Re: Teoria delle stringhe
Michelangelo ha scritto:
> Ho risposto al tuo post perche' l'argomento divulgazione mi interessa
> davvero... vorrei sapere la tua opinione a riguardo dato che ti reputo
> un ottimo divulgatore (da quello che scrivi sul NG e dalle tue pagine
> web).
>
> Divulgatore si nasce o si diventa?
> Come si diventa un buon divulgatore?
Ora come faccio a risponderti?
La modestia me l'impedisce :-))
Potrei dirti che io non mi ritengo un divulgatore, anche se le mie
pagine WWW che citi stanno proprio sotto il titolo "divulgazione" ...
dovro' cambiarlo ;-)
Ma in realta' ho scritto piu' volte che ritengo esistano precisi limiti
alla possibilita' di divulgazione.
O meglio, quella che di solito si fa passare sotto questa etichetta
*non e'* niente di decente e accettabile, perche' ha un obiettivo
impossibile: spiegare in parole semplici *tutto*, anche le teorie piu'
complicate oggi esistenti.
Assumendo che il destinatario sia del tutto digiuno di scienza, e
magari anche scarso in cultura generale. Insomma, un'operazione che ho
gia' stigmatizzato tante di quelle volte, che non debbo ripetermi.
Quello che io cerco di fare e' diverso: mi rivolgo a un "target"
meglio definito, e cerco di spiegare cio' che ritengo accessibile a
quel livello, ma *sempre a condizione di un certo sforzo*.
Per es. ritengo che non sia impossibile proporre la relativita' (anche
la RG, entro certi limiti) a livello liceale. Non e' semplice, e chi
riceve deve impegnarsi, digerire formule, grafici, ecc. Ma non e'
un'impresa impossibile.
La m.q. e' gia' piu' complicata, ma ho lavorato anche su quello
Il resto di quella che ho impropriamente chiamato "divulgazione" si
rivolge in realta' a un pubblico piu' specializzato: studenti
universitari di fisica o vicini.
Faccio anche lavoro sugli insegnanti: per es. su "Naturalmente", ormai
da anni, cerco di avvicinare alla fisica gli insegnanti di scienze,
tipicamente biologi. Non so con che risultati, ma la redazione non mi
ha ancora cacciato :-)
Che cosa occorre per fare bene questo genere di lavoro?
Prima di tutto conoscere *bene* la materia di cui si parla.
Spiegare a chi ne sa poco e' ben piu' difficile che fare lezione nel
proprio corso universitario.
Secondo: avere una certa "sensibilita' didattica", ossia sapersi
mettere nei panni dell'altro, immaginare le sue difficolta'.
Terzo: leggere e aver letto molto, un po' di tutto. Per allargare la
propria visuale e per prendere esempi, in positivo e in negativo.
Quarto: avere qualcosa da dire, avere un obiettivo, che non sia
soltanto "raccontare le meraviglie dell'infinitamente grande o
piccolo" e palle consimili.
Per ora non mi viene in mente altro :)
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Wed Jul 21 2004 - 21:14:43 CEST
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