Re: Sulla corrente di quantità di moto

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Date: Tue, 25 Feb 2020 12:10:25 +0100

Giorgio Pastore ha scritto:
> Correggimi se sbaglio, ma non c'è una sola situazione in fisica in
> cui l'energia non sia una *proprietà* di un sistema. Nell'esempio
> dell' annichilazione, si passa dall' energia di e+ e- a quella dei
> due gamma. Massa o non massa sappiamo a chi attribuire la proprietà
> energia.
Mi accorgo di esserti ancora debitore di una risposta.
Speravo, visto il sostanzioso arretrato, di potermela cavare in breve,
ma rileggendo bene il tuo post vedo che invece ci sono vari temi cui
dovrò dedicare un po' d'attenzione.

Comincerei col punto più facile, che sta in fondo:
> E se anche la risposta fosse affermativa, non sarebbe un problema
> per un uso didattico (a livello introduttivo) del concetto?
La risposta, che darò dopo, sarà affermativa (secondo me).
Ma qui voglio solo chiarire che io non ho *mai* scritto di condividere
l'idea portante del KPK. Anzi, ho espresso - o forse solo ricordato -
che ho varie obiezioni.
Lo scopo del mio articolo non era/è di sostenere il KPK.
La spinta a scriverlo è stata l'impressione che mi sono fatta che il
quadro concettuale su tensione e corrente di qdm non fosse affatto
familiare, non solo ai lettori di LFnS, cui l'articolo sarebbe
destinato, ma anche a eminenti (?) fisici tedeschi (che ovviamente non
mi leggeranno mai).
Indirettamente, ha giocato anche l'indignazione per il comportamento
della DPG, più da chiesa che da società scientifica, cui non spetta
emettere anatemi.
Dico indirettamente, perché come hai visto nell'articolo i fatti sono
appena accennati: è stata solo una motivazione personale.

Nella tua frase che ho citato sopra c'è un altro punto che mi lascia
qualche dubbio.
Tu parli di "proprietà", mentre io sarei riluttante a usare questo
termine.
Non saprei bene come definire il concetto di proprietà in fisica, che
mi suona troppo qualitativo.
Si può misurare una proprietà?
Si può parlare di conservazione di una proprietà nell'interazione tra
due sistemi?
Preferirei usare il termine "grandezza" (fisica).

Un sistema fisico è caratterizzato da certe grandezze, che in ogni suo
stato assumono valori ben determinati (le "funzioni di stato" della
termodinamica, ma non solo).
Non ho difficoltà a dire che un certo sistema ha un'energia, così come
ha una massa, una velocità del cdm, ecc.
Nel caso specifico dell'energia parlare di proprietà mi ricorda
pericolosamente la famosa definizione: "l'energia è l'attitudine a
compiere lavoro".

Forse sono troppo purista, ma mi preoccupo sempre della possibile
ambiguità di certe parole. Conosci bene la mia battaglia contro gli
"osservatori", che ha la stessa motivazione.

> Anche nelle situazioni in cui macroscopicamente non abbiamo modo di
> associare un sistema materiale che trasporti il flusso di energia, a
> livello microscopico sappiamo che ci sono particelle o campi a cui
> possiamo associare un'energia e la diminuzione/aumento di questa
> energia *di qualcosa* permette di dar conto degli scambi energetici
> attraverso correnti. Calore e lavoro, possono esser visti come
> flussi di densità di corrente di energia e, a livello microscopico
> possono essere messi in contatto con energie di costituenti
> microscopici del sistema.
Non so se capisco bene, ma mi sembra che tu intenda che una corrente
d'energia possa (debba?) sempre avere associato un "qualcosa" che
trasporta l'energia.

> Ma nel caso di un sistema elastico trovi davvero naturale attribuire
> una corrente locale di qdm ad un campo di deformazione statico?
Ti faccio presente che nel caso e.m. puoi avere corrente d'energia
(vettore di Poynting non nulla) anche con campi statici.
Incidentalmente, questo era già chiaro allo stesso Poynting: non molto
tempo fa mi è capitato di scoprirlo leggendo l'articolo originale di
Poynting.

> (ripeto, mi è chiaro che si può fare. E' la "naturalezza" della
> descrizione su cui ho dubbi; già il vettore di Poynting è tutto
> tranne che un oggetto "naturale" da maneggiare)).
Che cosa sia più o meno naturale in fisica è problematico, e ha molto
a che vedere con un altro argomento che stiamo discutendo in sagredo:
la possibilità d'insegnare fisica moderna (intesa in senso molto lato,
direi ultimi due secoli) nella scuola secondaria.
La "naturalezza" non è certo una proprietà intrinseca: è fortemente
influenzata dall'addestramento pregresso e anche da attitudini
personali.

Comunque io vedrei la corrente di qdm (come il vettore di Poynting, di
cui è stretto parente - in relatività sono componenti dello stesso
tensore energia-impulso) come entità *astratte*.
E' una pretesa eccessiva che tutti i concetti fisici debbano (o
possano) avere un corrispondente intuitivo.
E come sai io non mi reputo operazionista, quindi non m'interessa che
questi concetti abbiano un corrspondente osservabile.
Come strumenti del pensiero fisico sono ugualmente utili.
Non è neppure una novità: questo in fisica c'è *sempre* stato.
Non a caso in un articolo che forse ho già citato (esagero con le
autocitazioni?)
http://www.sagredo.eu/articoli/matfis.pdf
dedicai un ampio spazio a illustrare il caso del tempo newtoniano
(pagine 6-8).
Intendevo dimostrare che la matematizzazione insita nel tempo come già
lo usa Newton è tutt'altro che "naturale" e certo non desumibile
dall'esperienza.

Le ovvie implicazioni didattiche non sono secondo me sufficientemente
discusse, probab. perché il problema non viene generalmente visto come
tale.
Quindi non mi chiedere una soluzione bell'e pronta...

                                                          
                          
-- 
Elio Fabri
Received on Tue Feb 25 2020 - 12:10:25 CET

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