Re: def. di massa

From: docente medio <docente_at_medio.it>
Date: Mon, 07 Mar 2005 13:18:34 +0100

Elio Fabri ha scritto:

> docente medio ha scritto:
> > O forse perch� la fisica utilizza pi� direttamente certi strumenti
> > matematici, che gli alunni possiederanno solo in terza, gi� a partire
> > dai principi che la biologia o altre scienze pi� naturalistiche non
> > richiedono.
> Quali sarebbero? Davvero non si potrebbe fare niente di fisica senza
> quegli strumenti?

Non ho mai detto che non si potrebbe "fare niente" di fisica. Tuttavia, a
partire dal concetto di velocit� media, di densit�, di proporzionalit�
diretta fra grandezze, sarebbe bene che sapessero quantomeno cosa � un
rapporto fra numeri, come invertire una formuletta, una frazione, ecc. Non
stavo parlando mica della derivata

> La cosa curiosa e' che esattamente lo stesso argomento viene
> spesso portato all'universita', da quelli che pensano che senza un
> adeguato bagaglio di analisi non sia assolutamente possibile parlare
> di fisica.
> Cosa secondo me completamente sbagliata.

Mah, parlare ad es. di velocit� istantanea come al liceo avendo un
concetto approssimativo di derivata e quindi non avendo studiato analisi,
oppure risolvere problemi di dinamica in coordinate cartesiane senza avere
studiato un po' di geometria secondo me porta a molti equivoci e
confusione. Nella mia esperienza universitaria mi sono trovato molto
meglio e ho capito certi concetti un po' confusi di meccanica dopo avere
studiato l'analisi e la geometria. Poi ognuno ha la sua esperienza, ma in
ogni caso uno studio troppo qualitativo implica a mio parere dovere
successivamente ritornare sull'argomento col "senno di poi".

> > Lo sospettavo, ma non condivido la scelta del libro di testo che,
> > preso atto della confusione fra massa e peso nel linguaggio di tutti
> > giorni, decide "per semplicit�" da quel momento in poi di considerare
> > il kg con multipli e sottomultipli come unit� di "peso".
> Che un libro sia mal fatto non mi pare un argomento...

I libri. E l'approssimazione e la faciloneria con cui si parla di cose
scientifiche a certi livelli dello studio.

> > Dato che in lezioni successive si distingue fra grandezze fondamentali
> > e derivate, mi sembra del tutto fuorviante propinare loro che il kg
> > campione, unit� "di peso", si trova custodito nel museo di Sevr�s.
> > Oppure esprimere il peso specifico ogni tanto con unit� kg/dm^3 e ogni
> > tanto senza dimensioni, a seconda di come gira all'autore del testo.
> Come sopra.
> Un libro per la scuola media, che pretenda di distinguere unita'
> fondamentali e derivate, fa dubitare della sanita' mentale
> dell'autore...

Non sono d'accordo. io ne ho parlato, ovviamente senza rigore e
mantenendomi ad un livello elementare, e chi studia mi ha capito
perfettamente. E quando andavo alla scuola media queste cose le sapevo, io.

> In effetti e' da un bel po' che penso che ci sarebbe da fare una
> grossa opera di recensione e conseguente demolizione di gran parte dei
> testi per la suola media.
> Credo che fatte le debite proporzioni siano di gran lunga peggiori di
> quelli per le superiori.

S�, perch� cercano di rendere qualitative e semplificare, facendo errori
grossolani, cose che sarebbero pi� semplici se spiegate cos� come sono.

> > E' un punto di vista.
> *Non e'* un punto di vista.
> A parte le considerazioni che ha fatto Franco e non sto a ripetere
> (Piaget ormai "sa di vecchio", ma le cose che ha detto non hanno mica
> perso di validita', anzi...) faccio notare che esistono dei programmi
> ministeriali, ai quali insegnanti e testi dovrebbero attenersi,
> specialmente quando - come nel nostro caso - sono piu' che ragionevoli
> (parlo di quelli del 1978).

Non ci sono programmi ministeriali e c'� la libert� (forse anche troppa)
d'insegnamento. Tuttavia la scuola � in mano gi� ad troppo tempo a
improvvisati pseudo-psicologi che in nome del recupero di tutti predicano
l'appiattimento totale e l'abbassamento del livello culturale, annullando
il ruolo della valutazione e promuovendo progetti e progettini di dubbia
utilit� allo scopo di usufruire di finanziamenti e fondi d'istituto. A
questo partecipano i dirigenti scolastici che vedono il prestigio della
scuola aumentare (perch� partecipa a pi� progetti, indipendentemente poi
da quello chje si riesce a fare in classe) e molti docenti che arrotondano
lo stipendio con quattro soldi in pi�. Ma non volevo parlare di questo in
questa sede, anche se � una storia triste.

> > Secondo me, dato che poi nessuno alle scuole superiori prover� a fare
> > qualcosa del genere, e poi si troveranno davanti alla rigosit� del
> > linguaggio utilizzato in analisi matematica o in fisica
> > all'universit�, e crederanno di esser finiti in un altro pianeta,
> Come funziona questo discorso?
> Siccome certe cose non gliele diranno al liceo e serviranno
> all'universita', facciamogliele prima? Ho capito bene?

Funziona che � bene che sappiano che la scienza non � fatta di
"straordinariamente grande" e spaventosamente piccolo" come dice Piero
Angela e i libri di testo della scuola media, ma quando si parla si psano
le parole. Ma non credo ci sia bisogno di ricordarlo a chi legge e ai
lettori di questo ng.

> > e dato che certe disattenzioni al linguaggio scientifico (quali il kg
> > con la k maiuscola che citavi prima) si portano dietro per sempre,
> Non confondiamo: l'abitudine a una scrittura corretta va senz'altro
> insegnata presto. Ma e' tutt'altro problema: non c'entra niente con la
> "deduzione logica" o col rigore, qualunque cosa questo significhi.

Ma io non ho mai detto di avere intenzione di spiegargli le dimostrazioni
dei teoremi, ma solo dir loro che esiste la deduzione, e che non bisogna
credere per fede a quanto dico io o � scritto nel libro.

> > ...
> > Quantomeno sensibilizzare alla ricerca di un modo di esprimersi
> > scientifico e non approssimativo.
> Su questo siamo d'accordo, ma va conquistato per gradi.

Certamente.

> > L'uso del linguaggio appropriato comunque, anche se poi viene
> > considerato da pochi docenti, � uno dei tanti obiettivi formativi che
> > possono essere scelti e che sono inseriti nell'elenco di quelli
> > nazionali (e non parlo della Moratti)
> Giustissimo. E faccio notare che e' un problema congiunto di piu'
> docenti, non certo solo delle materie scientifiche.
> Per fare un esempio concreto, molti ragazzi al termine della scuola
> media non padroneggiano l'uso delle congiunzioni: "Quindi", "poiche'",
> "mentre", "allora"...
> Questo e' italiano? e' matematica? e' fisica?

Infatti quando mi � capitato di correggere qualcosa di Italiano nei
compiti di matematica mi sono sentito dire da qualche alunno "Ma questo
non � Italiano". E allora occorre spiegare loro un paio di cosette.


> > Certo. E anche capire che esiste l'errore di misura e che esiste una
> > scienza che si chiama analisi degli errori, e che scrivere 0.5 non �
> > sempre uguale a scrivere 0.50 se stiamo parando di grandezze.
> No, per favore!
> queste cose sono il "cavallo di battaglia" del primo anno superiore, e
> la piu' gran parte dei ragazzi non ci capiscono niente, omparano a
> memoria delle frasie che non hanno capito.

Bisogna vedere come viene loro detta. Secondo me non ci sta niente di cos�
drammatico dietro un concetto del genere, per cui si debba attendere il
raggiungimento della maggiore et� per scoprirne l'esistenza

> E il peggio e' che questi concetti non li vedranno usare mai piu'
> intutto il resto della scuola secondaria.

Perch� nella scuola superiore purtroppo si continua a sbagliare
nell'insegnamento della matematica e della scienza, dando troppa
importanza agli strumenti di lavoro da acquisire in modo automatico e
meccanico, cosa che i ragazzi tendono a fare perch� non li impegna troppo
mentalmente. Quando esce dallo scientifico un bravo studente sa derivare o
integrare funzioni anche difficili ma non ha la minima idea di cosa
significhi.

> > Qualche alunno che queste cose le recepisce c'�. E io mi rivolgo a
> > loro. Da altri invece non pretendo pi� di tanto perch� non sono
> > sensibili nemmeno alla tabellina del 6.
> Qui tocchiamo un tasto dolente.

> Sono perfettamente consapevole che in certe classi, e specialemnte di
> certe scuole di certi quartieri e citta', per un insegnante puo'
> essere un atto di eroismo il solo entrare in classe tutti i santi
> giorni.
> Che quindi sia umano cercare qualche minima soddisfazione, quando in
> una classe uno o due si mostrano interessati e sensibili.
> Pero' resta il fatto che stiamo parlando di scuola dell'obbligo, che
> deve dare *a tutti i futuri cittadini* un minimo di competenze e di
> capacita'.

Gli studenti non si dividono in intelligenti e stupidi, a parte casi
isolati, ma in interessati e svogliati. Quando dicevo "mi rivolgo a loro"
intendevo quelli che sono in qualche modo motivati.

> Fare scuola per uno o deu non e' solo l'ammissione di una sconfitta:
> e' anche un tradimento verso tutti gli altri.
> E mi scuso se uso parole grosse, ma certe cose bisogna sempre
> ricordarsele...

Direi all'interlocutore di non preoccuparsi di ci� perch� nella scuola se
ne fa anche troppo di recupero. Diciamo che ormai si fa solo quello.
aggiungo inoltre che io non mi sento affatto in colpa se il ragazzino
maleducato che viene solo a disturbare, abituato ad avere tutto a comando
dai genitori, fra cui telefonini a iosa e play-station, non ha imparato un
emerito tubo alla fine dell'anno, ma ha contribuito a farti rompere le
corde vocali con poco pi� di 1000 euro al mese. Ci provano a farmi sentire
in colpa, ad es. i dirigenti scolastici che si fanno i loro affari e non
vogliono interessarsi a fornirci dei validi deterrenti a tali
comportamenti, relegando tutto alla potenza della nostra voce, ma non sono
ancora riusciti a farmi sentire un "cattivo insegnante". Figurarsi che
nella mia scuola il dirigente scolastico pone addirittura molti ostacoli
burocratici a chi osa dare dei voti negativi alla fine del quadrimestre.

> > Nella mente dell'alunno di scuola media secondo me il termine
> > "quantit� di materia" � troppo vicino all'idea di estensione spaziale,
> > e quindi di volume. Per loro 2 dm^3 di acqua contengono pi� materia di
> > 1 dm^3 di oro.
> D'accordo, ma si tratta di trovare come superare questo preconcetto; o
> meglio, come far loro "scoprire" che q. di materia e volume vanno
> tenuti distinti.
> Del resto non siamo noi due a dover scoprire ne' il problema ne' le
> soluzioni: sono cose arcinote, sucui si lavora in tutto il mondo...
> Un esempio: sciogliere un bel po' di sale nell'acqua. Dov'e' finita la
> materia del sale? Comeosso accorgermi che "c'e' ancara"?

D'accordo
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> Elio Fabri
> Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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