Winston Smith ha scritto:
> Domanda all'apparenza innocente ma in realt� tremendamente complessa,
> perch� sottintende una quantit� di problemi epistemologici mica da
> ridere... e che non si possono certo liquidare con un articoletto in
> un newsgroup. Ad ogni modo provo ad abbozzare, se non altro, un
> tentativo di risposta.
Concordo con la complessita'.
E a controprova, aggiungo che io farei la distinzione in modo diverso
:)
> Anzitutto, IMHO la questione � mal posta: primo perch� una distinzione
> netta tra prove dirette e indirette non esiste, secondo perch� la
> nozione stessa di "prova" � estremamente problematica. Una delle
> conclusioni pi� importanti che ha raggiunto l'epistemologia
> post-positivistica � proprio il fatto che l'interpretazione di un
> esperimento ha senso solo ed esclusivamente all'interno di un
> determinato quadro concettuale (e lo stesso esperimento pu� avere
> interpretazioni diverse in teorie diverse).
S'accordo anche qui, a patto che se ne traggano conclusioni
estremistiche alla Feyerabend.
Detto alla svelta, che quindi non ci sono vere prove, e i fisici si
aggiustano le cose come vogliono...
> Supponiamo che A sia una proposizione predittiva della teoria in
> esame. Pu� essere che A sia una semplice conseguenza logica di pochi
> teoremi, anzi diciamo di uno solo, che chiamiamo B; allora se A
> risultasse vera, sembra lecito affermare che essa rappresenta una
> prova "diretta" della proposizione B. (Naturalmente il punto � che B
> pu� non essere una proposizione predittiva, e quindi non essere
> direttamente verificabile.) Viceversa se per ottenere A occorrono un
> gran numero di premesse B_1,...,B_n e numerosi passaggi logici
> intermedi, un'eventuale conferma di A sarebbe una prova molto meno
> diretta - cio� pi� "indiretta" :-) - di ciascuno dei teoremi
> B_1,...,B_n.
Ecco: e' qui che non sono d'accordo.
Se potesse esistere una catena puramente logica da B ad A, non farebbe
per me nessuna differnza se i passaggi sono lunghi o corti, semplici o
complessi.
Ne' m'interessa se basta un B o ce ne vogliono molti; anche perche' la
regola generale e' che ce ne vogliono _sempre_ molti.
> ...
> Nell'esempio del thread, la teoria � la relativit� generale e la
> proposizione che vogliamo verificare � l'esistenza delle onde
> gravitazionali (affermazione chiaramente non "predittiva", visto che
> non parla di nessun esperimento in particolare). Questa proposizione
> ha molte conseguenze; una, piuttosto immediata, � la descrizione del
> funzionamento delle "antenne gravitazionali"; un'altra � la legge che
> regola come viene dissipata l'energia in un sistema di pulsar binarie,
> la cui deduzione, immagino, fa intervenire altre ipotesi ed � molto
> pi� complicata - purtroppo non conosco cos� bene la RG da poterlo
> affermare con sicurezza :-(
Non direi.
I due effetti richiedono trattazioni non troppo diverse, e con una
grossa base teorica comune (linearizzazione delle equazioni, scelta
della gauge...).
Il problema serio, comune a entrambi i casi, e' quello di dare una
definizione di energia dell'onda.
La difficolta', come ho accennato nella ripsosta a Z0, e'
interpretativa, quindi non riguarda teoremi e dimostrazioni, ma la
parte della teoria che sichiama "interpretazione".
Quella che hai descritto:
> esiste un modo per "tradurre" tutti i teoremi del
> sistema in proposizioni che riguardano l'universo fisico.
Anche qui farei un emendamento: non si tratta solo di tradurre i
teoremi, ma prima ancora i _concetti_.
Di stabilire una corrispondenza fra termini del discorso teorico e di
quello osservativo.
E' proprio il nostro caso: che cos'e' un'onda gravitazionale?
Dal punto di vista teorico e' chiaro; da quello osservativo?
Per cui nel nostro caso mi pare che "diretto" o "indiretto" abbia
molto piu' a che fare con "toccare con mano".
Gli specchi che vibrano si "vedono" muovere (molto per modo di dire,
vista la veramente mimuscola ampiezza degli spostamenti attesi).
Dall'altra parte c'e' una pulsar, che si riceve con un
radiotelescopio, si deve fare un'elaborata analisi del segnale,
mettere a confronto i risultati con calcoli non tanto semplici,
perche' c'e' da tenere conto di un mucchio di effetti sistematici...
Oserei anche dire che il carattere di "diretto" o "indiretto" cambia
nel tempo, man mano che a certi strumenti si prende la mano, aumentano
i dati sulla loro affidabilita', ecc.
Lo stesso vale per la parte teorica.
Insomma, come avevi detto, e' una cosa complicata...
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Tue Jul 27 2004 - 21:48:50 CEST
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