"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:ct3khi$23q2$1_at_newsreader1.mclink.it...
> Un commento a quanto dici.
> A prima vista si potrebbe interpretare l'opinione di Poincare' come
> una classica forma di "rigidita' senile", e in questo senso mi aveva
> dato da pensare :)
> Poi ho controllato: nel 1911 Poincare' aveva 56 anni: anche se sarebbe
> morto l'anno dopo, non si puo' dire che fosse vecchio.
>
> Quindi bisogna dire che proprio non capisse come procede la fisica...
> Che la fase di ricerca di una nuova teoria passi per fasi
> contraddittorie, mi pare ovvio, e direi anche naturale.
> Non lo si dovrebbe usare come argomento "contro"; specialmente da
> parte di un insigne epistemologo, come Poincare' era.
Ho qualche informazione in piu' che puo' forse aiutare a comprendere meglio
la posizione di Poincare'.
Intanto la fonte originale e' il saggio "Etat actuel du probleme des
chaleurs specifiques" (pubblicato in "La th�orie du rayonnement et des
quanta", atti del I congresso Solvay (Bruxelles 1911) Parigi,
Gauthier-Villars, 1912) che riporta la relazione che Einstein tenne al
congresso con a seguire la "Discussione sulla relazione di Einstein" dove e'
riportato il dibattito a cui partecipano, oltre ovviamente ad Einstein,
anche Lorentz, Poincare', Planck, Nernst, Langevin e altri. Il passo di
Poincare' che avevo riportato nel precedente post apre le "Conclusioni
generali" che seguono la discussione sulla relazione di Einstein. Piu'
avanti vi si legge:
Nernst: "Forse un giorno si potra' sostituire il procedimento di calcolo
che ci e' stato fornito dalla teoria dei quanti, tanto fecondo di risultati,
con un'altra concezione e tornare cosi' alla nozione di variazione
*continua* dell'energia nelle oscillazioni atomiche; per esempio modificando
la meccanica pura per i casi estremi che si presentano nei moti atomici
(frequenze di miliardi di giri al secondo).
Gli atomi sembrano presentare una resistenza sorprendente a tutti i
moti a forte curvatura e a bassa velocita'; questo almeno mi sembra indicato
dall'andamento dei fenomeni.
Tentando di formulare cio' in modo provvisorio si potrebbe dire che un punto
materiale presentera', in un moto a traiettoria curva, non piu' la forza
centrifuga [...] bensi' la forza [...].
Aggiungendo qualche altra ipotesi si puo' arrivare cosi' alla formula di
Planck. Tuttavia se si tenta di sviluppare una nuova meccanica in base a
questi principi s'incontrano grandissime difficolta'."
Poincare': "Concordo. Prima di ammettere discontinuita' che ci
costringerebbero ad abbandonare l'espressione abituale delle leggi naturali
in forma di equazioni differenziali, sara' opportuno tentare la strada
proposta da Nernst; cio' equivale, insomma, a supporre che la massa, in
luogo di essere costante, o di dipendere soltanto dalla velocita' come nella
teoria elettromagnetica, dipenda anche dall'accelerazione, se quest'ultima
e' molto grande". [In nota Poincare' aggiunge:" Al mio ritorno a Parigi ho
tentato di fare dei calcoli in questa direzione, ma sono giunto a un
risultato negativo. Sembra che l'ipotesi dei quanti sia l'unica che conduce
alla legge sperimentale della radiazione, se si ammette la formula adottata
abitualmente per la relazione tra l'energia ei risonatori e quella
dell'etere e se si suppone che possano avvenire scambi di energia tra i
risonatori tramite l'urto meccanico degli atomi o degli elettroni"]
Ho tratto i passi da A. Einstein "Opere scelte" a cura di E. Bellone,
Boringhieri (1988) (ristampa ottobre 2004 :-) ) pag 279-280.
A me pare che Poincare' abbia una posizione del tipo "Non buttiamo via
l'acqua sporca con tutto il bimbo". Mi pare che si renda conto dei problemi
e semplicemente prova a "resistere", ma mi sembra una resistenza
"fisiologica".
Con cio' intendo rispondere anche a Winston Smith: e' certo che la MQ doveva
ancora muovere i passi decisivi, pero' la relazione di Planck c'era gia' e
quella dava problemi. Su di essi, mi pare, si interrogavano i convenuti alla
congesso Solvay del 1911.
Poincare' non dice che si deve buttare via tutto perche' ci sono
contraddizioni, dice piuttosto che, viste le contraddizioni, lui
preferirebbe provare a sistemare le cose alla vecchia maniera.
Quindi, alla luce dei passi riportati sopra, mi parrebbe un po' forzato il
giudizio su Poincare' che Einstein espresse il mese successivo nella lettera
a Zangger ("Poincare' [...] dimostrava scarsa comprensione"). Certo,
bisognerebbe poi vedere per bene nei dettagli cosa si dissero, sempre posto
che il giudizio di Einstein fosse riferito alla posizione che Poincare'
aveva durante la discussione sulla sua relazione.
Su tutto questo comunque la cosa piu' strana di tutte mi pare quella
aggiunta spuria che si e', come dice Galison, "insinuata nella letteratura
secondaria", secondo la quale Einstein voleva intendere che Poincare'
mostrava scarsa comprensione riguardo alla teoria della relativita'. Mi pare
proprio strano che Pais non si sia interrogato su tale punto. A quel
congresso non si parlava di relativita'. E Pais, nel riportare la citazione
con la aggiunta spuria, la sottolinea dicendo "E' evidente, ancora una
volta, che Poincare' o non comprese mai la teoria della relativita'
ristretta, o non l'accetto' mai".
Poi puo' anche darsi che privatamente Poincare' e Einstein parlarono di
relativita' e che il secondo ebbe idea che il primo non capisse (certo che
questo, a me, sembrerebbe proprio strano. Pero' e' proprio quanto sostiene
Pais, sostiene cioe' che Poincare' non colse alcuni aspetti essenziali (il
problema della "terza ipotesi")), ma di cio' non c'e' testimonianza, visto
che la famosa aggiunta non compare nella lettera originale.
Chiudo ricordando alcuni passaggi della lettera che Einstein scrisse a Born
il 3 Marzo 1947 ("Opere scelte" pag. 716):
"Caro Born, [...] sono stato molto colpito dal tuo contributo al volume
dedicatomi da quel bizzarro pedante di Schilpp. C'e' dentro, insieme a una
calda simpatia, la prova piu' evidente di quanto tu consideri singolare e
fossilizzato il mio atteggiamento verso la teoria statistica dei quanti.
[...] la fisica debba essere la rappresentazione di una realta' nel tempo e
nello spazio, senza fantomatici effetti a distanza. Ammetto di non essere
ancora del tutto convinto che cio' possa ottenersi con una teoria del campo
continuo, pur avendo scoperto in tal senso una possibilita' che fino a
questo momento mi sembra assolutamente ragionevole; ma le difficolta' di
calcolo sono cosi' grandi che avro' tutto il tempo di andare a ingrassare la
terra prima di aver raggiunto io stesso un'assoluta convinzione al riguardo.
Di una cosa pero' sono certo: che alla fine si approdera' a una teoria nella
quale le quantita' messe in relazione tra loro non saranno probabilita', ma
dati ragionati, come fino a poco fa era ritenuto da tutti ovvio. A
giustificazione di questo mio convincimento non posso pero' addurre nessun
argomento logico, ma solo la testimonianza del mio dito mignolo [...]".
Nel 1947 Born, in maniera calda e simpatica, diceva ad Einstein che il suo
atteggiamento era "singolare e fossilizzato", e questi portava a
testimonianza il proprio "dito mignolo" per supportare la propria tesi.
Nel 1911 Einstein diceva che Poincare' non capiva, ma Poincare', mi pare,
capiva. Capiva e portava a testimonianza il proprio dito mignolo per
sostenere la tesi che le cose dovevano potersi descrivere in altro modo.
> Elio Fabri
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Jan 26 2005 - 01:55:46 CET