"Aleph" <nospam_at_no_spam.com> wrote in message
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> Mi chiedo quindi come mai, per circa vent'anni, nessuno prima di Bose,
> stranamente nemmeno Einstein che queste cose le maneggiava piuttosto bene,
> abbia provato a suggerire, giustapponendo le espressioni (3*) e (4*), una
> nuova statistica per i fotoni per cui
>
> n(e) = 1/(exp(h*nu/k*T) - 1) (5*) .
>
> La risposta (ipotetica) che mi do � questa: forse tale inspiegabile
> ritardo avvenne perch� il fisico pi� adatto a seguire queste nuove vie
> (essendo stato uno dei giganti della meccanica statistica classica) Ludwig
> Boltzmann, era morto nel 1906 a Duino.
La sostanza della questione e' gia' stata ampiamente dibattuta.
Dico due parole su Boltzmann, sui motivi per i quali, se anche non fosse
morto tragicamente nel 1906, con ogni probabilita' non avrebbe dato alcun
altro contributo importante allo sviluppo della fisica.
Le informazioni che ho sono tratte tutte dal libro "Gli atomi di Boltzamann"
(2001), David Lindley, Bollati Boringhieri (2002) di cui posto sotto alcuni
brani (con cio' voglio anche intendere che non ho letto nessuna eventuale
"controparte", quindi non so se su cio' che vado a dire c'e' unanime
consenso. Certo sono le opinioni di Lindley, o, meglio, le opinioni che io
mi sono fatto leggendo (soltanto) Lindley).
In sostanza Boltzmann e' stato per tutta la vita preso molto dal rendere
accettabili in un ambito sempre piu' vasto le sue teorie. Come se non
riuscisse a sopportare le critiche: non gli bastava di capire che aveva
ragione lui, cercava anche (in maniera forse eccessiva) il riconoscimento
altrui, e questo a volte ha deviato i suoi interessi da problemi prettamente
fisici verso questioni piu' astatte, o astruse, come dice Lindley. Negli
ultimi anni della sua vita tali questioni lo avevano in sostanza portato ai
margini della fisica, era un fisico famoso in tutto il mondo (probabilmente
in assoluto il piu' famoso), ma poteva accadere che egli ignorasse sviluppi
rilevanti in corso in quegli anni.
A pag. 219 Lindley dice:
"Ma un altro giovane fisico, Paul Ehrenfest, quando il seminario di
Boltzmann fu cancellato, annoto' sul diario un commento non proprio
lusinghiero e racconto' che quando gli aveva parlato di qualche nuova
ricerca sui raggi di Becquerel - cioe' sulla radioattibita' - Boltzmann non
aveva apparentemente alcuna familiarita' con l'argomento ne' alcuna opinione
su di esso.
La fisica era andata avanti mentre il dibattito sulla teoria cinetica era
ristagnato. I giovani fisici, nella grandissima maggioranza, davano per
scontata l'esistenza degli atomi e non mostravano alcuna inclinazione a
riprendere le astruse discussioni che avevano impegnato i seguaci di
Boltzmann, di Ostwald e di Mach quanto meno per l'intero decennio
precedente" [nota mia: cioe' l'ultimo decennio dell'800; il seminario di cui
si parla dovrebbe essere del 1902 o 1903]
Stupefacente, come nota anche Lindley, e' questo altro passo a pag. 238:
"Assai piu' sconcertante, addirittura stupefacente e' che Boltzmann sia
rimasto all'oscuro dell'analisi di Einstein del moto browniano. Dieci anni
prima, nella sua replica a Zermelo, aveva accennato al medesimo punto che
Einstein aveva sviluppato in maniera cosi' trionfale [nota mia: chissa' se
Zichichi nel "ridimensinamento" di Einstein ha messo anche che
l'interpretazione cinetica del moto browniano non e' dovuta a lui ma a
Boltzmann ?]. Zermelo, aveva detto Boltzmann, tentava di sostenere che la
teoria cinetica era sbagliata perche' predicava che il secondo principio
della termodinamica non fosse assoluto, e che potessero occasionalmente
verificarsi mutamenti che facevano occasionalmente diminuire l'entropia. La
risposta di Boltzmann era chiara. Eventi casuali di questo tipo non
rappresentavano un difetto ma un elemento necessario della teoria, e una
testimonianza della sua validita'. E aveva fornito un esempio: <<I moti
osservati dalle piccolissime particelle presenti in un gas possono essere
dovuti alla circostanza che la pressione esercitata sulle loro superfici dal
gas e' ora un po' maggiore e ora un po' minore.>> [Boltzmann,
Wissenschaftliche Abhandlungem, III, pag. 572 della ristamp Chelsea, New
York (1968)] In altre parole, microscopiche variazioni della pressione
dovute all'impatto irregolare degli atomi o delle molecole causano il moto
disordinato delle piccolissime particelle. Boltzmann aveva capito molto
chiaramente fin dal 1896 che il moto browniano e' una conseguenza elementare
della teoria cinetica.
Ma aveva accennato a questo punto in modo incidentale, nel corso di una
astrusa corrispondenza matematica sulle sfumature della teoria cinetica che
forse pochi altri fisici si erano dati la pena di leggere. E non aveva
tentato di dare veste quantitativa alla sua idea, di verificare se i moti
atomici in un gas producevano effettivamente fluttuazioni sulla scala giusta
per spiegare il moto browniano. Era sicuramente in grado di effettuare un
simile calcolo ma a quanto pare non aveva compreso fino a che punto potesse
essere persuasiva la sua conclusione. Se, come sembrava a Boltzmann in quel
periodo, pochi dei suoi colleghi avevano qualche considerazione per la
teoria cinetica, perche' avrebbero dovuto prestare attenzione a una
spiegazione cinetica del moto browniano?
Puo' esserci stata anche una ragione in parte psicologica dietro il mancato
approfondimento della questione da parte di Boltzmann ..."
> Aleph
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Thu Oct 28 2004 - 21:22:26 CEST