Re: Quesito di Ippica

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Mon, 4 Oct 2004 14:35:28 +0200

"Luigi Loreti" <gigilo_at_lcnet.it> wrote in message
news:2s53ocF1h5kgqU1_at_uni-berlin.de...
>
> "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto nel messaggio
> news:2s3atcF1g9gm7U1_at_uni-berlin.de...
>
> > Immaginiamo il seguente problema semplificato:
> > corrono tre cavalli solamente, i numeri 1, 2 e 3.
> > Siano:
> > P11=90/100, P12=9/100, P13=1/100,
> > P21=9/100, P22=90/100, P23=1/100,
> > P31=1/100, P32=1/100, P33=98/100.
>
>
> mah, non vorrei sbagliarmi, ma il totalizzatore non funziona a
probabilit�,
> ma a quantit� di denaro.

Beh non sbagli di certo nel dire che il totalizzatore si basa sulle
quantita' di denaro puntate su ogni cavallo (o accoppiata, o tris ...), lo
dicevo anche nel mio vecchio post, ed e' la maniera che ha il totalizzatore
per vincere di sicuro sempre (per gioco equo avrebbe la sicurezza di andare
sempre alla pari). In cio' il gioco al totalizzatore degli ippodromi si
distingue, ad esempio, dal gioco del Lotto nel quale il banco ha una
(estremamente) piccola probabilita' di perdere anche somme ingenti di denaro
(se un milione di persone giocasse al Lotto nel giorno x e tutti decidessero
di puntare 1 euro sulla uscita del numero 10 a Roma, allora, qualora il 10
a Roma uscisse, il banco in quella giornata perderebbe circa 10 milioni di
euro)


> PRendiamo il tuo esempio:
> (gioco equo senza tasse e aggio)
>
> A punta su P11 1000
> B punt a su P12 1000
> C punta su P13 1000
>
> Montepremi 3000
>
> quote per ogni arrivato 3:1, quindi chi vince vince quello che gli altri
> hanno perso.

Questo non e' esattamente il mio esempio, io con P11 intendevo la
probabilita' del cavallo numero 1 di arrivare primo, con P12 la probabilita'
del cavallo numero 1 di arrivare secondo ...
Detto questo e' chiaro che tali probabilita' sono sempre ignote, o ce le
dice il padre eterno oppure ci dobbiamo accontentare di evincerle dalle
puntate dei giocatori. E' questo che intendevo quando dicevo che, per poter
fare un qualsiasi studio statistico sulle giocate agli ippodromi, dobbiamo
assumere che le giocate si distribuiscano in maniera "corretta", oppure
assumiamo che i giocatori distribuiscano correttamente alcune giocate (ad
esempio le giocate di vincenti accoppiate e piazzati) ma distribuiscano in
maniera errata altri tipi di giocate (ad esempio le tris) e speriamo, dallo
studio statistico, di individuare le tris maggiormenti convenienti, cioe'
sfruttiamo il fatto che mediamente i giocatori sbaglino nel giocare le tris
allo scopo di vincere noi (naturalmente questa e' una speranza vana come
dicevo nell'altro post. La speranza e' molto probabilmente vana per dei
motivi evidenti, a me sembra anche matematicamente vana per motivi un po'
meno evidenti. I motivi evidenti e non li mostravo nel mio vecchio post).

Passando al tuo esempio, se A punta 1000 lire sulla vittoria del cavallo 1,
B 1000 lire sulla vittoria del 2 e C 1000 lire sulla vittoria del 3, allora
noi assumeremo che sia
P11=1000/3000=1/3
P21=1000/3000=1/3
P31=1000/3000=1/3
Cioe' tutti e tre i cavalli hanno uguale probabilita' di vincere,
conseguentemente, per gioco equo, le quote saranno sempre date da 1/P, cioe'
tutti e tre i cavalli saranno dati alla quota 3 come detto da te.

> secondo esempio:
>
> A punta su P11 1000
> B punta su P12 1000
> C punt su P13 98.000 (un pazzo che vuol fare il colpo, ma che non ha
> tenuto conto che dopo la sua puntata il totalizzatore si aggiorna!)
>
> montepremi 100.000
>
> prima della corsa ed in tempo reale il totalizzatore aggiorner� le quote
che
> "indipendentemente" dalla forza del cavallo diventeranno:
> A = 1:99
> B= 1:102
> C= 1: 1,02
>
>
> chi vince prende 102.000 (chiaramente con diversio rischio).

Il punto e' tutto su questo "indipendentemente"!!!
E' certo che la forza di un cavallo non dipende da quanti pazzi abbiano o
meno fiducia in lui, ma questa forza per noi e' ignota (e' quello che
dovrebbe dirci il padre eterno ma che, siccome non ce lo dice, dobbiamo
accontentarci di evincere proprio dalle giocate, assumendone la correttezza,
cioe' sperando che non ci siano pazzi che giochino in maniera sconsiderata
oppure che tali pazzi si distribuiscano equamente).
Quindi, se A punta 1000 lire sulla vittoria di 1, B 1000 lire sulla vittoria
di 2 e C 98000 lire sulla vittoria di 3, per noi sara':
P11=1000/100000=1/100
P21=1000/100000=1/100
P31=98000/100000=98/100.
E anche qui (sempre in ipotesi di gioco equo) le quote saranno come al
solito date dalla Q=1/P, cioe' la vittoria del numero 1 sara' data alla
quota 100, cosi' come quella del 2, mentre la vittoria del 3 sara' data alla
quota 100/98 (cioe' le tre quote non saranno 99, 102 e 1,02, e chi vince
riscuote il totale delle giocate, cioe' 100000, non 102000)


> Quindi la probabilit� serve solo per cercare una combinazione pi�
probabile,
> ma non equa, mentre il totalizzatore funziona solo a quantit� di denaro
> puntato.
> Chiunque giochi sulla probabilit� composita fa il gioco del banco, che �
> tarato proprio per questi eventi.
Qui non capisco proprio.
La probabilita' non serve "solo" per cercare una combinazone piu' probabile.
Potrebbe servire a tanti scopi, ad esempio, come dicevo, in via teorica
potrebbe individuare giocate "scorrette", gruppi di giocate che siano fra di
loro in contraddizione.
Non capisco cosa significhi giocare sulla probabilita' composita e comunque,
in un gioco equo, e' impossibile fare il gioco del banco, il banco va sempre
alla pari. Al limite si potrebbe fare il gioco dei giocatori furbi che si
accorgono che ci sono altri giocatori meno furbi (i quali fanno appunto il
gioco dei primi) che abitualmente distribuiscono alcune giocate in maniera
scorretta.

> Saluti totalizzati
> Luigi

Ciao.

-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Mon Oct 04 2004 - 14:35:28 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Thu Nov 21 2024 - 05:10:24 CET