : malgrado l'accorata campagna mediatica per la
riduzione delle plastiche, nel mondo la produzione e i
consumi di plastica continuano a crescere in allegria. Fanno
solo finta di recepire : spacciano mediaticamente questo
attivismo, ma poi chi scrive le leggi sono i lobbyisti :)

Il fatto è che polietilene, polistirene, PVC, PP (PET un po'
meno) costano dannatamente poco e hanno caratteristiche
dannatamente comode nella prima parte del ciclo di vita,
(leggeri, resilienti, trasparenti, inerti chimicamente)
quello in cui produttore e venditore fanno i guadagni.
La parte finale del ciclo di vita invece sono cavoli della
natura, quindi tutti fischiettano e girano il dito.

scusa se ho divagato nel finale :)

ah, PS : lo zolfo recuperato dal petrolio non si butta manco
quello. Ci si prepara ad es. acido solforico, di larghissimo
consumo e molto meno nocivo della SO2 atmosferica.

-- 
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Sun Dec 08 2019 - 12:09:13 CET

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