Re: scienza e fenomeni paranormali: sacro e profano.

From: XRay <X.Xray_at_VIALOSPAMlibero.it>
Date: Thu, 16 Sep 2004 10:56:44 GMT

>Hai ragione, anche se ci tengo a sottolineare che il mio interesse per
>quella discussione � incetrato non sulle motivazioni che possono
>spiengere chicchessai ad essere credente o ateo, n� sul senso che questo
>pu� avere, bens� sul fatto che si sia afferamta un'incompatibilit� di
>fondo (nella quale io non credo) tra l'essere credente e l'essere un
>buono scenziato.
>

Ripeto, qui siamo nell'ambito delle convizioni personali. Per un
credente ques'incompatibilit� non esiste, per un ateo esiste eccome.
E' umano in questi ambiti avere dei pregiudizi (cio�, partiamo da una
convinzione di esistenza o non esistenza e poi giustifichiamo tutto il
resto). Non � corretto, ma � quasi sempre cos�.

>Beh, visto cos� � troppo riduttivo anche per me: il modello ha il suo
>significato, la sua utilit�, la sua relazione con tutti gli altri
>modelli e, eprch� no, acnhe il suo fascino: altrimenti si andrebbe
>avanti a forza di fit polinomiali invece di cercare l'unificazione delle
>forze...

Qui allora non ci eravamo capiti, ma tu effettivamente avevi scritto
un'altra cosa (cito):

> Al visione che a me pare pi� corretta,
[CUT]
> � quella che definirei
> "utilitaristica": la scienza � il tenativo di creare, sulla base delle
> notre osservazioni passate, un modello che ci permetta di fare
> previsioni su quelle e che potranno essere le nostre osservazioni
> future. Solo a questo serve (e scusate se � poco!).

Quel "solo" mi aveva contrariato.

>
>> Basti il solo esempio del Modello Standard e della QED che, sebbene
>> fornisca risultati e previsioni spaventosamente precisi, ancora non �
>> considerato soddisfacente perch� dipendente da troppi parametri
>> arbitrari la cui origine non � chiara.
>> La fisica ha come scopo quello di *descrivere* la realt�.
>
>Nella definizione di realt� sta secondo me la questione che non sono
>risucito a spiegare, o che ci divide. Se ci aggiungi "cos� come ci
>appare", son d'accordo...
>

Ok, allora andiamo meglio. Solo che per me la realt� "cos� come ci
appare" *�* la realt�.
Tutto ci� che non appare, cio� che non ha alcuna influenza su questa
realt�, in poche parole il metafisico, per me non esiste. O magari
esiste ma � come se non esistetesse, allora io impugno il mio
luccicante rasoio di Occam e lo taglio via.

>Sono sempre pi� convinto che il problema (delicato, siamo d'accordo)
>stia nella definisione di relat�: per essere spicciolo, come possiamo
>sapere se viviamo in "matrix" o no? Non lo so, ma so che alla scienza
>questo non deve interessare: la situazione pi� generica che immagino �

Qui siamo di nuovo in disacccordo.
Perch� alla scienza non *deve* interessare se viviamo in matrix o no?
Alla scienza, come a qualunque essere senziente interesserebbe eccome
sapere se vivamo in matrix o no.
Il punto �: il fatto che viviamo in matrix ha qualche influenza su
quello che osserviamo? Se la risposta � s�, ovviamente ci
precipiteremmo tutti a cercare di capire com'� fatto veramente il
mondo al di fuori del nostro universo virtuale, ma se la risposta � no
semplicemente non possiamo farlo, non � che non dobbiamo.

>che fra la realt� (qualunque cosa essa sia) e noi ci sia un generico
>"filtro": poich� noi operaimo sempre al di la del filtro, descriviamo la
>realt� "tradotta" e non c'� modo di andare al di l�... almeno non con la
>scienza.

Impugno nuovamente il mio rasoio di Occam: perch� dobbiamo postulare
l'esistenza di questo "filtro" se non c'� modo di vederlo? Non
possiamo pi� semplicemente dire: "Non esiste alcun filtro, fino a
prova contraria"?
Mi sembra una grossa forzatura di cui non comprendo la necessit�.

> A questo si aggiunge il fatto che, in linea teorica, potrebbero
>esistere due teorie, due modelli, che descrivono allo stesso modo la
>realt�: se assumi che il modello sia immagine della realt�, questo ti
>porta a concludere che di realt� ce ne siano due, il che appare un po'
>singolare, indipendentemente dal significato che dai alla parola
>realt�...

Portami un esempio.
Non voglio essere polemico, ma il fatto � che secondo me non esistono
due modelli diversi che descrivono esattamente la stessa realt�, in
ogni suo dettaglio e conseguenza.
A meno ovviamente di inserire questioni metafisiche.

> Io la vedo in modo pi� elastico, che supera l'imbarazzo: il
>modello � un "esempio", una cosa che si comprta (per quel che possiamo e
>siamo interessati ad indagare) allo steso modo della realt�; ma � chiaro
>che una tale definizione lascia la porta aperta a molti modella per una
>sola realt�, e che quindi non si pu� pensare che il modello _sia_ la
>realt�.
>

Mi sa che stai confondendo certe simulazioni con la Scienza.
Una teoria *descrive* la realt� osservabile (o almeno cerca di farlo)
e fornisce previsioni verificabili.
Come prima, portami qualche esempio contrario, ma tanto pi� ci si
avvicina alla descrizione precisa della realt� (o di un suo aspetto,
ovviamente), tanto pi� le teorie o i modelli candidati si riducono.
Non mi vengono in mente casi in cui 2 teorie o 2 modelli descrivono
esattamente gli stessi fenomeni.


>Beh, ora che ho spiegato un po' meglio sarei molto curioso di sapere se
>le nostre posizioni si sono riavvicinate o c'eravamo gi� capiti bene al
>primo giro, e davvero siamo in netto disaccordo (su quella faccenda
>ovviamente).

Ho come l'impressione che non ci siamo molto avvicinati, o no? :-)

>
>Ciao
>
>Giacomo


Ciao,
xray

---
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Inferno - Canto XXVI
Received on Thu Sep 16 2004 - 12:56:44 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Thu Nov 21 2024 - 05:10:25 CET